i ribelli di Palazzo Cisterna
Parte dei democratici in fermento nel Consiglio provinciale: "Qui non comanda Fassino". Rischia di saltare l'accordo con Gariglio per la spartizione dei capigruppo. Il sindaco si prepara alla conta forzando la mano e aderendo al gruppo Pd in Sala RossaECO DEM Silvia Fregolent
"Ora basta". I consiglieri provinciali del Pd hanno rotto gli indugi e paiono decisi a far saltare l'accordo che porterebbe Silvia Fregolent (Eco Dem, legata politicamente al No Tav Roberto Della Seta) a capo del gruppo per garantire l'elezione in Sala Rossa di Stefano Lo Russo. "Noi non siamo qua ad assecondare le promesse di Fassino e le pretese di Gariglio" ha sbottato una di loro, facendo presagire il rischio di un nuovo polverone.
Puntate precedenti. Anche dopo la formazione della nuova giunta, la tensione tra il sindaco e il suo competitor delle primarie è rimasta altissima, con il primo che tenta di gestire anche le dinamiche interne alla Sala Rossa, stringendo accordi trasversali all'interno della coalizione, e il secondo che dopo la coraggiosa campagna per le primarie è tornato a esercitare il ruolo di capobastone. Dopo aver piazzato in giunta il fedelissimo Claudio Lubatti, Gariglio ha trasferito le sue attenzioni sull'assemblea cittadina, dove prima ha tentato di far saltare l'accordo coi Moderati che prevede la presidenza a Giovanni Ferraris, poi ha assecondato le ambizioni di Roberto Tricarico per mettersi di traverso all'elezione a capogruppo Pd di Stefano Lo Russo. Per trovare la quadra, Fassino, con l'ausilio della capocorrente Paola Bragantini (impalpabile durante la formazione della giunta, particolarmente attiva per garantire Lo Russo), ha cercato una quadra, coinvolgendo anche l'assemblea provinciale, dove a capitanare il gruppo dei democratici c'era proprio il neo assessore Lubatti. "Sarà Gariglio a indicare il suo successore" è stata la pensata del sindaco, per ottenere il via libera su Lo Russo in Sala Rossa, garantendo l'accordo con il suo tutore politico, il segretario regionale Gianfranco Morgando.
Così sono iniziati i contatti tra i nanetti del Consiglio provinciale e il mal di pancia si è diffuso, mettendo in serio pericolo l'accordo. Non ha convinto neanche il protagonismo della Bragantini che martedì, durante una riunione del gruppo, si è detta disponibile a condurre le consultazioni, facendo emergere solo successivamente il disegno studiato a tavolino con il nuovo sindaco. A testimoniare la tensione in piazza Castello, la scelta di Lubatti di non dimettersi per ora, evitando di far votare il subentrante Dario Omenetto, bindiano. E' proprio l'asse tra Sinistra in Rete e bindiani a far paura, anche perché pare sia già emerso il nome dell'anti-Fregolent, che presto potrebbe godere della maggioranza dei consiglieri democratici. Inutile dire che i bindiani, rappresentanti in Consiglio da Dina Bilotto e Pasquale Valente, potrebbero avallare uno sgambetto a chi, fino a ora, li ha dimenticati e che da domani potrebbe tornare a corteggiarli.
Intanto, a dimostrazione dell'aria sempre più malsana che si respira a Palazzo Civico, la scelta quanto mai inusuale di Fassino, che domani, alla prima riunione del gruppo consiliare, annuncerà la scelta di aderire al gruppo Pd e di votare per il nuovo capogruppo. In Sala Rossa si prepara una dolorisissima conta.
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