Opinione di Peppino Caldarola
Bersani, fai fuori il "metodo Penati" oppure dimettiti
Non basta un processo interno al Pd per scacciare Penati a mettere il partito al riparo da altri scandali. Serve una misura drastica contro il "metodo Penati": come Confindustria deve allontanare gli imprenditori che fanno affari con i politici, così il Pd eliminare ogni politico che fa carriera grazie all'affarismo. Altrimenti muore.
Bersani e Penati
29 agosto 2011 - 10:19
Luigi Berlinguer ha convocato il tribunale interno del Pd per esaminare la posizione di Filippo Penati e decidere sulla compatibilità della sua presenza nel partito. I tribunali "interni" fanno rabbrividire. Nella storia della sinistra, e di quella di tradizione comunista, questa procedura ha una storia infame. Dall'espulsione di Cucchi e Magnani, socialdemocratici ante litteram, all'allontanamento del gruppo del Manifesto è stata un susseguirsi di provvedimenti che hanno teso a salvaguardare la purezza del partito dalla contaminazione degli eretici.
L'eresia di Penati è più grave e riguarda il suo profilo morale gravemente messo in discussione dall'azione della magistratura. Tuttavia anche in questo caso il tribunale interno si rivela lo strumento inadatto a porre riparo a un comportamento deviante. Se l'espulsione per colpe politiche appare indecente, quella per immoralità rischia di essere inadeguata. L'accusa sostiene che Penati per un tempo lunghissimo ha chiesto tangenti e ha addirittura creato un sistema di potere fondato sulle tangenti. La particolarità di questa deviazione sta nel fatto che Penati e i suoi collaboratori hanno favorito e costretto al pagamento imprenditori corruttibili favorendo l'acquisizione da parte loro di posizioni di vantaggio negli appalti pubblici.
Diciamo la verità. Il sistema Penati è largamente diffuso nei partiti politici e si accompagna da un'altra particolarità di questo sistema corruttivo che è quello di "inventare" imprenditori. Non si contano gli uomini di impresa che esistono sul mercato solo perché la politica ha dato loro un ruolo e molti affari. Accanto a un'imprenditoria vera che corre rischi c'è un'imprenditoria protetta che è connessa alla classe politica, di tutti i partiti, senza la quale non starebbe sul mercato.
Per rompere questo circolo vizioso Confindustria potrebbe decidere l'allontanamento di tutti coloro che risultano connessi al sistema dei partiti così come Confindustria siciliana allontana quelli che fanno affari con la mafia. Un'operazione di pulizia di non difficile attuazione visto che in ogni città, o comune, sono largamente noti i nomi degli imprenditori "finti" o "semi-veri" che lavorano solo perché la politica in cambio di tangenti li fa lavorare. La deformazione del mercato è talmente grave che solo un gesto forte può dare l'idea che la ricreazione è finita.
Il partito politico, in questo caso il Pd, potrebbe dedicarsi invece a censire in ogni realtà i casi di connessione fra i suoi dirigenti e i finti o semi-veri imprenditori. Anche qui non ci vuole molto. I dirigenti che devono il loro successo all'affarismo sono noti a tutti e allontanarli ovvero impedire che continuino nella loro azione richiede molto coraggio ma è assolutamente indispensabile. Questo rende il tribunale anti-Penati probabilmente superfluo.
L'ex presidente della provincia, se ha ancora un minimo di dignità, dovrebbe dimettersi dal consiglio regionale visto che ha preso voti per amministrare e non per distogliere denaro pubblico. Ma i militanti e gli elettori del partito si sentirebbero più tranquilli se sapessero che altri Penati non possono più essere tollerati. Anche se il tribunale presieduto da Luigi Berlinguer accerterà e sanzionerà Penati, il tema della diffusione del suo metodo resta aperto. Bersani ha di fronte a sé la responsabilità non di espellere Penati ma di dire al suo partito che ogni contiguità con l'affarismo è da considerarsi conclusa. Le repliche orgogliose lasciano il tempo che trovano. L'immoralità della destra berlusconiana non mette al riparo dalle proprie colpe.
È un modo di fare politica che deve essere sanzionato e interrotto con una rivoluzione culturale seria e coraggiosa che comprenda anche il fatto che il partito di Penati deve chieder scusa agli italiani. L'ex presidente della provincia di Milano vada per la sua strada e si difenda nei tribunali veri. Ma il suo partito deve mettere in moto tutte le contromisure per impedire che il suo metodo continui ad essere la stella polare di tanti suoi dirigenti. Serve cioè un gesto forte e non solo l'allontanamento del singolo reprobo che per anni ha fatto quello che l'accusano di aver fatto senza che nessuno (strano, no?) se ne accorgesse.
