Cerca nel blog

Scrivi su segreteria.tapparoudc.tapparoudc@blogger.com

  • COMMENTI POLITICI
  • DI TUTTO UN PO'
  • MALELINGUE POLEMICHE
  • MIRACOLI
  • MISCELLANEA
  • PENSIERI ED OPINIONI
  • PER PUBBLICARE I VOSTRI CONTRIBUTI (potete allegare foto + testo inviando una mail) segreteria.tapparoudc.tapparoudc@blogger.com
  • POESIE IDEE
  • PROBLEMATICHE SOCIALI
  • RICEVO E PUBBLICO

lunedì 27 settembre 2010

GLI AGNELLI VENDONO LA STAMPA.....

FIAT AUTO

 

GLI AGNELLI VENDONO STAMPA-CORRIERE

 


Del pacchetto Stampa-CorSera" href="http://www.affaritaliani.it/economia/fiat_agnelli_distanze24092010.html">agn

 

A Torino la mossa ha destato qualche sorpresa: con lo spin off di Fiat Spa (in cui confluiranno le attività di Fiat Group Automobiles, Ferrari, Maserati, Magneti Marelli, Teksid, Comau e Fpt Powertrain Technologies) da Fiat Industrial (dove invece saranno raggruppate le attività di Cnh, Iveco e della componentistica non auto), a partire dal primo gennaio 2011, le attività editoriali del gruppo hanno trovato casa in Fiat Spa e non in Fiat Industrial. Cosa c'azzecchino Itedi-La Stampa e il 10% di Rcs Mediagroup con le automobili nessuno all'interno del gruppo torinese sembra averlo capito: John Elkann si è affrettato a sottolineare che non si poteva fare altrimenti visto che "sinergie tra mondo editoriale e quello dei veicoli industriali è difficile trovarne".

Il fatto è però che storicamente le attività in campo editoriale (settore presente nel gruppo fin dal 1926) sono sempre state considerate "strategiche" dall'azionista di rifermento del primo gruppo industriale italiano. Una strategicità più "politica" che industriale, visto che la Fiat che fu di Giovanni e Umberto Agnelli era un gruppo che faceva politica (industriale e non) ed era fortemente legato al proprio mercato nazionale. Un quadro di riferimento in cui avere a disposizione un (un paio) quotidiano nazionale poteva avere un suo peso, ma che è profondamente diverso da quello che la Fiat di Sergio Marchionne affronta già ora e si prepara sempre più ad affrontare.

 

Un quadro in cui serviranno nuove alleanze, a cui Marchionne non fa mistero di puntare, per poter rafforzare la presenza sui principali mercati occidentali (a partire dagli Stati Uniti attraverso il rilancio di Chrysler e l'utilizzo della sua rete di dealer per riportare in America il marchio Alfa Romeo, destinato a diventare un brand "premium") come pure sui mercati emergenti (come la Cina, in cui Fiat è ancora troppo poco presente). Ma il futuro dell'auto, come diversi analisti ormai ipotizzano apertamente, è sempre più distante da quello degli Agnelli, ormai giunti alla terza generazione dalla fondazione del gruppo e sempre più interessati ad ottenere buoni ritorni dalle proprie rendite più che un ruolo industriale e politico per la famiglia.

 

Con la prospettiva per Sergio Marchionne di riuscire là dove aveva fallito negli anni Ottanta Mario Schimberni: realizzare una public company dove il controllo sia diluito tra una serie di soci internazionali nessuno dei quali in posizione dominante, così da garantire mano libera al top management nella gestione di un gruppo che non dipenderà più da un singolo mercato come l'Italia (o gli Usa). E più cresce la distanza tra l'auto e gli Agnelli e si avvicina l'ipotesi di una Fiat public company multinazionale, più cresce la voglia di disfarsi anche di un business in realtà poco appetibile dal punto di vista economico come l'editoria.


Nonostante gli sforzi fatti in questi anni, La Stampa resta il terzo quotidiano nazionale distanziato da Corriere della Sera e Repubblica con una diffusione di circa 300 mila copie al giorno, contro le 360 mila al giorno del 2000 e le quasi 400 mila del 1996, mentre i ricavi di Itedi non si schiodano dai 400 milioni di euro circa l'anno almeno dal 2005 (tanto che nel consolidato Fiat sono confluiti dal 2008 nella voce "altre attività" per "stante la loro limitata incidenza sui valori del gruppo").

Quanto a Rcs il 2009 si è chiuso con ricavi pari a 2,2 miliardi di euro (17% sul 2008), ricavi pubblicitari pari a 709,7 milioni (-24,66%) e una perdita netta di 129,7 milioni. Nel 2005 i ricavi erano stati pari a 2,19 miliardi, i ricavi pubblicitari a 722,4 milioni, il risultato netto positivo per 219,3 milioni (contro i 102,6 milioni dell'anno precedente).Come dire che il business è fermo anche in Via Solferino, anche a causa della presenza di una pletora di azionisti di riferimento, dai Della Valle ai Ligresti, dai Pesenti a Tronchetti Provera sino a Intesa Sanpaolo (oltre appunto a Fiat) accomunati dall'essere gruppi industriali o finanziari ma certamente non editori puri. Un "peccato originale" che ha portato il gruppo a non riuscire a darsi una chiara strategia industriale.


