Chiamparino: "Troppo Profumo e poco arrosto". Il sindaco boccia il Pd piemontese e punta su Fassino |
Sabato 13 Novembre 2010 09:46 |
Nelle prossime ore il rettore uscirà definitivamente di scena. Dopo le bordate sparate dal balcone di Palazzo di Città anche il segretario regionale Morgando avrebbe preso atto che sono venute meno le condizioni della candidatura. A questo punto non ci sono più ostacoli sulla strada dell'ex segretario diessino
Profumo addio. L'amore mai sbocciato tra il callido rettore del Politecnico e il Pd è finito. Ai funerali, che si celebreranno con tanto di lacrime e di contriti discorsi la prossima settimana vedremo le facce tristi, ma fino ad un certo punto di Sergio Chiamparino e del segretario Gianfranco Morgando . La pagina Profumo sta per essere archiviata e poco importa, a questo punto, sapere chi è il colpevole che ha sferrato il colpo mortale. Forse il vero killer di Profumo è stato lui stesso. Il professore non ha capito che i giorni dell'attendismo erano agli sgoccioli e che il suo comportamento tartufesco aveva finito per mettere in difficoltà anzitutto la pattuglia dei suoi estimatori interni al Pd. La svolta è venuta quando è calato il gelo tra Profumo e il sindaco. Chiamparino per qualche giorno si è limitato a mandare segnali, messaggi in codice ai vari giocatori della partita, avvisi ai naviganti sul pericolo che a furia di traccheggiare stava avvicinandosi il rischio di colare a picco. Poi ha rotto gli ultimi indugi e, nelle ultime ore, ha notificato allo stesso rettore che non ritiene più idonea la sua candidatura. Aggiungendo un paio di paroline al fulmicotone a Morgando che ritiene del tutto unfit alla guida del partito piemontese.
Davanti alla dichiarazione di ostilità giunta dall'inquilino di Palazzo di Città, Morgando, il vero sponsor di Profumo, ha cercato di correre ai ripari invocando il sostegno del segretario nazionale, ma anche questa manovra è fallita. Il rettore ha commesso l'errore fatale: non ha voluto saperne di accettare di sottoporre la sua candidatura all'esame delle primarie e ha respinto al mittente la promessa di Bersani di fornirgli adeguato sostegno per conquistare il popolo del centrosinistra. Il "niet" giunto da corso Duca degli Abruzzi ha costretto Morgando ad una rapida inversione di marcia. Il segretario ha accettato di indire le primarie e la sua decisione ha fatto naufragare, senza speranza di soccorsi, il bastimento della candidatura, già colpita sotto la linea di galleggiamento dai siluri lanciati da Chiamparino.
Non resta che attendere la stesura del certificato di morte. Per far tornare in pista il rettore non sarebbe sufficiente neppure un ripensamento sulle primarie. L'ostilità di Chiamparino è irremovibile. Il sindaco ha tra gli iscritti e i simpatizzanti del Pd un'influenza magari non sufficiente per imporre un suo candidato, ma è certamente capace di sbarrare la strada a chiunque. Vedremo nei prossimi giorni se sarà Profumo a fare il beau geste e annunciare la sua ritirata o se il tramonto della designazione verrà notificato dalla segreteria del Pd. Ci sarà un estremo tentativo di rianimare Profumo da parte degli uomini dell'Api, dei Moderati di Mimmo Portas e forse dell'Udc, ma l'impresa è superiore alle loro forze. Alla fine prevarrà la strada della trattativa con il vincitore delle primarie.
E adesso? Nei prossimi giorni incomincerà a delinearsi lo scenario sul quale avevano scommesso molti osservatori della politica torinese. Tolto di mezzo l'ostacolo Profumo, il carro armato della candidatura di Piero Fassino metterà in moto i suoi cingoli: una manovra alla quale cercherà inutilmente di opporsi Davide Gariglio, su cui pesa come un macigno la perdurante condizione di conflitto con gli interessi immobiliari e imprenditoriali del suocero e il tratto clanico delle sue relazioni politiche. Insomma, per Chiamparino non sarà la carta anagrafica e la retorica del rinnovamento a impedire l'incoronazione dell'ex segretario diessino. Il sindaco lo dice apertamente: in questo contesto, con l'uomo forte del centrodestra, Roberto Cota, che gode di una notevole ribalta nazionale occorre una figura di grande spessore politico che sappia coniugare amministrazione, strategia e consenso. Un identikit dal quale esce netta la figura di uno spilungone di sua conoscenza. |
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