Preoccupato editoriale della Voce del Popolo sulla situazione economica e occupazionale. Diminuiscono salari e diritti: è in gioco il futuro industriale del nostro Paese. La vicenda Fiat è emblematica, per il settimanale della curia, del vuoto della rappresentanza sindacale «Negli ultimi decenni sono enormemente cresciute le differenze retributive e molto diminuite le garanzie comuni a tutti i lavoratori». È quanto si legge nell'editoriale dell'ultimo numero della Voce del popolo, lo storico settimanale della diocesi di Torino diretto da Marco Bonatti, nel quale si fa il punto sulla situazione della crisi economica e soprattutto sui problemi legati al lavoro nel nostro Paese, anche alla luce della vicenda Fiat. «Il sindacato - si legge nell'articolo - ha visto ridotto il proprio peso all'interno delle fabbriche e degli uffici, come nell'opinione pubblica e nella politica; ma quello spazio non è stato occupato da altre forme organizzative e di tutela: è rimasto vuoto (e anche qui le recenti vicende Fiat hanno molto da insegnare). In Italia, inoltre, non sembra prendere piede quel "modello" di partecipazione più diretta delle organizzazioni dei lavoratori alla gestione dell'impresa, che pure ha dato frutti importanti in un contesto per molti versi simile al nostro come quello tedesco». Le scelte della Fiat - si legge ancora sulla Voce del popolo - il confronto con sindacati, governo, forze politiche e sociali sono il tema delle prossime settimane. «Da quelle decisioni uscirà anche una risposta (o una tendenza) sul futuro dell'industria in questo Paese». «Da tempo - prosegue l'articolo – c'è chi teorizza, per l'Italia, un avvenire da "giardino del mondo", tutto turismo, lusso, sole e produzioni "leggere" di nicchia. Ma l'esperienza, europea come americana, cinese come indiana, dimostra che senza industria (e forse anche senza "classe operaia") non solo non si cresce, ma non si arriva da nessuna parte''. Ancora nell'editoriale si tocca il problema del lavoro nero: «Il "sommerso" del lavoro non riguarda soltanto il mancato rispetto di contratti, contributi, orari: ma, molto di più, le condizioni "grigie" di milioni di persone che, in Occidente, stanno in serie B, con pochissime speranze di venire promosse». Quindi si rileva il paradosso in base al quale crescono le giuste preoccupazioni per le condizioni di vita per i lavoratori "garantiti" e allo stesso tempo, però, «dilaga il lavoro in nero, lo sfruttamento degli stranieri, il lavoro dei minori. Negli uffici, chi viene a fare le pulizie? Nei palazzi storici che vengono ristrutturati, climatizzati, ripuliti dell'amianto, chi sta sui ponteggi? E nelle pizzerie e nei locali della "movida", chi serve gli aperitivi ai tavoli? La città che quasi ogni giorno si preoccupa dei valori delle polveri sottili nell'aria - si spiega nel servizio - è la stessa in cui accadono "incidenti" come quello della Thyssen». |
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