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giovedì 24 marzo 2011

ROBERTO COTA....

 
di Simonetta Zanetti VENEZIA. No ai clandestini. Sì ai rifugiati libici, ma «certificati». Che però, al momento, non sono presenti sul suolo italiano. E' il distinguo fatto dal presidente del Veneto Luca Zaia - assieme al collega piemontese Roberto Cota - durante l'incontro tra il ministro dell'Interno e i governatori italiani nel corso del quale Roberto Maroni ha chiesto alle Regioni di spartirsi 50 mila migranti.

Presidente, in pratica il vostro è un no, solo leggermente edulcorato.
«Il nostro è un no rivolto a tutti i clandestini. Che è quello che sono tutti i ragazzotti con telefonino e giubbotto griffato, in arrivo a Lampedusa in questi giorni. Il posto giusto per loro è il centro di identificazione ed espulsione».

Mentre per quanto riguarda i profughi libici?
«Maroni ha fatto un'ipotesi che al momento è del tutto virtuale, ma secondo cui potremmo trovarci ad accogliere rifugiati di guerra, come accadde nel caso della Somalia. Attenzione, però: attraversare il Mediterraneo oggi costa qualcosa come 2.000-2.500 euro, per cui bisogna avere soldi a disposizione. Anche per questo, dalla Libia non è ancora arrivato nemmeno un gommone. Nel caso dovesse succedere, magari attraverso convogli umanitari, siamo disposti a ragionare con il ministro sul piano che ci presenterà la prossima settimana, prevedendo i giusti correttivi».

Quali sono i termini del progetto del ministro Maroni?
«L'idea è di distribuire i profughi alle Regioni tenendo conto di alcune variabili come il numero di abitanti, le calamità naturali - e ricordo che noi abbiamo avuto l'alluvione -, gli immigrati già presenti sul territorio, da noi 6-700 mila, oltre al numero di disoccupati tra questi, che in Veneto sono tra i 20 e i 30 mila. Dopodiché, se ci sarà bisogno di accogliere qualche mamma e qualche bambino in arrivo dalla Libia, non ci tiriamo indietro, tenendo tuttavia presente che sul territorio non ci sono vere caserme a disposizione».

Non crede però che con questa confusione sarà difficile distinguere e separare i libici dagli altri immigrati?
«Ottenere lo status di rifugiato politico è davvero complesso, molto più facile è arrivare in Italia e farla franca con qualche espediente. Quindi è facile che chi non ha le carte in regola proverà quest'ultima via. Noi siamo vicini al ministro in questo momento di difficoltà, in cui per altro è chiara la latitanza dell'Unione europea, e aspettiamo di vedere il piano. Ma ripeto: non c'è posto per i clandestini».

Però sono i clandestini che stanno mettendo in ginocchio Lampedusa.
«Lì sono state avviate procedure speciali. Il ministro ha dichiarato che nei prossimi giorni, credo giovedì, sarà in Tunisia proprio per trattare il loro rimpatrio».

Le risulta che ci siano stati contatti con le Prefetture venete per verificare la disponibilità all'accoglienza?
«Ho parlato con il prefetto Lamorgese, che coordina i colleghi del Veneto. Mi ha detto che a fronte della richiesta di disponibilità di stabili, nel breve periodo non ci sono caserme fruibili senza interventi. Questo anche perché abbiamo seguito un piano di dismissione molto efficiente».

23 marzo 2011

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