Bresso: "Mi riprendo piazza Castello" Pubblicato Martedì 21 Giugno 2011, ore 6,15
La Zarina, ringalluzzita dagli ultimi sviluppi processuali, è convinta che il tribunale la riporterà alla guida della Regione: "Le elezioni le ho vinte io". E se si tornasse alle urne è già pronta per le primarie
RIDE BENE CHI... Mercedes Bresso
E' di rientro da Bruxelles, Mercedes Bresso, quando da Lo Spiffero arriva una telefonata. «Non mi disturba affatto» risponde dall'automobile che la porta verso l'aeroporto. Ha appena incontrato Jose Manuel Barroso, presidente della Commissione Europea, e si appresta a rientrare a Torino. Dopo la sconfitta alle elezioni regionali dello scorso anno divide il suo tempo tra l'Europa (è a capo del Comitato delle Regioni) e Palazzo Lascaris, da dove conduce la sua personale battaglia politica contro il governatore leghista Roberto Cota, l'usurpatore.
Oggi andrà in scena l'ultimo atto del processo contro Michele Giovine e lei non vuole perderselo: «Parteciperò senza dubbio, poi non resterà che attendere la sentenza prevista per il 30 giugno». In pochi scommettono sull'assoluzione, ma quello resta un passaggio intermedio. E' un altro il pronunciamento tanto atteso dalla Zarina: «Il 4 ottobre è fissata l'udienza della Corte Costituzionale, che potrebbe ripassare la palla al Tar, il quale potrebbe dichiarare illegittima l'elezione di Cota - in seguito all'annullamento della lista di Giovine - senza dover aspettare la conclusione dei processi civili e penali in corso». E a quel punto? «Beh, Cota non ha vinto le elezioni, quindi le ho vinte io».
Puntate precedenti. Nell'ambito di un procedimento amministrativo sull'ammissibilità della lista "Pensionati per Cota" di Giovine, il Consiglio di Stato – a cui si erano rivolti i legali della Bresso - avrebbe sollevato una questione di legittimità costituzionale, sul ruolo del Tar. La norma presa in esame, in particolare, sarebbe quella che non permette ai Tar di pronunciarsi direttamente sull'autenticità delle firme elettorali. I giudici del tribunale amministrativo piemontese, infatti, in quell'occasione avevano dovuto riservarsi ogni decisione e attendere l'esito di una causa per falso avviata dal Tribunale civile. Se la Corte Costituzionale, come sembra, cancellerà quegli articoli del codice che vincolano il Tar ad attendere lo svolgimento dei processi in atto, allora i voti della lista "Pensionati per Cota" verrebbero annullati in tempi relativamente brevi. Ergo – secondo il Teorema Bresso - Cota ha perso le elezioni.
Ancora una volta si torna a parlare di surroga in un periodo storico particolarmente delicato. Tre scandali hanno ormai definitivamente ammaccato il prestigio del governatore leghista, che continua a barcamenarsi tra 'ndrangheta, Sanitopoli e firme false. Non aiutano neanche le sconfitte elettorali - dal feudo verde di Novara, passata nelle mani del centrosinistra, ai referendum -. La maggioranza barcolla, il rapporto con il Pdl è sempre più difficile e la nascita di una nuova componente a Palazzo Lascaris non aiuta a semplificare il quadro. Alle 11, in piazza Alfieri, una manifestazione della fondazione Benvenuti in Italia, assieme a tutte le sigle del centrosinistra servirà per chiedere la testa del governatore "assediato" in un palazzo che non ha mai dimostrato di amare particolarmente. Il Pd dopo vari tentennamenti ha deciso di aderire e lei Bresso, ci sarà? «Oh yes. Le dimissioni di Cota sarebbero un bene per tutti i cittadini piemontesi». E la sua ambizione di tornare in piazza Castello? «A me interessa che questa gente se ne vada a casa, se poi ci sarò io o meno non fa la differenza».
Particolarmente serena e gioviale, contrariamente a come spesso è stata disegnata, la Bresso da un lato continua a sostenere che quello scranno le sia stato sfilato in modo illegale, dall'altro si dimostra disponibile nei confronti del partito - il Pd - che non ha certo mostrato grande solidarietà al momento della sconfitta. Certo non ha migliorato i rapporti quel baratto al quale lei stessa si è sottoposta per conservare l'incarico di presidente del Comitato delle Regioni in cambio del ritiro dei ricorsi contro Cota. Ma allora perché continua a rappresentare un gruppo consiliare diverso rispetto a quello del Partito democratico, in barba alle regole interne del partito (che peraltro non rispetta nessuno)? «E' stata una decisione consensuale, per permettermi maggiore autonomia nell'azione politica, ma presto non escludo la possibilità di federare le due forze in aula». Un'ultima domanda: se il tribunale annullasse le elezioni, anziché sostituire un presidente con un altro? «Vuole sapere se avrei paura di confrontarmi nelle primarie?». Domanda inutile, risposta scontata.
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