Fuori dagli affari, fuori dalla gestione degli appalti, fuori dalla sanità e dalla Rai sono gli unici rimedi per impedire che la questione morale distrugga il Pd. E soprattutto bisogna tornare a misurare i dirigenti sulla base delle capacità politiche e non sulla loro vicinanza a imprenditori generosi e rigenerati. È difficile? Basta controllare le spese di alcune campagne elettorali, il costo di molte segreterie personali, il tenore di vita improvvisamente decollato. C'è il rischio che questa rivoluzione culturale dia vita a una caccia alle streghe che si torni a concezioni pauperistiche? È un prezzo da pagare perché senza una rigenerazione morale la sinistra non può fare politica. L'idea che politica e disinvoltura morale possano (o addirittura debbano, in qualche sao estremo) coincidere ha già fatto troppi danni.
Commenti
Inviato da Anonimo il 29 agosto 2011 - 21:14
Penso che Caldarola abbia espresso con grande nettezza nel suo precedente articolo, quello in cui dava un giudizio sul modo di porsi nella sfera pubblica di Penati, giudizio che si può già dare senza aspettare l'esito di un processo opinioni che condivido in pieno, come anche le sue considerazioni su le scelte tutto sommato irrilevanti e inadeguate assunte dal PD per tentare di fare il punto della situazione. Intanto sarebbe stato opportuno NON querelare Gasparri per le sue critiche forse sopra le righe ma sottoscrivibili da molti, per esempio da me che appoggio il PD. Napoleone preferiva i suoi generali fortunati piuttosto che intelligenti, D'alema sembra aver adottato criteri analoghi, forse sostituendo la fortuna con la furbizia nella selezione del personale politico da promuovere.
Inviato da Anonimo il 29 agosto 2011 - 16:08
Quello delle tangenti del Pd ex.... ex.....ex Pci è un vizietto che viene da lontano ..... ma non va lontano! la parafrasi è voluta. Arriva dalla "conventio ad escludendum" della guerra fredda allorquando i compagni coesistevano con "il fine giustifica i mezzi". I "mezzi erano pochi ma la papera galleggiava" (altra parafrasi voluta e da drive in). Oggi che la politica si è involuta rimane però sempre qualcuno vocato alla "provvista" che fa carriera. Tutti sanno e fanno finta di non vedere; l'esercito dei para..... è sempre attivo, poi i "provveduti" fanno finta di non vedere e cadono dal pero coprendosi con ridicole foglie di fico. Tutti a casa non ne salvo manco uno dei Piccini figiciotti: dal "barcarolo" con le vele al vento e la "Fondazione pronta" con i suoi mozzi a quell'altro vicerè di Napoli e ai tanti altri dal balbettio sopito. L'unica diversità rimasta è che i "ribaldi" del centrodestra sanno che i quattrini non sono lo sterco del diavolo mentre questi ex sinistri ostentano verginità.
Inviato da Anonimo il 29 agosto 2011 - 13:20
Nella giornata odierna sulla home page di Repubblica non c'è traccia di Penati... Il mero dato è eloquente. La maggioranza è bollita e... non si scorge alternativa all'orizzonte. Il nostro paese ha bisogno di una sinistra moderna e coraggiosa, capace di promuovere coraggiose riforme incisive, sfidando, ove fosse necessario, l'impopolarità. Invece ce ne tocca una fatta di corrotti moralisti e malati di immaginaria superiorità morale, demagoghi e banderuole di cui il quotidiano citato sopra è lo specchio fedele. Progressisti? Nemmeno conservatori, bensì nostalgici del mondo che fu e non ritornerà.
Inviato da Anonimo il 29 agosto 2011 - 13:15
Non potrà mai qualsiasi partito riformare dall'interno il suo modo di agire, di pensare, di fare (mal)affari....NN gli conviene, come fa il pd con penati, fa la lega con qualcuno, il pdl con altri e via dicendo...ma anche Confindustria predica bene e razzola malissimo...Bisogna rivoluzionare dall'esterno, perchè a quei quattro che hanno occupato ogni istituzione non gli sfiora minimamente l'idea che così facendo si porta allo sfascio un'intera nazione...il loro unico cruccio è dove sistemare i loro figli, gli amici, le amanti e tutti i loro conoscenti....
Inviato da giaczan il 29 agosto 2011 - 12:40
C'è una sola impostazione su tre direttrici. Scegliere persone nuove, che non vivano o abbiano vissuto di politica ma che siano sul serio prestate (al massimo due candidature) al percorso politico, meglio se hanno già un'età con esperinza, i giovani (vedi Renzi che non si sa dove ha lavorato finora) facciano gavetta nella vita sociale ed economica. In più con le primarie si individuano i candidati del territorio e a questi viene pagata dal partito, uguale per tutti, la campagna elettorale ed il partito deve pretendere i rendiconti. Terzo, ma non ultimo, l'integrità degli eletti deve essere misurata dal termometro del territorio costantemente, nei circoli, nei quartieri e nelle città. A Roma l'integrità - compresa la partecipazione ai lavori d'aula e di commissione - va garantita dai probiviri del partito e nulla deve essere nascosto ne lasciato decantare. Lo scrive e lo vogliono i tesserati e chi li vota.
