I GUAI DI FINI E IL FIDANZAMENTO CON ELISABETTA TULLIANI - di Vittorio Feltri
di Vittorio Feltri
Da tempo si dice che Elisabetta Tulliani, bella ragazza di qualche esperienza, influenzasse Gianfranco Fini non solo sentimentalmente, ma anche politicamente. Sembrava un pettegolezzo e come tale veniva considerato nei palazzi del potere e in quelli della stampa. Un paio d'anni fa Striscia la notizia mandò in onda un servizio divertente ma sgarbato sulla signora, raccontandone con stile burlesco i trascorsi amorosi con Luciano Gaucci, ex presidente della società di calcio Perugia ed ex ricco imprenditore, ora un po' in disgrazia. Il compagno Gianfranco protestò con Silvio Berlusconi e lo minacciò di fare un macello politico qualora lo sfottò televisivo si fosse ripetuto. Da allora sulla coppia Fini-Tulliani scese un silenzio sacrale che nessuno ha osato violare fino a un paio di settimane orsono, quando è scoppiato il caso Monte-Carlo, cioè l'appartamento donato ad An da una nobildonna con simpatie fasciste a condizione che il partito ne facesse uso per una «buona battaglia». Di questa storia i lettori, immagino, sappiano tutto e risparmio loro altri particolari, eccetto uno: l'alloggio ora è abitato dal fratello di Elisabetta, Giancarlo. Ed è stato proprio questo dettaglio a dare la stura a varie congetture del ruolo della Tulliani in famiglia e sulle capacità di lei di influire sulle scelte ideologiche del presidente della Camera.
È convinzione diffusa che Elisabetta, con il suo fascino fisico e intellettuale, abbia favorito l'evoluzione progressista del compagno trasformandolo da uomo di destra vecchia maniera (Dio, Patria e Famiglia) a rappresentante di punta del radicalismo laicistico. Un bel salto che molti definiscono «della quaglia» e che comunque ha spiazzato sia gli elettori della defunta (o fusa) Alleanza nazionale sia quelli del Popolo della libertà. È noto. Le mogli incidono nel carattere e nel pensiero del marito e viceversa, tanto è vero che la Chiesa, poiché in questo e in altri campi la sa lunga, ha imposto ai preti il celibato. Peccato che il divieto di coniugarsi non sia una legge per i politici. Difatti se la donna si impiccia degli affari del suo uomo, come può succedere che il prete diventi ateo così può succedere che il fascista diventi un fervente democratico di sinistra.
Non voglio dire che simile metamorfosi sia toccata a Fini. Però qualcosa del genere sì. Perché non può essere una coincidenza se i guai del già leader di An sono cominciati nel momento in cui lui si è messo stabilmente con la Tulliani, ricevendone probabilmente la spinta a rivedere la linea politica. D'altronde Elisabetta è dotata di un forte temperamento. All'epoca della convivenza con Gaucci riuscì a portarsi appresso il fratello Giancarlo, mamma e papà. Un'impresa che poteva riuscire solamente a una ragazza assai volitiva e consapevole delle proprie capacità di seduzione. Scusate se mi cito, ma nel mio piccolo non avrei mai accettato che mia moglie mi obbligasse a occuparmi materialmente del suo parentado. La Tulliani con Fini ha poi fatto di più, un autentico capolavoro di semplificazione: ha brigato in modo che fosse lui a iscriversi allo stato di famiglia della mamma di lei. In pratica Gianfranco è stato fagocitato anche formalmente nel clan Tulliani. Ovvio che a questo punto il presidente della Camera si sia sentito in dovere di rendersi utile in casa. I parenti o sono serpenti o sono molto esigenti.
su Freedom24 il 19 Agosto 2010
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