Novara vede la luce ma cresce la disoccupazione |
Domenica 24 Ottobre 2010 17:04 |
Nella caput mundi del leghismo nostrano i consumi superano persino le province più ricche del Piemonte. Prevale il terziario mentre l'industria è caratterizzata dall'insediamento della media impresa manifatturiera, prevalentemente nel settore meccanico e chimico. Il dato relativo all'export è il più elevato della regione, principalmente indirizzato verso i paesi Ue. Redditi in incremento, ma ad un tasso di sviluppo inferiore alla media, 2,2%. In crisi il modello dei distretti
Novara e la sua provincia, anche dopo la riduzione territoriale conseguente alla nascita delle nuove realtà locali regionali, rappresentano un pezzo molto importante del tessuto sociale ed economico del Piemonte. Di conseguenza, è interessante l'analisi della situazione in cui si trova il territorio novarese e verificare come si delinea il suo futuro. Nel territorio di Novara abita l'8,3% della popolazione totale della regione e vi lavora l'8,4% degli occupati totali. La provincia ospita poco più dell'8% delle unità produttive – stabilimenti, officine, negozi, ecc..- ed esporta e importa il 10% dell'import/export regionale. Novara fa registrare un tasso di natalità più alto del Piemonte, 9,2 nati ogni 1.000 abitanti contro 8,9, e leggermente inferiore ai tassi del Nord Ovest e italiano. Il 66% della popolazione novarese vive in comuni con meno di 20.000 abitanti, quota superiore a quella fatta registrare dalla regione (51,7%), dal nord ovest (54,6%) e dalla nazione (47,2%). Il reddito medio per abitante si attesta sui 19.600 euro, contro i 21.377 regionali e la media nazionale, poco oltre i 18.300 euro. La struttura dei consumi ci informa che gli abitanti di Novara e provincia consumano, in media, oltre 17.000 euro, in linea con gli abitanti del nord ovest ma al di sopra dei consumi di altre zone "ricche" quali il Piemonte. I consumi alimentari rappresentano il 15,5% del totale provinciale, livello inferiore di un punto percentuale alla quota regionale e a quella nazionale, pari a circa il 17%. La prima mini-fotografia suggerisce che la struttura sociale di Novara incorpora sia caratteristiche tradizionali, qual è la scarsa urbanizzazione, sia aspetti di modernità, come i consumi "evoluti", meno interessati al versante alimentare.
In provincia di Novara, a fine 2008, la percentuale di occupati del comparto agricolo rappresentava il 2,7%, inferiore alla quota regionale del 3,6%, mentre i lavoratori dell'industria risultavano pari al 36,6%, contro il 33,6% regionale. Il settore dei servizi novarese impiegava il 60,6% degli occupati, contro una media nazionale e regionale che si situa oltre il 62%. Il tasso di disoccupazione, pari al 5,4%, è in linea con il dato regionale, 5%, ma è più elevato di quello fatto registrare dal nord ovest, 4,2%. Il tasso di attività, pari al 46,2%, risulta in perfetto allineamento a quello delle regioni del nord ovest e leggermente più confortante di quello regionale, fermo a circa il 45%. Il confronto con le altre provincie piemontesi ci informa che Novara spicca, dopo la provincia di Torino, per il tasso di disoccupazione più elevato e per il più effervescente tasso di attività economica, inferiore solo a quello evidenziato da Cuneo. Il 46% degli occupati novaresi è impiegato presso microimprese, fino a 9 dipendenti, cui si aggiunge un ulteriore 25% di occupati presso le unità produttive con meno di 50 dipendenti e un 30% di addetti che lavorano presso le aziende medie o grandi. Il tasso di natalità delle imprese novaresi è più vivace rispetto al resto della regione, 8,4% contro 7,7%, mentre il tasso di mortalità si mostra in perfetto allineamento, 7,3%, con il dato piemontese. Novara evidenzia quindi alcune caratteristiche tradizionali, la scarsa urbanizzazione del territorio in primis, ma non conferma le qualità che, ad esempio, evidenzia Cuneo, largamente attaccata alle sue radici agricole, poco sviluppate a Novara, e con una più ampia rappresentanza delle piccole e micro imprese all'interno del tessuto produttivo, che a Novara privilegia le medie.
