PD: IN 75 CON VELTRONI. SPARISCE "SENZA BUSSOLA"
Roma - Dopo tanto clamore Veltroni ha deciso di limare un po' il suo documento, promosso insieme a Fioroni e Gentiloni. Piccole sfumature, ma che danno la misura di quanto siano alterati - e estremamente infiammabili - gli equilibri interni al Pd. E' stato tolto il termine "Movimento", per far capire che i promotori non intendono creare "un qualcosa di alternativo al Pd". Lo hanno annunciato Marco Minniti e Giorgio Tonini ai giornalisti. In segno distensivo verso il segretario Bersani è stata anche tolta la frase sul partito "che appare privo di bussola". Intanto, sfumature a parte, prosegue la conta dei le ultime stime parlano di 75 parlamentari del Pd che hanno firmato i documento. Complessivamente i parlamentari del Pd sono 319 (206 deputati e 113 senatori), di cui 146 avevano sostenuto Franceschini al congresso. Il segretario è indebolito da tutto questo movimentismo? Enrico Letta giura di no: la leadership di Bersani "si è rafforzata, perché di fatto la minoranza del partito si è divisa in due ed una parte sostiene il segretario che dunque ora è più forte". Romano Prodi - da giorni assente dall'Italia ma ben attento agli sviluppi della politica italiana - resta in silenzio. Secondo quanto riferiscono alcuni suoi fedelisimi si sentirebbe alquanto "desolato e stupito" per quanto sta accadendo in seno al partito che ha contribuito a far nascere.
Bersani: io la bussola ce l'ho "La bussola? Ce l'ho alla grande". Ha detto, a Trieste, il segretario del Pd rispondendo indirettamente ad un'affermazione di Veltroni. "Adesso noi abbiamo i posti per discutere delle nostre cose e allora dico rimbocchiamoci le mani tutti quanti e occupiamoci dell'Italia. Perché un partito - ha aggiunto Bersani - può crescere solo occupandosi dell'Italia e non guardandosi la punta delle scarpe".
Un leader esterno al Pd Il punto di maggior rottura nel documento di Veltroni è l'idea di un candidato premier esterno al Pd, come lo fu Romano Prodi. Questo "progetto" ha già provocato, com'era facilmente prevedibile, la ferma risposta di Pier Luigi Bersani ("non si può stare dentro e fuori", dice prendendo di mira una battuta dell'ex segretario Pd) e di Massimo D'Alema che parla di un Veltroni che ha diviso la minoranza con la nascita di una "minoranza della minoranza".
Il documento di Veltroni Partendo dalla "crisi irreversibile del centrodestra" si punta il dito contro il Pd, che non riesce a intercettare l'elettorato deluso del Pdl, tanto è vero che è inchiodato al 25%, mentre era al 34% alle elezioni del 2008, quando Berlusconi era al massimo dei consensi. Secondo i veltroniani il Pd potrà ritrovare appeal solo se saprà ripropone un progetto politico e un programma "riformista" che sappia parlare a tutto il Paese: dunque il ritorno alla vocazione maggioritaria e allo spirito originario del Pd. Nulla a che vedere con l'ipotesi "neo-frontista" (tutti insieme contro Berlusconi) o quella "neo centrista" (accordo con l'Udc) che circolano nel Pd. "l superamento della crisi del Pd e il rilancio del suo progetto di innovazione e riformismo", spiega il documento, non richiede "una corrente, cioè uno strumento chiuso nella logica della lotta interna", bensì "un Movimento che si proponga il rafforzamento del consenso al Pd e del suo pluralismo, coinvolgendo forze interne ed esterne al partito, tornando ad appassionare energie che si sono allontanate".
Chiamparino: primarie aperte "Lavorare per il rafforzamento del Pd solo all'interno è una scelta debole. Bisogna aprirsi e le primarie dovrebbero essere proprio quel grande momento di confronto di cui c'è bisogno". Lo afferma alla Stampa il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino. Per Chiamparino bisogna evitare "di dire che per portare avanti le proprie istanze è necessario sfidare il segretario. È inutile riaprire la discussione sul congresso. Serve un'operazione politico-programmatica che aiuti ad aprirci a chi guarda con interesse ma anche disillusione, al Pd, così da dare vita al Nuovo Ulivo". "Il punto non è Bersani - aggiunge il sindaco di Torino -. Può essere che alla fine il candidato più forte risulti lui. Ma, servono primarie aperte".
Marini: toni da fariseo L'ex presidente del Senato Franco Marini non condivide la proposta di Veltroni. "Chi ci ha votato alle primarie si aspettava un partito unito, con capacità di iniziativa, non questo cannibalismo tra gruppi dirigenti. Ci prendono tutti per pazzi", dice a Repubblica. Marini definisce "fariseismo quello dei movimentisti che sostengono di aiutare il partito. Chi sta provocando tutto questo - aggiunge Marini alludendo al documento di Veltroni - spero si senta sulle spalle un macigno. Il Pd è un patrimonio affidatoci da un milione di elettori".
Guerra sui sondaggi Inoltre secondo l'ex leader del Ppi "la motivazione del documento e della nascita del movimento è un pretesto bello e buono. "Quale sarebbe? chiede Marini - Che alla fiera dei sondaggi il Pd di Bersani tocca il 26 per cento? Voglio ricordare che il 4 marzo 2009 un sondaggio su Repubblica dava al Pd, uscito dalla segreteria di Veltroni, il 22 per cento".
su Freedom24 il 17 Settembre 2010
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