Pubblicato Martedì 07 Giugno 2011, ore 6,20
Rischia di saltare l'accordo tra Fassino e Portas che prevedeva la presidenza del Consiglio ai Moderati. A lavorare allo sgambetto garigliani (per Mangone) e Modem (Altamura). E Paolino
>All'inizio erano solo chiacchiere di corridoio, poi sono diventate voci sempre più insistenti: la poltrona di
Giovanni Ferraris scricchiola e con essa l'accordo tra il sindaco
Piero Fassino e i Moderati di
Mimmo Portas che prevedeva lo scranno più alto della Sala Rossa, per un esponente di quella che si è affermata come la seconda forza della coalizione. Di qui al 14 giugno, quando è stato convocato il Consiglio, tutto può ancora accadere, intanto le trattative si intensificano. A pianificare lo sgambetto sarebbe la folta pattuglia di scontenti del Partito democratico, che dopo essere stati esclusi dall'esecutivo cittadino, hanno intenzione di far pesare i numeri in Aula, anche a costo di creare una frattura con il principale alleato, indebolendo di fatto la posizione del primo cittadino. Da un lato
Andrea Giorgis e
Cesare Damiano continuano a spingere per l'ex assessore
Alessandro Altamura, dall'altro il gruppone guidato da
Davide Gariglio e
Mauro Laus, che sponsorizzano un altro ex membro della giunta chiampariniana,
Domenico Mangone. Lo stesso Portas ora è preoccupato, anche se continua a confidare nell'accordo stretto con Fassino, che prevedeva per i Moderati un assessore e la presidenza dell'assemblea, da affidare appunto a Ferraris. Ma l'ex ministro fatica a trovare il bandolo della matassa e, come nella partita per il capogruppo, non può garantire ciò che non dipende completamente da lui. Tra gli scontenti, anche i bindiani di
Mauro Marino, che ancora non sono riusciti a gratificare la performance elettorale di
Michele Paolino: «Noi non lavoriamo a ribaltoni – chiarisce l'ex presidente della circoscrizione III -. Non saremo mai il problema, al massimo la soluzione». La sensazione è che tutti continuino ad agitarsi per alzare il prezzo della propria lealtà, ma nessuno ha un progetto d'insieme. Intanto, se nella maggioranza si continua a trattare sottobanco, anche nell'opposizione è iniziata la guerra tra bande, che vede da un lato gli ex di Forza Italia dall'altro gli eredi di Alleanza Nazionale. La posizione del ciellino
Silvio Magliano, alla vicepresidenza, non pare più così solida, dopo il passo avanti di
Maurizio Marrone e
Paola Ambrogio. Poi c'è la partita per le presidenze di commissione: al Pd ne spettano tre, gli aspiranti sfioranoil doppio: tutti legittimati – a loro dire - da accordi presi direttamente con Fassino.
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