A DISTRUGGERE LA COSTITUZIONE NON E' STATO SILVIO. PAROLA DI BERTINOTTI - di Massimo Morici
A DISTRUGGERE LA COSTITUZIONE NON E' STATO SILVIO. PAROLA DI BERTINOTTI
di Massimo Morici
Fausto Bertinotti era scomparso. Nel senso che i giornali non si occupavano più di lui. Uscito dalle scene. Dopo il fallimento della Sinistra arcobaleno, il partito che nel 2008 riunì tutti i movimenti della sinistra radicale per farli sprofondare sotto il 4 per cento, si è dedicato alle conferenze e al giornalismo.
Ha fondato un bimestrale, di cui è direttore, che si chiama Alternative per il socialismo. All'Università di Perugia, invece, ha tenuto un ciclo di lezioni tra l'analisi storica e politica dell'Italia. E non solo. Le lezioni sono diventate un libro, Chi comanda qui? (Mondadori), che uscirà la prossima settimana e che apre la fase del nuovo Bertinotti: non solo comunista, ma anche difensore della democrazia.L'ormai ex Subcomandante Fausto nel libro riscopre la Costituzione, la carta dei padri fondatori della Repubblica che era "la premessa per una società più giusta", mentre ora si è passati in Italia come in tutto l'Occidente alle costituzioni materiali, "che ritraggono una società basata sul mercato".
Fin qui, nulla di nuovo. Ma lo scritto si fa più interessante, quando Bertinotti, da bravo investigatore, riesce a individuare il killer della Costituzione. E lo fa, andando contro uno dei luoghi comuni della sinistra. Perché non si tratta di Silvio Berlusconi, come invece vanno ripetendo da anni i vari detrattori del premier. La pistola fumante, infatti, ce l'ha in mano un protagonista che è difficile da individuare in un soggetto in carne ed ossa, ma le cui tracce sono presenti in ogni aspetto della quotidianità: la globalizzazione, il processo che ha sovvertito il rapporto tra politica ed economia, suggellando il primato del mercato.
"Mi limito a far notare il radicale rovesciamento tra la dichiarazione della Repubblica fondata sul lavoro e il modello odierno basato su bassi salari, flessibilità e precarizzazione", scrive l'ex segretario di Rifondazione comunista. Che solo cinque anni fa ,intervistato dal Corriere, non aveva problemi a dire che "la proprietà privata non si può abolire per decreto. Ma è un obiettivo".
Quello, però, era il Bertinotti comunista. Oggi, invece, è un post - No global e ce l'ha appunto con un modello a forte "vocazione totalizzante" e "demolitrice della democrazia", che in Italia "ha incontrato una rivoluzione conservatrice che sembra riannodare i fili scovati nella biografia della nazione, per poi tesserli nella trama leggera di una dittatura mediatica nella quale la politica evapora nella sua spettacolarizzazione".Perché, in fondo, stiamo vivendo la supremazia del mercato, dice oggi Fausto. O perché, come disse a Panorama giusto un anno fa, stiamo scontando la scomparsa dell'Urss che "teneva in piedi la sfida planetaria tra capitale e lavoro"?
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