2/10/2010 (7:45)
La resa del sindaco di Adro
"Tolgo i simboli della Lega"
"Tolgo i simboli della Lega"
Il sindaco di Adro, Oscar Lancini |
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Lettera al provveditore agli studi: «Ma ora chi paga?»
BEATRICE RASPA
ADRO (Brescia)
E alla fine il sindaco ultrà della Lega ha fatto dietrofront. Toglierà i 700 simboli padani che campeggiano su banchi, zerbini, e lavagne del polo scolastico intitolato - non a caso – a Gianfranco Miglio. Ubbidendo così all'invito del ministro all'Istruzione Mariastella Gelmini che gli aveva suggerito di cancellare quei loghi dal sapore un po' troppo lumbard, stridenti in un luogo dove va tutelata l'indipendenza della formazione. Lui, l'uomo forte del Carroccio di Adro, eletto per la seconda volta con un consenso pressoché plebiscitario – oltre il 62% - dopo giorni di silenzio stampa ha finalmente preso la parola. Per fare retromarcia.
Abbandonato dai politici amici, reduce da un bidone del Senatùr cui era stata rimessa la decisione finale sulla bontà dell'iniziativa, Lancini ha scritto al dirigente scolastico regionale Giuseppe Colosio comunicando la disponibilità a cancellare i cerchi radianti. Infine ha chiesto lumi sulla questione dei costi del restyling, stimati in circa trentamila euro: «Chi paga?» ha domandato. «Un problema minimale su cui ci pronunceremo nei prossimi giorni», ha specificato Colosio confermando la lettera messa nera su bianco in toni pacati.
Un uomo solo, il sindaco. Un suo passo indietro era atteso già nel corso dell'ultimo consiglio comunale di mercoledì, avvenuto a porte aperte solo grazie a una mediazione in extremis del prefetto che ha ripristinato la presenza del pubblico dopo la «cacciata» di fotografi e operatori televisivi. Il fautore della costellazione dei soli era stato sollecitato da una interpellanza dell'opposizione, ma si era preso del tempo: «Risponderò nel prossimo consiglio». Incredule, adesso, le reazioni di fronte alla resa: «Che notizia – ha commentato il segretario provinciale della Cgil, Damiano Galletti soddisfatto -. Ora però il sindaco provveda a pulire di tasca sua. Vigileremo».
E proprio la Cgil ieri ha raccolto la denuncia di due operai immigrati che hanno lavorato al cantiere della scuola. Stando a quanto riportato dal sindacato Fillea i muratori, dipendenti della ditta Iega cui il Comune aveva appaltato i lavori, il 9 settembre sono stati licenziati a sorpresa «causa crisi». I due, impegnati per 10 ore al giorno sei giorni su sette (e testimoni peraltro dell'affissione dei soli realizzata in tutta fretta il giorno prima del taglio del nastro, ndr) avrebbero reclamato un pagamento arretrato chiedendo una busta paga regolare e non «in grigio» come avvenuto, a detta loro, fino ad allora. «In quell'occasione un operaio è stato minacciato e malmenato. E' finito al prontosoccorso dove ha avuto una prognosi prima di 2 giorni e poi di due settimane – ha detto Renzo Bertolini, Fillea -. Era il 22 settembre. Il 25 è stata sporta una denuncia ai carabinieri di Capriolo». Ma l'azienda rigetta le accuse: «Falsità enormi – si è difeso Severino Grassi, numero uno di Iega -. I nostri dipendenti sono sempre stati trattati con i guanti e l'avviso di licenziamento, cui siamo stati costretti per il periodo nero, è stato dato con anticipo. Nessuno li ha picchiati e ora pagheranno le queste bugie».
E alla fine il sindaco ultrà della Lega ha fatto dietrofront. Toglierà i 700 simboli padani che campeggiano su banchi, zerbini, e lavagne del polo scolastico intitolato - non a caso – a Gianfranco Miglio. Ubbidendo così all'invito del ministro all'Istruzione Mariastella Gelmini che gli aveva suggerito di cancellare quei loghi dal sapore un po' troppo lumbard, stridenti in un luogo dove va tutelata l'indipendenza della formazione. Lui, l'uomo forte del Carroccio di Adro, eletto per la seconda volta con un consenso pressoché plebiscitario – oltre il 62% - dopo giorni di silenzio stampa ha finalmente preso la parola. Per fare retromarcia.
Abbandonato dai politici amici, reduce da un bidone del Senatùr cui era stata rimessa la decisione finale sulla bontà dell'iniziativa, Lancini ha scritto al dirigente scolastico regionale Giuseppe Colosio comunicando la disponibilità a cancellare i cerchi radianti. Infine ha chiesto lumi sulla questione dei costi del restyling, stimati in circa trentamila euro: «Chi paga?» ha domandato. «Un problema minimale su cui ci pronunceremo nei prossimi giorni», ha specificato Colosio confermando la lettera messa nera su bianco in toni pacati.
Un uomo solo, il sindaco. Un suo passo indietro era atteso già nel corso dell'ultimo consiglio comunale di mercoledì, avvenuto a porte aperte solo grazie a una mediazione in extremis del prefetto che ha ripristinato la presenza del pubblico dopo la «cacciata» di fotografi e operatori televisivi. Il fautore della costellazione dei soli era stato sollecitato da una interpellanza dell'opposizione, ma si era preso del tempo: «Risponderò nel prossimo consiglio». Incredule, adesso, le reazioni di fronte alla resa: «Che notizia – ha commentato il segretario provinciale della Cgil, Damiano Galletti soddisfatto -. Ora però il sindaco provveda a pulire di tasca sua. Vigileremo».
E proprio la Cgil ieri ha raccolto la denuncia di due operai immigrati che hanno lavorato al cantiere della scuola. Stando a quanto riportato dal sindacato Fillea i muratori, dipendenti della ditta Iega cui il Comune aveva appaltato i lavori, il 9 settembre sono stati licenziati a sorpresa «causa crisi». I due, impegnati per 10 ore al giorno sei giorni su sette (e testimoni peraltro dell'affissione dei soli realizzata in tutta fretta il giorno prima del taglio del nastro, ndr) avrebbero reclamato un pagamento arretrato chiedendo una busta paga regolare e non «in grigio» come avvenuto, a detta loro, fino ad allora. «In quell'occasione un operaio è stato minacciato e malmenato. E' finito al prontosoccorso dove ha avuto una prognosi prima di 2 giorni e poi di due settimane – ha detto Renzo Bertolini, Fillea -. Era il 22 settembre. Il 25 è stata sporta una denuncia ai carabinieri di Capriolo». Ma l'azienda rigetta le accuse: «Falsità enormi – si è difeso Severino Grassi, numero uno di Iega -. I nostri dipendenti sono sempre stati trattati con i guanti e l'avviso di licenziamento, cui siamo stati costretti per il periodo nero, è stato dato con anticipo. Nessuno li ha picchiati e ora pagheranno le queste bugie».
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