ROMA - Un bimbo rom di un anno è morto mentre giocava dopo essere stato folgorato da una scarica di corrente elettrica nel campo nomadi di Tor De Cenci, un grumo di baracche e container, spazzatura e vite accatastate lungo una delle strade più pericolose d'Italia, la Pontina.
Il piccolo George stava inseguendo una pallina quando ha messo i piedi su una lastra di metallo che ha "raccolto" la dispersione elettrica del frigorifero, senza scaricare a terra la corrente. Questa, secondo una prima analisi più approfondita, la dinamica dell'incidente. In un primo momento si era pensato che il bambino avesse toccato un filo elettrico scoperto dell'elettrodomestico.
La donna ha subito chiamato aiuto: il piccolo è stato soccorso e portato all'ospedale Sant'Eugenio dove però i medici hanno potuto solo constatare il decesso. Secondo quanto si è appreso, il salvavita era installato ma non attivo. Sul posto la polizia scientifica ha effettuato i rilievi e ha isolato il container dove è morto il bimbo.
Una morte assurda. Ancora di più se si pensa che George viveva con i suoi genitori, poco più che ventenni, in un campo autorizzato, il River. E proprio per rendere la loro abitazione più accogliente e vivibile per il piccolo la coppia stava facendo dei piccoli lavori e aveva affidato il bimbo alla nonna. Ora i due giovani genitori piangono davanti all'ospedale.
«Era il loro unico figlio», piange disperato un amico della coppia che con altri nomadi di Tor dè Cenci si è radunato davanti l'ospedale. Nel campo rabbia e rassegnazione. «Noi non vogliamo vivere così, noi vogliamo campi attrezzati e vivibili. Qui siamo aumentati, ora siamo in 400, e anche se le condizioni igieniche sono migliorate le case sono insicure», dicono i nomadi che piangono il bimbo.
All'interno dell'insediamento, uno di quelli «tollerati» ma non autorizzati dal Comune ma che esiste da 15 anni, vivono per la maggior parte nomadi di origine bosniaca. È un campo che nel piano del Campidoglio dovrà essere trasferito ma già in passato i residenti hanno rifiutato lo spostamento presso il campo, molto più grande, di Castel Romano. «Lì non vogliamo andare - hanno detto i residenti del campo - perch‚ ci sono già 800 persone, che vivono anche peggio di noi, sono troppi e rischieremmo di non andare d'accordo. Ci mandino in un campo attrezzato e vivibile».
Scoppia intanto di nuovo la polemica sui campi nomadi. L'opposizione invoca «sicurezza» e la replica del vicesindaco e assessore alle politiche sociali Sveva Belviso è chiara: «Il piano del Comune va avanti e prevede solo campi autorizzati, attrezzati e sicuri. Tor dè Cenci chiuderà entro l'anno».
«Entro la fine del 2011 i 350 nomadi del campo nomadi di Tor De Cenci saranno trasferiti nel nuovo campo attrezzato a La Barbuta (sull'Appia, non lontano dall'aeroporto di Ciampino, ndr). Qui verranno anche trasferiti, in seguito, i nomadi dell'insediamento a Tor Di Quinto: in tutto ci saranno 700 persone», ha precisatoBelviso, che ha effettuato un sopralluogo nel campo nomadi di Tor De Cenci. «Ci sono stati dei rallentamenti nei lavori per la costruzione del campo - ha spiegato Belviso - perché nella zona dove sorgerà il nuovo campo attrezzato erano stati trovati dei rifiuti tossici, quindi era necessaria una bonifica».
«Ai familiari del bimbo rom morto oggi, a causa di un cavo elettrico scoperto, giungano le mie sentite condoglianze insieme a quelle di tutta l'amministrazione capitolina. Il Campidoglio offrirà completo sostegno alla famiglia, e si impegnerà nello stesso tempo al massimo perchè il Piano Nomadi venga portato a termine così da evitare a tanti nuclei familiari di vivere in condizioni precarie e pericolose, soprattutto per i minori e i soggetti più deboli», ha detto in una nota il sindaco di Roma Gianni Alemanno.
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