Non ci sono più alibi, fermiamo questo sconcio
Sei riforme in vent'anni non sono bastate. Così si rischia un Paese spaccato in due sulla previdenza e sul lavoro
(...) rivalutati, per la mia vecchiaia. Proprio per rendere il trattamento più generoso (si fa per dire) è necessario allungare gli anni lavorativi, di modo chesipossanoaccumularepiùcontributierendere l'assegno pensionistico più simile allo stipendio. Bene: questabanalitàvalepertutti, tranneche per i pensionati di oggi.
Amato, Di Pietro, Prodi, maancheilprivatissimo managerMauroSentinelli, si portanoinveceacasa assegni che nulla opocohannoa che vedere con la loro contribuzione. Pensate un po' voi, per fare l'esempio più clamoroso: il Parlamento ogni anno paga220milioni di euro in pensioni e neincassa 15 come contributi. Secondo voi chi ci mette la differenza? Ovviamenteicontribuentiitaliani, conleloroimposte. Il casodeipoliticièquellopiùeclatante: sonopochiesiprendonomolto. Maildiscorsovale per numerose categorie privilegiate che hanno godutoditrattamentipensionisticiinderogasiaintermini di contributi sia di regole normative.
Traqualcheannocitroveremonell'imbarazzante situazione di avere due Italie anche nel mondo pensionistico. Oggi già esistono nel lavoro: dauna parte i protetti e dall'altra gli invisibili. La stessa situazionesicreeràperlaprevidenza. Daunapartei vecchi pensionati e dall'altra i nuovi. Questi ultimi, dopoaversopportatopertuttalalorovitalavorativa i costi delle vecchie pensioni, si vedranno riconosciuti assegni ridicoli. Cornuti e mazziati.
Il segreto è l'opacità. La materia pensionistica è una bomba a scoppio ritardato e il cui libretto di istruzioni è scritto in aramaico. È difficile rendersi conto di quanto ci sta avvenendo: è impossibile sapere cosa avverrà tra 20-30 anni. I cosiddetti parasubordinati sono i paria del nostro mondolavorativo. Ma sono anche numerosi: quasi 2 milioni. Pagano contributi da favola, incassano stipendi a singhiozzo e sono, con tutta probabilità, destinati adassegnipensionisticidaincubo. Certo, grazie ai loro contributi si fa finta di mettere in ordine l'ultima riga dei conti. Ma è una finzione appunto.
Il governohagiàfattounaminiriformachedarài suoibuonifrutti. Mini, perchéèpassatainosservata. E buona perché allunga surrettiziamente (senza grandi manifestazioni di piazza) l'età in cui si andràinpensionelegandolaalcresciutaaspettativadivita. Ma, sitrattaovviamentediunpiodesiderio, dovrebbe avere il coraggio di fare di più e rompere il tabù dei diritti acquisiti. Mettiamola così: nonsi può pensare che un diritto di oggi, anche se derivante daunfurto di ieri, sia intoccabile. Nonsi puòtagliareegiustamenteintuttiisettoriedimenticare che un euro ogni tre di spesa pubblica se ne va in pensioni. Si deve mettere ordine nella giungla dei privilegi del passato e tagliare senza indugio. In molti casi, in troppi casi, gli assegni pensionistici non sono il frutto del proprio lavoro, ma il risultato del proprio status passato. Quando si dice che si toglie il futuro ai giovani, di questo si dovrebbe parlare. E non delle balle assistenzialiste, tutte volte a pagare qualche stipendio in più.
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