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giovedì 10 febbraio 2011
ANTIMAFIA....chi combatte la mafia....chi parla di mafia.....
di Manfredi Emmanuele Pizzigallo Redazione Freedom24 Partiamo da un presupposto, e cioè che credo fortemente che chiunque parli di mafia, chiunque denunci la mafia, chiunque combatta la mafia sia meritevole del più alto senso di gratitudine che un Popolo, come quello italiano, debba dare a chi si fa portavoce di questa lotta quotidiana. Un articolo, un libro, un film che possano suscitare dibattito e consapevolezza del cancro per eccellenza del Belpaese, devono proseguire fino alla vittoria finale. Ma oggi, rileggendo alcuni articoli di Leonardo Sciascia a distanza di 13 anni, non posso non accumunare quelle vicende all'oggi italiano, e soprattutto non riflettere sul fatto che ancora oggi esistono i "professionisti dell'antimafia". Quel famoso articolo-denuncia del giornalista siciliano contro Scalfari e Repubblica, oggi sembra ancora adatto per lui e per altri professionisti, che dal '92 ad oggi stanno rescrivendo l'antimafia a loro uso e scopo. Oggi Sciascia, vedendo Saviano one man show su Raitre o nelle campagne politiche anti-tutto, non resiterebbe dal riprendere carta e penna per tornare a scrivere quelle frasi, per condannare chi usa la lotta alla mafia a scopo di lucro e per lotta politica, buttando del fango verso qualcuno. Non parliamo poi di Marco Travaglio, che ogni giovedì sera ci propina la solita favoletta per bambini che va giù come l'olio, e quasi desta sconcerto a chi le ascolta ma poi si rilevano storie senza capo né coda, nella maggior parte delle volte senza prove schiaccianti al riguardo di quel che dice. Ma Scalfari ha ancora una faccia in questo lerciume giornalistico, anche se lui resta il Re dei professionisti, alleggiando come un'ombra inquietante e silenziosa, certamente avvezzo a bacchettare e foraggiare consigli a chi lui ritiene un "quaquaraquà" (che non è un termine di Di Pietro), cioè coloro che secondo lui non combattevano la malavita. Perfetto è un passaggio della risposta di Sciascia a Scalfari, che l'aveva attaccato e che oggi risuona stranamente odierna: "…..quel che mi inquieta era la temperie che intorno a loro si era stabilita, acriticamente, quasi fossero intoccabili…." parlando appunto di Scalfari, ma anche strani individui politici come Leoluca Orlando (tacciato di avere rapporti con la mafia di Falcone in una puntata del Costanzo Show), che in Sicilia ostacolavano Falcone e gli altri magistrati e portavano a Roma strane idee e relazioni. Significativa è una frase di Vittorio Feltri alcuni anni fa, relativa alla trattativa stato-mafia: "...Francamente trovo alquanto impossibile che una banda di buzzurri ignoranti, quali erano i mafiosi, possa organizzare un colpo di stato (secondo Ciampi), anche perché qui a Milano tutto sembrava tranne che stessero parlando di Italia", rimarcando il fatto che la mafia non abbia in realtà il potere di attuare quello che si dice adesso, e che se ci fu uno stop alla violenza è stato perché la politica di allora ebbe paura e si calò i pantaloni. La trattativa stato-mafia è un'escalation di servizi giornalistici (di Repubblica), di dichiarazioni di pentiti fatti a rate e senza riscontri oltre che smentite da altri pentiti di mafia e da "pizzini" di Ciancimino inquinati da falsificazioni e da un alone di nero, visto il personaggio, ma che viene foraggiata e incentivata da questi professionisti. Ed e' strano che oggi alcuni di quegli uomini anti-mafia condannino giustamente Dell'Utri, ma che spalleggiano invece "Raffaeluccio" Lombardo, come viene chiamato da alcuni mafiosi intercettati a parlare con il fratello del presidente (Angelo Lombardo, ndr) e che addirittura in Sicilia appoggino il suo governo, e che a Roma fanno schieramento politico nel nuovo Terzo Polo. Se vi raccontassi di un uomo favorevole alla separazione della carriere, favorevole a due CSM riluttante all'associazione esterna mafiosa (inventata da lui, ma poi condannata a posteriori), favorevole alla non obbligatorietà dell'azione penale voi tutti pensereste ad un uomo del Pdl o berlusconiano. Invece sono le idee di Giovanni Falcone, uno che la mafia la combatté davvero per vent'anni senza nessuno scopo di lucro superiore, nonostante gli attacchi che subì quando andò al Ministero, e che per questo perse la vita; e che non merita un antimafia fatta da Scalfari, Saviano e Travaglio, ma da chi ha avuto e continua ad avere in sé il vero senso dello Stato.
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