Il consigliere dei Pensionati, sotto inchiesta per le presunte irregolarità nella presentazione delle candidature, avrebbe deciso di patteggiare la pena, in sede civile e penale. In questo modo i tempi si accorciano e per Bresso si offre un'occasione d'oro per portare a termine la battaglia legale. Agitazione in piazza Castello È la pecora nera della politica casalinga. Se Scanderebech è il voltagabbana e Lupi il bricoleur delle elezioni lui è il reietto. Michele Giovine, consigliere regionale al secondo mandato, leader di quella lista, "Pensionati per Cota", che pur al centro delle indagini della magistratura ha portato in dote al centrodestra poco meno di 28mila voti, è stufo di essere trattato dai suoi alleati come il parente impresentabile, il congiunto di cui vergognarsi. Escluso dalle trattative per la spartizione del sottogoverno, emarginato nelle scelte politiche del governo regionale, tenuto fuori dalla porta nei consessi in cui la maggioranza definisce le strategie politiche, Giovine ha deciso di passare alla rappresaglia. Dopo un consulto con i legali che lo seguono nei due procedimenti pendenti per le irregolarità commesse nella presentazione della lista, starebbe per annunciare la richiesta di patteggiamento su entrambi i fronti, civile (anche se tecnicamente il rito non è previsto) e penale (nel quale occorre verificare le condizioni), con il risultato che i tempi della giustizia si accorcerebbero di molto, offrendo una potente arma a Mercedes Bresso e agli altri ricorrenti per tentare di invalidare il voto di marzo.
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