Così dal prossimo gennaio a guardare con una certa preoccupazione la nascita della "nuova Fiat" di Sergio Marchionne accanto al "tesoretto industriale" degli Agnelli saranno non solo i sindacati del comparto auto, ma probabilmente anche molti addetti dell'editoria italiana, per la concreta prospettiva di ritrovarsi, in entrambi i casi, a doversi confrontare tra pochi anni con una nuova proprietà che non necessariamente sarà italiana. Una prospettiva che spaventa molti ma che appare l'inevitabile frutto dell'evoluzione generazionale del "capitalismo familiare" italiano.

 

Luca Spoldi per Affari Italiani

 
"FINI BALUARDO DELL'ANTIBERLUSCONISMO" - Intervista di Freedom24 a Pier Paolo Zaccai PDF Stampa E-mail
Scritto da Redazione   
Domenica 26 Settembre 2010 13:43
Share

 

"FINI BALUARDO DELL'ANTIBERLUSCONISMO"

 

Intervista esclusiva di Freedom24 a Pier Paolo Zaccai

 

 

di Andrea Di Bella

 

Nella giornata di ieri, Gianfranco Fini ha reso noto il suo videomessaggio online riguardo la questione di Montecarlo e, inevitabilmente, sulla politica in generale e sul confronto con il Presidente del Consiglio. Che riflessi ha avuto sulla politica locale a Roma la frattura Berlusconi-Fini?

La frattura Berlusconi-Fini ha inficiato la politica nazionale, e inevitabilmente generato un freno fisiologico alla politica locale. Ha generato pause e rallentameenti soprattutto sul percorso avviato dal Governo e il programma elettorale, e rallentato il provvedimento tanto auspicato dal Sindaco Alemanno, relativo alla legge su Roma Capitale, necessaria per far decollare la caput Mundi.

 

In Consiglio provinciale a Roma, anche li da voi è presente un gruppo Futuro e Libertà?

No, le idee "finiane" non hanno trovato accoglienza tra gli attuali consiglieri del Pdl alla provincia di Roma. Nessuno tra i miei colleghi pidiellini ha aderito alla formazione neocostituita da Gianfranco Fini.

 

Avrà sicuramente seguito il comizio di Fini a Mirabello lo scorso 6 Settembre. Secondo lei, è molto più vicino alle posizioni giustizialiste di Di Pietro?

Di Pietro è un giustizialista per antonomasia, rappresenta l'emblema di una certa magistratura che usa la clava al posto della bilancia, per scopi faziosi e di convenienza individuale. Fini a mio avviso deve chiarire la sua posizione in merito, ma lo ritengo non assimilabile alla visione Dipietrista. Anche se Fini in determinate circostanze ha cavalcato il metodo giustizialista.

 

Quindi crede che Gianfranco Fini stia cavalcando l'onda dell'antiberlusconismo, alla Di Pietro, per sfilare consenso e leadership - domani - a Berlusconi?

Assolutamente vero. Credo proprio a quanto indicato nella domanda. L'antiberlusconismo è applicato in modo diffuso, e Fini si è agganciato a tale proposito con la finalità di destabilizzare il consenso catalizzato da Berlusconi, mancando al patto elettorale con l'alleato Berlusconi e con gli Italiani. Una sorta di nuovo baluardo dell'antiberlusconismo.

 

Cosa si aspetta dal programmato intervento del Presidente del Consiglio alla Camera il prossimo 29 Settembre?

Spero nella chiusura della fase del conflitto politico interno al centrodestra, ma anche nella prospettiva di una fase nuova costituita dalla ripresa della vera politica, ovvero le riforme istituzionali, la fiscalità, l'occupazione, innovazione e tecnologie, la riforma della magistratura, investimenti sull'energia come il nucleare. L'Italia ha bisogno di ricominciare con la politica, per adeguare la crescita del Pil agli altri Paesi europei in vantaggio rispetto a noi. Bisogna accrescere il valore complessivo dei beni e servizi prodotti all'interno del nostro Paese, per incrementare la ricchezza nazionale ed il benessere delle famiglie. Bisogna rilanciare il sistema Italia.

 

Cosa consiglierebbe a Gianfranco Fini?

Ripristinare la dialettica politica con l'alleato Berlusconi, per garantire il buon governo. Deve farlo se ama davvero il proprio Paese più di se stesso. L'idea collettiva deve superare la posizione individuale.

 

E a Berlusconi?

Di non mollare mai e di proseguire. Perchè l'Italia ha bisogno del suo carisma, capacità, intraprendenza, e soprattutto del pragmatismo introdotto dall'era berlusconiana.

 

Freedom24

 
<< Inizio < Prec. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 Succ. > Fine >>

Pagina 1 di 9

Nessun commento: