Fassino a consulto dal Politburo Pd |
Venerdì 10 Dicembre 2010 09:17 |
Il candidato in pectore incontra lo stato maggiore romano: oggi Zoggia e Migliavacca, domani Bersani. La corsa si complica e l'ex segretario diessino potrebbe uscire presto dalla competizione. L'endorsement della Bresso forse non gli ha giovato. E i "nanetti" intanto gufano
Primo pit stop per Piero Fassino, la Testarossa in corsa per il Gran Premio di Palazzo Civico. Una sosta ai box romani di via Sant'Andrea delle Fratte con il coordinatore della segreteria nazionale Maurizio Migliavacca e il responsabile degli enti locali del Pd Davide Zoggia per fare il punto sul percorso, più accidentato del previsto, verso la successione a Sergio Chiamparino. Perché se la tenuta di strada è stata finora assicurata dalla consumata esperienza del pilota, la scuderia democratica nutre più di un dubbio sul risultato finale. Le consultazioni avviate dall'ex segretario diessino non hanno sciolto neanche uno dei nodi politici che si frappongono alla candidatura "unitaria", a partire dalla diffidenza dei segretari dei circoli territoriali, espressa in una lettera aperta e confermata nell'incontro di lunedì scorso, per finire all'affollamento di aspiranti concorrenti alle primarie che, anche nella versione ridotta a consultazione interna (e non di coalizione), non ha visto nessuno fare marcia indietro.
Fassino, già da ieri sera nella Capitale, dopo il rendez-vous odierno con i due dirigenti vedrà domattina Pier Luigi Bersani al quale prospetterà un ventaglio di ipotesi: dal cambio di marcia, possibile con un impegno massiccio dei principali leader di partito a suo sostegno, alla rinuncia dell'investitura, magari giustificata da qualche incarico prestigioso. Al momento i bookmaker di via San Francesco d'Assisi non azzardano alcuna previsione, molto dipenderà dai movimenti delle prossime ore e, non ultimo, da ciò che succederà la prossima settimana in parlamento.
Sul fronte domestico la situazione è in stallo. I "nanetti" locali – da Davide Gariglio a Giorgio Ardito, da Roberto Placido a Mauro Marino e Roberto Tricarico – non intendono farsi da parte e a meno di un richiamo dei rispettivi referenti nazionali restano ai bordi della pista a gufare. Anche la voce rimbalzata ieri sera in città di un intervento di Enrico Letta per "ammorbidire" la posizione di Gariglio si è rivelata priva di fondamento, ma ha comunque agitato gli uomini dell'ex presidente di Palazzo Lascaris, asserragliati nel lussuoso bunker di via Roma.
Persino l'endorsement di Mercedes Bresso, forse l'esponente maggiormente inviso al suo stesso partito, viene letto come una manifestazione di debolezza. E la presenza nell'inner circle fassiniano di Andrea Benedino, forse l'ultimo giapponese nella ridotta della zarina, non contribuisce a catalizzare le simpatie di buona parte del partito. La Bresso, secondo i rumors probabilmente propalati dai molti antipatizzanti, avrebbe chiesto, in cambio dell'appoggio, la garanzia di un posto in lista alle prossime politiche, per sé o per Andrea Bairati. Insomma, il barometro democratico è fisso su variabile tendente alla bassa pressione e nulla lascia sperare che ingerenze romane possano modificare e diradare le nubi che si addensano minacciose all'orizzonte. |
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