Maroni: "Ok le espulsioni dei rom" Cei: "Si rispettino le norme Ue"
Il ministro dell'Interno difende Sarkozy, anche perché la Francia "sta copiando l'Italia". Poi aggiunge: "Un passo in più: allontanare i comunitari che violano i requisti per vivere in un altro Stato"
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Roma, 21 agosto 2010 - "Le espulsioni dovrebbero essere possibili per tutti i cittadini comunitari, non solo per i rom". In un'intervista al Corriere della sera, il ministro dell'Interno Roberto Maroni dà ragione a Sarkozy, anche perchè la Francia non sta "facendo altro che copiare l'Italia": anche l'Italia "usa da anni la tecnica dei rimpatri assistiti e volontari. Nel 2007, proprio con i rom, usò questa strada pure il sindaco di Roma, che non era Jean-Marie Le Pen ma Walter Veltroni. E figuriamoci se allora qualche professionista dell'antirazzismo si sognò di gridare allo scandalo".
La verità, secondo il ministro, è che "è arrivato il momento di fare un passo in più", garantendo la possibilità di allontanare dai confini nazionali anche i comunitari, "naturalmente solo chi viola la direttiva che fissa i requisiti per chi vive in un altro Stato membro: reddito minimo, dimora adeguata e non essere a carico del sistema sociale del Paese che lo ospita. Molti rom sono comunitari ma non rispettano nessuno di questi requisiti".
E l'opposizione dell'Ue? "Durante la discussione per il pacchetto sicurezza - ricorda Maroni - fu proprio l'Italia a chiedere a Bruxelles la possibilità di attivare questa procedura. Ma il commissario Jacques Barrot, francese, rispose di no: in base al principio di proporzionalità, disse, l'unica sanzione possibile per un comunitario è l'invito ad andarsene, che serve a ben poco. Ma adesso torneremo alla carica. Il 6 settembre ne discuteremo a Parigi in un incontro con i ministri dell'Interno di diversi Paesi europei".
IL MONITO DELLA CEI - Sulla politica di espulsione dei rom però arriva il severo monito dalla Conferenza episcopale italiana. Per monsignor Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, "occorre verificare se i rimpatri" in Bulgaria e Romania di questi giorni "sono legittimi e da quanto è stato detto dalla Commissione europea, sono illegittimi perché riguardano sostanzialmente persone che hanno il diritto di movimento in Europa e d'insediamento".
Monsignor Perego, intervistato da Radio Vaticana, ammonisce: "Il governo italiano non può autonomamente decidere in riferimento a una politica europea che invece stabilisce sostanzialmente il diritto di insediamento e di movimento".
"L'azione che avviene contro i rom oggi - prosegue Perego - non è un'azione di politica migratoria - non dimentichiamo che anche in Italia, l'80% dei rom è italiano - ma è una politica discriminatoria nei confronti di una popolazione, che sostanzialmente, non si è riuscita a gestire attraverso canali di tipo sociale, di tipo scolastico, di accompagnamento; anche la tutela di una popolazione che ha subito fortemente la modifica di una società agricola industriale".
Quanto all'azione di Parigi, "la Francia purtroppo ha seguito la strada dell`Italia di un'espulsione indiscriminata dei rom. Un'espulsione che, di fatto, che cosa ha generato? Nuovi campi abusivi" e inoltre "l'annullamento di tutta una politica sociale che era stata fatta per la scolarizzazione dei bambini".
Invece del pugno di ferro, conclude Perego, "serve un nuovo percorso che va anche a difendere, ad esempio, le minoranze non riconosciute, come sono le minoranze rom. Un percorso di cittadinanza che premi soprattutto i bambini che nascono in Italia, o che sono già nati in Italia in modo che possano diventare cittadini al momento della nascita" e che premi la partecipazione amministrativo e incentivi "l'integrazione, la partecipazione e la responsabilità comune".
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