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martedì 19 ottobre 2010

CASINI, AL GOVERNO PERSONE SERIE.......

"AL GOVERNO PERSONE SERIE. FITTO, PISANU, ENRICO LETTA E FITTO, VENITE DA ME" - Intervista a Pierferdinando Casini

pubblicata da freedom24 - LIBERTA' D'INFORMAZIONE il giorno lunedì 18 ottobre 2010 alle ore 13.24

Pierferdinando Casini, leader dell'Udc
"APPELLO AI MODERATI DEI DUE FRONTI. PORTIAMO AL GOVERNO PERSONE SERIE"

 

ROMA - Gli hanno «fatto male» le critiche arrivate dal Pd per i suoi giudizi, decisamente critici, sulla manifestazione della Fiom di sabato scorso: «Una deputata che non conosco, la signora Codurelli, dice che le mie dichiarazioni umiliano le persone oneste che hanno sfilato. Beh, siccome questo deve essere il momento della chiarezza, voglio essere chiaro».

 

Chiarisca, onorevole Pier Ferdinando Casini.

«Io rispetto profondamente le persone oneste, mi inchino davanti ai lavoratori che hanno sfilato pacificamente, che hanno manifestato in nome dei diritti dei lavoratori».

 

Ma...

«...ma se non si dicono le cose come stanno, si fa solo un immenso regalo a Berlusconi».

 

È un messaggio al Pd?

«Insomma, va detto che proprio nel momento in cui l'esperienza dell'alleanza Lega-Pdl sta arrivando al capolinea, e la gente si sta accorgendo che Berlusconi è bravo a vincere le campagne elettorali ma non a governare, se l'idea dell'opposizione è quella di creare un'alternativa partendo da piazza San Giovanni, allora siamo fritti».

 

Dunque lei non vuole avere niente a che fare con il mondo della sinistra, parlamentare e no, che ha sfilato assieme alla Fiom o comunque ha sostenuto quella battaglia?

 «Lo ripeto, rispetto tutti, ma gli slogan e le idee di quella manifestazione ci riportano indietro agli Anni 70, i manifesti che indicavano come bersagli Bonanni e Marchionne non possono simboleggiare l'alternativa a questo governo, e anche se rispetto Vendola e gli sono amico, invito l'onorevole Codurelli a leggere i riferimenti programmatici e ideali di Sinistra e Libertà, in cui si accusa il capitalismo di aver depredato la gente...».

 

Ma lei crede sia diventata questa la posizione del Pd?

«Spero di no, visto che ricordo bene Bersani dire che imprenditori e lavoratori sono sulla stessa barca. Parole da sottoscrivere, quelle che mi aspettavo dal Pd per l'evoluzione che ha avuto negli ultimi 3-4 anni, come mi aspetterei oggi che si sia tutti d'accordo nel sostenere che se Pomigliano non può essere la bandiera dei moderati, nemmeno può diventare il bersaglio polemico dell'alternativa».

 

I suoi dubbi stanno a significare che lei è rimasto deluso da Bersani?

«Premesso che non invidio Bersani, e che apprezzo il fatto che anziché andare in piazza sia rimasto a casa sua e non per altri impegni, mi sembra che il Pd stia cercando di dare un colpo al cerchio e una alla botte, posizione che non ha grande respiro. Perché se si vuole davvero creare l'alternativa a Berlusconi cogliendo il fortissimo disagio che sta maturando in interi settori del Pdl e se si vuole una piattaforma programmatica in cui la sinistra moderata sia parte costitutiva seria, non basta non partecipare al corteo della Fiom, bisogna essere molto più decisi».

 

Crede che la cautela di Bersani sia dovuta al riavvicinamento con Vendola?

«Vendola è un interlocutore importante sulle regole, fa bene a tentare di riportare la sinistra estrema in Parlamento. Ma sul piano programmatico è ben lontano dalle stesse posizioni della sinistra europea come la conosciamo in Germania, Francia, Inghilterra. Sempre che i documenti approvati nei congressi abbiano un senso e un valore: io ad essi faccio riferimento».

 

Cosa chiede in sostanza a Bersani?

 «Io non chiedo niente, è un problema loro, non mio. Perché io posso dire che, se queste sono le loro posizioni, l'Udc non si allea con il Partito democratico, non ci sono dubbi in proposito. Ma mi chiedo, è un problema solo dell'Udc o anche dei moderati del Pd se il loro partito non si dissocia da questi contenuti? Perché - vorrei ricordarlo - proprio su questi temi si è impantanato il governo Prodi, sulla dissociazione di Bertinotti. Su questo terreno si è sfaldato il centrosinistra che vinse nel '96. E allora la piazza può anche essere ascoltata, ma non può essere seguita».

 

La sua è una chiamata ai moderati del Pd?

«Ai moderati dell'uno e dell'altro polo che credono in ricette nuove, e nel fatto che il Paese si rilancia mettendo assieme a governare le persone serie che nel Pd sanno che seguendo le piazze non si va da nessuna parte, e persone serie del Pdl che non ne possono più di dover sottostare a un patto in cui è la Lega che dà le carte. Noi ci poniamo l'obiettivo di mettere assieme queste persone e di fare riflessioni profonde anche sull'evoluzione del movimento sindacale: in poche parole, neanche Bonanni ha il dono dell'infallibilità, ma il nostro Paese dovrebbe ringraziare Cisl e Uil che davanti a una drammatica crisi non ripetono le parole d'ordine del passato come "sciopero generale"».

 

Quando parla di persone serie, ha dei nomi in mente?

 «Beh, non si capisce perché Enrico Letta e Pisanu, Fitto e Follini debbano stare su versanti opposti. Davvero dobbiamo ancora rendere omaggio ad un bipolarismo che si è dimostrato fallimentare?».

 

Ma lei si sta augurando una rottura nel Pd, dopo quella avvenuta nel Pdl? Non è un bel modo per convincere Bersani a cambiare rotta...

 «Io mi auguro che il Pd scelga, come mi auguravo che il Pdl scegliesse, non che si spaccasse. Mi sarei accontentato di molto meno di quello che è accaduto...».

 

Paola Di Caro

Il Corriere della Sera 

su Freedom24  il 18 Ottobre 2010

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