Pd: "Alle politiche niente primarie"
La linea, valida per tutta l'Italia, è emersa sabato durante l'assemblea regionale. Stumpo: "La selezione dei parlamentari non sarà presa nel buio di una stanza". Morgando: "Valuteremo"
A Roma si sente odor di elezioni e il Partito democratico inizia a discutere sul metodo di selezione dei parlamentari. Alla Camera e in Senato non ci sono i numeri per riformare la legge elettorale, nonostante gli italiani si siano dimostrati sempre più insofferenti nei confronti del cosiddetto "Porcellum" e soprattutto della variante che prevede liste bloccate per ogni partito. Ma allora come ovviare? Il segretario Pier Luigi Bersani, pur sottolineando la necessità di aprire la discussione alla società civile, non pare intenzionato a istituire primarie per la scelta dei parlamentari.
Vero e proprio dogma per la selezione della classe dirigente nell'ambito di cariche monocratiche, lo strumento della partecipazione collettiva non pare, infatti, essere particolarmente indicato per scegliere i parlamentari. Almeno secondo i vertici nazionali. Questa indicazione è emersa sabato, a margine dell'ultima assemblea regionale, che ha visto la partecipazione di Nico Stumpo, responsabile dell'organizzazione nella segreteria Bersani. «E' necessario che il Pd apra le proprie liste alle istanze della società italiana – tiene a sottolineare il dirigente nazionale interpellato dallo Spiffero – di certo la selezione dei parlamentari non sarà frutto di riunioni ristrette nel buio di una stanza». Ma poi aggiunge: «Dobbiamo verificare se le primarie, efficaci nella scelta del premier o del sindaco di una città, siano lo strumento migliore anche per individuare i rappresentanti del nostro elettorato in Parlamento». Confermata la volontà di mettere in campo liste competitive in vista dello scontro elettorale, evitando, però, che attraverso le primarie si creino forti lacerazioni in seno al partito. Quindi sarà necessario trovare un'altra soluzione. Quale, non è ancora chiaro: si parla di assemblee aperte e partecipate, ma per ora non c'è una linea condivisa. «L'unica cosa certa è che sarà un metodo omogeneo in tutta Italia. Non è che ogni regione fa a modo suo» conclude Stumpo.
Attendista, per ora, il segretario regionale Gianfranco Morgando: «Noi abbiamo iniziato sabato un percorso di riflessione sull'assetto del partito e quindi anche sugli strumenti da utilizzare per dotarci di liste il più rappresentative possibile. Io attualmente non ho idee preconcette e non porto avanti una tesi, la linea dovrà emergere dopo una serie di discussioni all'interno del partito». Insomma pare chiaro cosa non si deve fare, più nebulosa l'alternativa.
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