Politica - Ivrea - 27/10/2010 |
Sviluppo e lavoro nel Canavese: il documento politico del Pd eporediese |
Premessa
Nell'ambito della crisi generale il Canavese attraversa una situazione economica e occupazionale drammatica, nella quale gli effetti della crisi "globale" si sommano alla debolezza di un sistema produttivo ancora in transizione, alla ricerca di un assetto stabile dopo la lunga fase caratterizzata dalla presenza della grande industria.
Le strade da percorrere
Volendo schematizzare, due sono le vie percorribili; non alternative ma che richiedono in ogni caso scelte chiare e impegnative.
La prima via è quella che lavora sui fattori "generali" dello sviluppo, validi ovunque: favorire l'accesso al credito per le aziende, aumentare gli investimenti pubblici, contenere il costo del lavoro riducendo il carico contributivo, sostenere la ricerca e l'innovazione, migliorare la dotazione di infrastrutture innovative e ambientalmente compatibili, detassare gli utili di impresa reinvestiti. Sono azioni di sostegno delle imprese e dello sviluppo che valgono in ogni contesto. Tutte azioni che il Governo Berlusconi non ha fatto e non farà.
La seconda via punta alla specificità; punta a sostenere i singoli territori, valorizzando le risorse specifiche di ogni territorio. Lavora, prima che sulla competitività delle singole imprese, sulla competitività dei territori, perché da tempo la competizione è oramai competizione tra territori, prima e più che competizione tra imprese.
In questa logica – che è poi quella dello "sviluppo locale" – divengono rilevanti le risorse collettive del territorio, i beni comuni: la buona amministrazione, la fiducia tra gli attori economici, la qualità delle relazioni, la formazione e l'istruzione, la legalità, la rapidità e qualità della PA e via dicendo.
Mantenere la coesione sociale significa non solo "tenere botta" di fronte alla crisi, ma mantenere una fondamentale risorsa per lo sviluppo: una società non disgregata. "Ognuno per sé" è la debolezza di un territorio.
Le due strade non sono in contraddizione, l'una deve sorreggere l'altra; ma la seconda richiede grande costanza e decisione, poiché i frutti non sono mai immediati, ma sono nelle mani delle società locali.
L'esperienza del passato
Il sistema istituzionale e sociale in Canavese ha dimostrato buone capacità di reazione alla crisi economica; oramai da un quindicennio si sono realizzate significative esperienze. Ha mostrato buone capacità di elaborazione e di organizzazione; ma siamo adesso ad un punto di svolta.
Le esperienze realizzate si sono esaurite e si rischia di vedere tramontare ipotesi discusse senza aver prodotto gli effetti che pure ci si sarebbe potuto attendere.
La Regione Piemonte
Molto spazio di azione sta tra la Regione e gli Enti Territoriali; la Regione ha un ruolo fondamentale.
La nuova Giunta Regionale e il suo Presidente COTA finora non hanno dato segnali di sapere cosa fare per incidere sullo sviluppo dei territori. L'attenzione riservata al Canavese è stata quella di tagliare i finanziamenti già previsti ( il caso più eclatante è quello dell'ospedale, della viabilità,….) , figuriamoci pensare a nuovi investimenti ragionati e qualificati.
Quando si governa non conta quello che si dice, ma quello che si fa. La Lega Nord non ama il Canavese, lo considera un territorio non degno di attenzione. Se la Lega ha una presenza radicata in Canavese finora non ha aiutato questo territorio. Il buio è assoluto.
I Comuni
Ma è necessario – in questa logica di sviluppo territoriale – costruire e consolidare relazioni e collaborazioni tra i Comuni: la gestione di servizi in comune tra più Enti Locali, la condivisione di progetti di sviluppo e di risorse molto finalizzati e di qualità; lo sforzo per uscire da una logica di attenzione solo al "campanile".
Ma il tema più rilevante è quello del soggetto che progetta lo sviluppo: quali sono le sedi, i luoghi, le responsabilità, le competenze, con cui si guarda al territorio, si individuano i punti deboli e/o le risorse su cui puntare, si definiscono strategie di sviluppo per interloquire coni livelli istituzionali superiori?
Una "intelligenza collettiva" e un luogo di direzione
Il problema è ricostruire una "intelligenza collettiva" per progettare lo sviluppo locale: una rete solida di relazione tra gli Enti Locali, la individuazione di competenze professionali di supporto, di luoghi tecnici in cui monitorare, progettare e gestire percorsi di sviluppo, la assunzione di responsabilità condivise dei Comuni tra di loro, tra le imprese, tra i lavoratori, tra i patrimoni tecnologici e finanziari.
Una possibile sede di questa intelligenza collettiva potrebbe essere il Circondario, in cui lavorino insieme Regione, Provincia,Comuni, imprese, organizzazioni dei lavoratori.
Ai Comuni più grandi la responsabilità di svolgere il ruolo di capifila.
Il Canavese e Torino
Ieri non eravamo autonomi da Torino, domani non vivremo soltanto di ciò che verrà dallo sviluppo di Torino. C'è un apporto tecnologico legato a competenze locali, a condizionamenti e stimoli territoriali che solo i canavesani possono valorizzare e con questo partecipare a migliorare la qualità dello sviluppo anche dell'area torinese.
C'è stato un terremoto, si deve ricostruire pensando al futuro e non ricostruendo il passato.
Il PD della Provincia di Torino
Ai nuovi gruppi dirigenti del PD della Provincia di Torino chiediamo:
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mercoledì 27 ottobre 2010
sviluppo e lavoro in CANAVESE......
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