La provincia di Novara fa registrare la più elevata vocazione manifatturiera della regione, testimoniata dall'incidenza del valore aggiunto di origine industriale sul valore aggiunto totale prodotto sul territorio, che raggiunge quasi il 36%, superiore anche alla provincia di Torino, tipico emblema dell'industria piemontese. Altra conferma della vocazione industriale di Novara deriva dalla propensione all'export, anch'essa la più rilevante della regione, sempre in termini di incidenza percentuale sul totale provinciale. Il settore manifatturiero di Novara è trainato dai comparti della meccanica, che ne rappresenta il 38,4%, dalla chimica, pari al 14,2% e dalla gomma e plastica, che partecipa con una quota pari al 7%. I medesimi comparti funzionano da volano delle esportazioni, principalmente indirizzate verso i paesi dell'Unione Europea, che assorbono il 56% dell'export della meccanica e il 73% della chimica, seguiti dagli altri paesi europei, 17% della meccanica e 15% della chimica, e infine il Nord America ove si vende l'8% della produzione meccanica e il 6% di quella chimica. Anche i paesi di sbocco sono quelli classici dell'export regionale: Germania e Francia, con quote di oltre il 15%, Regno Unito e Spagna, tra il 7 e il 10%. Novara evidenzia anche la scarsa penetrazione sui mercati emergenti: solo il 2,3% dell'export è destinato al mercato cinese e non risultano importanti rapporti commerciali con l'India. Scarso, infine, il contributo del settore agricolo e agroalimentare all'economia novarese, che rappresentano solo l'1% del valore aggiunto della provincia.
Quale futuro si prevede per Novara e il suo territorio? Il reddito disponibile, in verità più risicato in rapporto al resto della regione, è previsto in crescita ma ad un tasso di sviluppo inferiore, 2,2% nel periodo 2010 – 2013, rispetto agli anni ante crisi, 3,1% nel triennio 2007 – 2009. E' prevista anche la flessione dello 0,4% degli occupati totali, ascrivibile alla riduzione dei lavoratori industriali, i quali, dopo aver subito il -1,4% del 2004 – 2008, dovrebbero ridurre la loro presenza di un ulteriore 1,3% tra il 2010 e il 2013. Il valore aggiunto provinciale resterà in sostanza stabile, pur evidenziando un leggero segno negativo, grazie alla compensazione che lo sviluppo agricolo, il cui valore aggiunto lieviterà del 5%, e il comparto dei servizi opereranno nei confronti dell'industria, che, dopo la flessione di qualche decimo di punto del periodo appena concluso, dovrebbe registrare un ulteriore caduta della produzione, a fine 2013, di oltre il 2%.
A conclusione del nostro percorso abbiamo verificato le tracce che la "tradizione" lascia in provincia di Novara: ampia diffusione della popolazione sul territorio, scarsa urbanizzazione e buona attenzione al risparmio. L'antico convive con la "modernità", come testimoniano la dinamica "evoluta dei consumi" e la forte vocazione industriale. L'industria novarese segnala da tempo di essere in sofferenza, determinata dalle difficoltà già attraversate dal modello economico dei distretti industriali, di cui è ricca Novara, pur se parte del distretto della rubinetteria è migrato nel Verbano-Cusio-Ossola, ed ora a causa della crisi mondiale. I segnali di ripresa si possono intravedere nella positiva dinamica che sta dimostrando, e che è prevista anche per il futuro, il comparto agricolo, e nella ripresa dell'export novarese trainato dalle discrete performance di sviluppo che segnalano i paesi di principale destinazione. Il pieno riequilibrio economico passa di necessità attraverso l'aumento dei settori produttivi trainanti, la ridefinizione dei canali commerciali e l'ingresso nei mercati emergenti. Ma le riconversioni costano: chi le finanzierà ora che i centri decisionali delle banche del territorio sono volati altrove?
(p.m.)
|
Nessun commento:
Posta un commento