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lunedì 25 ottobre 2010

LA GRANDA, PROVINCIA CUNEESE......

La Granda getta il suo cuore "antico" oltre la crisi
Sabato 09 Ottobre 2010 17:19
La provincia cuneese continua a caratterizzarsi per il suo fiero attaccamento al territorio e alle proprie radici culturali. Si vive tutto sommato meglio che in altre zone del Piemonte ma non si sciala nei consumi effimeri. Le famiglie risparmiano e ciò ha consentito al sistema creditizio locale di essere attento alle esigenze del mondo produttivo anche nei momenti difficili. Sebbene l'enogastronomia di qualità continui ad essere il fiore all'occhiello, nel corso del biennio 2008 – 2009 sono state chiuse ben 2.500 imprese agricole, e la dinamica è stata confermata anche dai primi dati del 2010. Qualche segnale di crisi anche in campo agricolo? Oppure si tratta di un fenomeno di riconversione? La seconda puntata del nostro viaggio nell'economia piemontese

 

cuneo_centro_storico-ridottaIl futuro economico prossimo della provincia di Cuneo di che colore si presenta: nero? Rosa? La risposta non può che essere cercata nella struttura produttiva e socio-demografica del territorio, che assegna alla provincia Granda caratteristiche del tutto particolari nel panorama regionale.

Cuneo e il suo territorio ospitano il 13,2% della popolazione totale della regione, circa il 14% degli occupati totali e il 13,5% dei luoghi ove si svolge una produzione – stabilimento, officina, negozio, ecc. - che gli economisti nel loro gergo da iniziati denominano "unità locali". I nati ogni 1.000 abitanti (9,5) sono in linea con la media nazionale e quella del nord ovest ma a Cuneo si registrano più nascite che nel resto della regione. Il primo segno distintivo della provincia lo registriamo con la quota di popolazione che risiede in comuni con meno di 20.000 abitanti (68,7%), ben superiore alla quota del Piemonte (51,7%), del nord ovest (54,6%) e di quella nazionale (47,2%). Il reddito medio per abitante supera i 22.500 euro, contro i 21.377 regionali e la media nazionale che si attesta poco oltre i 18.300 euro. La struttura dei consumi fornisce altre sorprese: la media per abitante supera di poco i 15.000 euro, in linea con la media nazionale ma ad un livello inferiore di zone ricche quali il Piemonte e il nord ovest. Inoltre i consumi alimentari rappresentano il 17,6% del totale, livello superiore alla quota nazionale, circa il 17%, e di oltre un punto percentuale della percentuale di consumi che i cittadini della regione e del nord ovest destinano all'alimentazione. La mini-fotografia suggerisce che la struttura sociale della provincia di Cuneo è ancorata a valori e immagini del passato, e non è detto che sia un segno negativo.

 

Altre conferme dell'attaccamento dei cuneesi alle tradizioni le troviamo anche nei dati più strettamente economici. La percentuale di occupati del comparto agricolo, a fine 2008, rappresentava il 10%; la vocazione agricola della provincia sottrae occupati al settore dei servizi, ove lavora solo il 56%, contro una media nazionale e regionale che si situa oltre il 62%, mentre l'industria conferma la sua importanza anche nel territorio cuneese, in quanto impiega oltre il 33% degli occupati. Il basso tasso di disoccupazione, 3,4% contro il 5% regionale, e il più elevato tasso di attività, 47,2% contro il 45% regionale e il 42% nazionale, testimoniano della tradizionale laboriosità e del'intraprendenza economica della gente cuneese. Al contempo, il tasso di disoccupazione e quello di attività economica risultano i migliori anche nel confronto con le altre provincie della regione. Oltre il 50% della forza lavoro cuneese è occupata in microaziende, quelle che occupano fino a 9 dipendenti, cui si aggiunge un ulteriore 23% di occupati presso le unità produttive con meno di 50 dipendenti. Il tasso di natalità delle imprese è allineato al resto della regione e della nazione, mentre il tasso di mortalità aziendale è più basso. Si conferma quindi la struttura "antica" della provincia, fiera delle sue radici agricole, con ampia rappresentanza delle piccole e medie imprese che non rifiutano il confronto sui grandi mercati, come suggerisce la capacità di esportare, in piena linea con i dati della regione e della nazione.

 

In quali settori è specializzata l'industria cuneese? Qui si fermano i distinguo rispetto al resto del territorio regionale, perché, dopo aver segnalato che il comparto industriale più importante è quello della filiera agro-alimentare, che si occupa della trasformazione dei prodotti della terra, registriamo la rilevanza del settore dell'auto e della meccanica, in perfetta analogia con il resto della regione. I mercati di sbocco delle esportazioni sono i paesi dell'Unione europea, in primis Germania, Francia e Spagna, e in seguito gli altri europei. Il comparto alimentare si segnala per la capacità di vendere i prodotti cuneesi in Nord America.

 

Come si presenta il futuro per Cuneo? Il valore aggiunto provinciale dovrebbe far registrare, a fine 2012, una lieve flessione dello 0,4%, risultato determinato dalla vasta contrazione della produzione industriale – prevista in decremento di 1,5 punti – per fortuna bilanciata dalla buona performance del comparto agricolo, in crescita di circa il 4%. Anche la forza lavoro dovrebbe registrare un lieve decremento, pari allo 0,5%, che purtroppo dovrebbe far lievitare il tasso di disoccupazione verso il 4%. Il reddito disponibile delle famiglie e per singolo abitante della provincia non è previsto in contrazione ma le dinamiche di crescita saranno più contenute di quelle fatte registrare nel periodo 2005 - 2009.

 

La provincia di Cuneo evidenzia il suo attaccamento ai valori e ai modelli tradizionali. In primo luogo tanto risparmio che alimenta un settore creditizio che non si è mai avventurato in operazioni estranee alla cultura del territorio e che, anche in periodo di crisi, ha almeno mantenuto costante l'impegno al finanziamento della produzione. In seconda battuta, è piacevole riscontrare la cospicua presenza del comparto agricolo di qualità, non a caso in provincia di Cuneo è nato il movimento Slow Food, che lavora in stretta simbiosi con l'industria della trasformazione alimentare. Le note dolenti, rappresentate dalle contrazioni produttive prima evidenziate, sono imputabili alla presenza dei settori automobilistico, gomma e meccanica, quelli che hanno più sofferto la crisi e che stenteranno di più, secondo le previsioni, a trovare la via della ripresa. Infine, un dato dovrebbe far riflettere gli amministratori locali: nel corso del biennio 2008 – 2009 a fronte della nascita di circa 1.200 nuove imprese agricole ne sono state chiuse ben 2.500, e la dinamica è stata confermata anche dai primi dati del 2010. Qualche segnale di crisi anche in campo agricolo? Oppure si tratta di un fenomeno di riconversione? La partita del mantenimento, o dell'incremento, della prosperità di Cuneo e della sua provincia passa per la conferma dell'eccellenza agricola e alimentare e per la ricerca di una vocazione industriale che abbandoni, almeno in parte, il settore dell'automobile. La storia recente insegna che i cuneesi hanno tutte le carte in regola per vincere anche questa sfida.

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