Un Tom Tom per ritrovare la strada La carta segreta di Chiamparino |
Sabato 04 Dicembre 2010 09:40 |
Se il cecchinaggio in atto dovesse costringere il compagno Fassino a gettare la spugna, il sindaco avrebbe deciso di mandare in pista Dealessandri, suo fedele (e bravo) vice. Un sindacalista pragmatico, serio e competente, con il pallino dell'accordo a ogni costo
Ci vuole un navigatore. A un centrosinistra allo sbando, che sembra aver perso la rotta politica, imbottigliato nell'ingorgo delle candidature, serve una guida seria ed esperta. Chi meglio di Tom Dealessandri, l'uomo-macchina della giunta di Palazzo Civico che da quasi cinque anni regge l'ordinaria (e spesso pure la straordinaria) amministrazione, saprebbe riportare in carreggiata la disorientata coalizione e pilotarla verso la destinazione delle urne di primavera? Lo pensa seriamente Sergio Chiamparino che, nel caso in cui Piero Fassino dovesse gettare la spugna, impallinato dal fuoco amico, avrebbe maturato l'intenzione di lanciare il suo vicesindaco come candidato di garanzia.
Interpretare il pensiero di Chiamparino è impresa ardua, non foss'altro per la volubilità delle sue posizioni, quindi ci limitiamo a riferire voci provenienti dal ristretto entourage del sindaco: nell'eventualità del ritiro dell'ex segretario diessino sarebbe Dealessandri il nome su cui sarebbe disponibile a tirare la volata per la successione. E non solo per leale riconoscenza nei confronti di un collaboratore che prendendo sulle sue spalle gran parte del fardello amministrativo, dalla minutaglia alla gestione delle partecipate, gli ha consentito di fare il "blagheur" sulla scena nazionale. Tom è forse l'unico che, nel solco della continuità, valorizzerebbe il decennio chiamparinesco, garantendo che certi cassetti rimangano chiusi a doppia mandata.
Dealessandri è un amministratore molto stimato, dai colleghi e dagli avversari che gli riconoscono competenza e senso della misura. Sebbene privo dell'appeal da trascinatore di folle, è un politico che non teme il confronto pubblico. Retaggio della sua precedente vita da sindacalista, segretario della Cisl torinese dal 1992 fino al 2001 quando viene chiamato dall'amico Sergio a occuparsi dei problemi del lavoro, per poi diventare numero due della giunta nel secondo mandato. È il prototipo - e lo rivendica con fierezza - del sindacalista concertativo, lontano anni luce dalle fumisterie ideologiche alla Bertinotti. Il suo motto è semplice: «È meglio un accordo a un disaccordo». Tanto per dire, nel 1987 scrisse a quattro mani con l'allora capo del personale della Fiat, Maurizio Magnabosco, un saggio che presto divenne un must nell'ambiente sindacale: "Contrattare alla Fiat".
Certo, non è un politico di primo pelo e non ha nulla da spartire con la retorica del nuovismo. Certo, con quell'accento largo di Cercenasco, piccolo borgo natio che raggiunge appena può per una partita a bocce con gli amici, non ha la parlata giusta per interpretare la McTorino che tanti vagheggiano. Ma è una persona seria e perbene. E magari per una volta potrebbe persino bastare. |
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