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martedì 17 agosto 2010

IL TERZO POLO SOLO UNA CHIMERA.....

IL TERZO POLO E' SOLTANTO UNA CHIMERA - di Bruno Vespa

pubblicata da freedom24 - LIBERTA' D'INFORMAZIONE il giorno lunedì 16 agosto 2010 alle ore 9.02

Bruno Vespa
IL TERZO POLO E' SOLTANTO UNA CHIMERA

di Bruno Vespa

 

E a noi chi ci pensa? È la vera risposta dell'opinione pubblica ai sondaggi sulla rottura fra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. La gente legge i giornali, guarda i telegiornali, sente parlare di complicate strategie di voto e addirittura della nascita di un fantascientifico terzo polo intorno a un sottosegretario, Giacomo Caliendo, del tutto sconosciuto ai più, e si chiede: e a noi chi ci pensa? Berlusconi lo sa bene, sono questi i sondaggi che ha sul tavolo. Nessuno, forse nemmeno tra i finiani, ha davvero capito quale sia la vera strategia del presidente della Camera se non quella di «distinguersi», badando tuttavia a non mettere in pericolo il governo.

 

Tanto è vero che su Caliendo il suo ministro e i sottosegretari hanno votato con la maggioranza e lui stesso raccomanda di non creare incidenti, né oggi, né domani, perché se in assenza di «spari di Sarajevo» con conseguenze mortali il Cavaliere si presentasse al Quirinale, sarebbe rinviato alle Camere e incasserebbe di nuovo la fiducia di Fini e dei suoi.

A destra si soffre, a sinistra si spera, ma nessuno ha capito a che gioco si sta giocando nel Palazzo. Pier Luigi Bersani, che pure è uomo assennato, dice (al di là delle smentite di rito) che un governo presieduto da Giulio Tremonti è meglio delle elezioni anticipate, sapendo benissimo che né Tremonti vuole essere il Lamberto Dini del 2010 né Berlusconi glielo consentirebbe.

Antonio Di Pietro attacca Fini perché teme che il presidente della Camera gli rubi voti dell'antiberlusconismo un po' qualunquista. I popolari del Pd, guidati da Beppe Fioroni, sperano che nasca il terzo polo in modo da potersi sganciare dai socialdemocratici di Bersani e Massimo D'Alema, ma è Fini stesso a far dire che il terzo polo non esiste.

 

Non vuole che qualcuno ricordi le manovre dell'autunno 2007, quando Romano Prodi superò lo scoglio della Legge finanziaria e sembrava dovesse governare per un po'. L'unico che non ci credeva era Berlusconi, salì sul predellino in piazza San Babila a Milano, disse «chi mi ama mi segua» e Fini parlò di comiche finali. Stava trattando infatti il terzo polo con Casini, Luca di Montezemolo, con un occhio a Francesco Rutelli che allora era nel Pd. Poi ci pensò e mollò Casini per tornare con il Cav. Guai oggi a fare quei cattivi pensieri.

Il governo può cadere solo per un incidente grosso o per la manifesta impossibilità di governare con speditezza per l'assenza di una maggioranza stabile. In quel caso Lega e Pdl presidierebbero piazza di Montecavallo al Quirinale per avere elezioni anticipate. A meno che non vada in porto la strategia di Casini: un Berlusconi bis allargato all'Udc, a Rutelli e ai 25 popolari che Fioroni pensa a quel punto di strappare al Pd. Sarebbe un governo fortissimo. Ma Berlusconi ne diffida e la Lega forse non ci starebbe. Intanto la gente non capisce e si preoccupa.

 

E a noi chi ci pensa?, si domanda negli ultimi sondaggi fatti prima della pausa estiva. Berlusconi sa che gli italiani vogliono essere governati, hanno il diritto di esserlo. E sa che governarli è la sua sola salvezza, anche in previsione di una campagna elettorale che prima o poi arriverà.

 

Panorama

su Freedom24 il 16 Agosto 2010

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