G. Zanella
G. Zanella
Inviato da vast il 29 agosto 2011 - 11:51
Tema importante, da affrontare (se lo si vuole fare seriamente) anche nei suoi risvolti pratici.
Ad esempio, cosa ne facciamo della concorrenza? Non parlo solo di quella interna al partito, ma anche degli alleati o presunti tali (ad esempio l'UDC, tanto per non fare nomi) o gli avversari (ma vicini vicini, tipo CL, al cui confronto i legami improvvidi di Penati impallidiscono - ne vogliamo parlare?). Insomma, o la moratoria e' di tutti (separare definitivamente affari e politica) o come potrebbe il solo PD confrontarsi con avversari dalle pratiche ben più disinvolte? Basta vedere il caso di Milano, dove la sinistra ripulita dopo Tangentopoli e' stata messa sotto per anni dai ben più spregiudicati ciellini.
Non vuole essere una giustificazione questa, sia ben chiaro, ma un elemento di riflessione.
Ad esempio, cosa ne facciamo della concorrenza? Non parlo solo di quella interna al partito, ma anche degli alleati o presunti tali (ad esempio l'UDC, tanto per non fare nomi) o gli avversari (ma vicini vicini, tipo CL, al cui confronto i legami improvvidi di Penati impallidiscono - ne vogliamo parlare?). Insomma, o la moratoria e' di tutti (separare definitivamente affari e politica) o come potrebbe il solo PD confrontarsi con avversari dalle pratiche ben più disinvolte? Basta vedere il caso di Milano, dove la sinistra ripulita dopo Tangentopoli e' stata messa sotto per anni dai ben più spregiudicati ciellini.
Non vuole essere una giustificazione questa, sia ben chiaro, ma un elemento di riflessione.
Inviato da John Wilkes il 29 agosto 2011 - 11:49
Caro Caldarola,come non concordare con quanto scrivi! Sai bene che sradicare quello che chiami "il metodo Penati" equivarrebbe ad azzerare il partito democratico. E il riferimento non è mica solo alla vecchia guardia, ma in particolare a quella emergente, che ha imparato velocemente le regole del gioco. Renzi ed i suoi amici sparsi per l'Italia con quali soldi si sono pagati le spumeggianti campagne elettorali? Tutti lo sanno ma nessuno, dentro il Pd, osa denunciare lo scandalo di finanziamenti occulti che connota tutte le campagne elettorali, dal quella per il consiglio comunale a quella per diventare parlamentare. Anche per questo, eliminare il "metodo Penati" è una sfida che non potrà mai essere raccolta. Soprattutto da Bersani, che è arrivato dove è arrivato pure (o soprattutto?) perchè, diciamo così, si è sempre dimostrato molto sensibile alle istanze del mondo cooperativo. Lo stesso che non a caso ritroviamo al centro dell'inchiesta su Penati! Vogliamo credere che uno come Bersani, prima di scegliere Penati come suo braccio destro, non conoscesse le doti "extra-politiche" di Penati, ossia la sua formidabile attitudine a relazionarsi con il mondo degli affari? Se così fosse, a maggior ragione Bersani si deve dimettere: ai suoi livelli l'ingenuità non è ammissibile...Ora appare, ai miei occhi, sempre più chiara, la battuta che mi fece un amico parlamentare, il giorno in cui, in un congresso provinciale dei Ds, venne sconfitto il candidato che denunciò i forti condizionamenti dei cosiddetti poteri forti sul partito: "Paolo Rossi (nome di fantasia del vincente) non è un gran politico, ma almeno ha ottimi rapporti con la cooperazione e gli industriali".
Inviato da Bartolo Anglani il 29 agosto 2011 - 11:26
MA che razza di utopia! Se il PD dovesse far fuori tutti quelli che fanno affari e trafficano, dove finirebbe il PD? Un partito che non ha linea politica (è sempre frenato da opinioni opposte) e non ha identità (non si sa nemmeno se sia un partito di sinistra), si mantiene solo con gli affari, e poi mette ai suoi vertici persone oneste (come Bersani) ma inconsapevoli del partito che essi stessi dirigono. Se volete chiudere il PD ditelo subito, inutile gingillarsi con la cacciata degli affaristi perché dopo averli cacciati rimarrebbero 4 gatti.
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