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mercoledì 27 ottobre 2010

L'outlet sui terreni del suocero il caso Gariglio incendia il Pd

Bufera sull'aspirante candidato: «C'è una questione morale»

GIUSEPPE LEGATO, ANDREA ROSSI
TORINO

Siamo già ai dossier», ragiona un dirigente del Pd torinese, trincerato dietro il massimo riserbo. Chissà se ha ragione, certo è che ieri la «questione morale» ha fatto il suo ingresso tra i democratici torinesi, strettamente intrecciata al complesso risiko sulla scelta del prossimo sindaco di Torino. E di sicuro c'è che uno dei candidati più autorevoli - o comunque più determinati a correre - rischia di partire con l'handicap di una brutta storia che ha il sapore del conflitto d'interesse. Tutto ruota intorno a un mega outlet che la società bresciana Promos vorrebbe costruire a Nichelino, su terreni che si è scoperto essere - in parte - del suocero dell'ex presidente del Consiglio regionale Davide Gariglio, 43 anni, uno che da tempo ha messo nel mirino la poltrona che oggi è di Sergio Chiamparino. Fino a poco tempo fa la sede individuata era Santena, prima che tutto saltasse perché le aree erano del padre dell'assessore ai Lavori pubblici. Ora la storia si ripete, ma con un effetto deflagrante ben più massiccio. Le aree su cui sorgerà la cittadella da 370 mila metri quadrati - con un investimento di 70 milioni - sono in buona parte intestate ad Andrea e Clemente Galleano, suocero e cognato di Gariglio. I terreni, oggi, sono destinati a uso agricolo. Già qualche anno fa i Galleano avevano fatto richiesta per ottenere la destinazione a uso industriale, ma la domanda era stata respinta. Ora servirebbe una variante urbanistica, che consentirebbe l'operazione voluta da Promos, ma soprattutto moltiplicherebbe il valore delle superfici, con notevole ritorno economico per i proprietari. A Nichelino la variante è stata affidata all'assessore all'Urbanistica Franco Fattori, fedelissimo di Gariglio, ed è qui che si è scatenata la bufera che rischia di travolgere l'aspirante sindaco. La contestazione è evidente: un amministratore molto vicino a Gariglio starebbe per firmare un atto grazie a cui la famiglia dell'ex presidente del Consiglio regionale incasserà qualche milione di euro. Apriti cielo, anche perché la partita che si gioca è doppia: non solo Gariglio punta a Palazzo Civico, ma anche Fattori tra quattro anni ambirebbe a prendere il posto di Giuseppe Catizone, attuale sindaco di Nichelino. Che non l'ha presa bene: «Mi chiedo se si attacchi Nichelino per sbarrare la strada a Gariglio nella corsa a sindaco di Torino». Nemmeno Fattori accetta di farsi processare: «Se hanno paura che io faccia il sindaco al prossimo giro, lo dicano invece di seminare dossier. Io sono sereno: quei terreni sono dei Galleano dal 1978. Qualche anno fa mi opposi alla richiesta di destinarli a uso industriale. Però sono un amministratore, lavoro per il bene della città. In ballo ci sono 500 posti di lavoro. Decidano quel che vogliono; io aspetto». L'attesa, però, a Nichelino non piace a tutti. I Moderati potrebbero chiedere la testa dell'assessore. «Per motivi di opportunità sarebbe meglio che Fattori non si occupasse della vicenda», spiega il leader Giacomo Portas. Nel Pd le acque sono agitatissime, tanto che Alessandro Di Benedetto, presidente dell'Adusbef e tra i «saggi» del partito (ma non tra i fan di Fattori), si rivolge al sindaco affinché «la politica non diventi il bancomat degli imprenditori». Anche l'ex deputato Salvatore Buglio pare sia parecchio contrariato e il parlamentare Stefano Esposito su Facebook si schiera tra quelli che «aspettano prima di giudicare». Alessandro Azzolina, consigliere di SeL, non scomoda la «questione morale»: «La trasparenza deve essere massima, ma mi pare che siamo di fronte all'ennesima guerra di palazzo per colpire Fattori: la cacciata dell'assessore dei Comunisti e l'aumento della presenza dei Moderati in giunta si può leggere in questa direzione».

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