"RIINA TREMAVA DALLA PAURA", Intervista al Capitano Ultimo - di Massimo Martini
Intervista al Capitano Ultimo
Palermo, 15 gennaio 1993, il capitano "Ultimo" e i suoi uomini mettevano fine alla latitanza di Salvatore Riina, il nemico pubblico numero uno, capo incontrastato di Cosa Nostra. Da allora sono passati diciotto anni e ieri, nel giorno dell'anniversario dello storico arresto abbiamo sentito in esclusiva "Ultimo", al secolo Sergio De Caprio, ora diventato colonnello e vice comandante del NOE dei carabinieri.
Che immagine conserva di quel memorabile giorno?
Quando l'abbiamo arrestato assieme a Salvatore Biondino, che guidava la macchina, ero assieme ai miei uomini: Arciere, Vichingo, Omar. Quando gli ho messo le manette lui tremava chiedendoci: «Chi siete? Chi siete?» Rispondemmo: «lei è prigioniero della Crimor.» In caserma lo mettemmo seduto sotto la foto del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, gli abbiamo dato un bicchiere d'acqua e una sigaretta. Totò Riina tremava dalla paura.
Come si sente diciott'anni dopo l'arresto che ha segnato la svolta alla lotta contro Cosa Nostra?
Bene, siamo felici, ma dobbiamo andare avanti. Per noi la cattura di Riina era da considerarsi un punto d'inizio non un punto d'arrivo. Un inizio di una stagione di lotta, di civiltà e di libertà.
A che punto è questa lotta diciotto anni dopo?
Questo bisogna chiederlo a quelli che fanno le valutazioni, le analisi, le critiche, io posso parlare del mio impegno e di quello dei ragazzi che incontro. C'è sempre quella disperata voglia di giustizia e di purezza. La leggo sia negli occhi dei giovani carabinieri che in quelli dei vecchi e questo mi rende felice.
Lei dove lo passa l'anniversario?
Sulla strada, tra i miei uomini, dove mi sento a casa mia. Con i soldati, gente umile e semplice, questo è il nostro mondo, lontano dai salotti, dalle cerimonie e dai chiacchieroni.
Come si è sentito negli anni in cui una certa parte dell'antimafia l'ha accusata?
Quella non è una certa parte dell'antimafia, quella è una parte della mafia guidata da Riina Salvatore che continua la sua battaglia. A volte sparano con la lupara, a volte con i microfoni. Usano persone diverse, le vestono come gli fa comodo, a volte con la coppola, a volte con la toga, a volte con la penna, ma sempre mafiosetti sono. Non ci fanno paura, ci fanno schifo tutti allo stesso modo.
È vero che è stato Bernardo Provenzano a tradire?
Questa è una totale falsità che sicuramente fa comodo a qualcuno raccontare.
Ma ci sarà un momento in cui i mafiosi "non dichiarati", quelli che non sono criminali riconosciuti ma che la mafia la sostengono, la servono e se ne servono saranno scoperti?
Aldilà dei mafiosi, il mondo è stato sempre pieno di vigliacchi e di parassiti. Bisogna saper distinguere. L'importante è che ci siano i giovani che continuano a lottare con umiltà e semplicità senza cercare premi, riconoscimenti sennò diventano schifosi come quelli che vanno a parlare in televisione.
Da come parla dei giovani Lei mi sembra ottimista.
Sono molto positivo, vedo molti ragazzi valorosi che hanno voglia di libertà e giustizia e che vivono con rabbia tante ingiustizie. Vuol dire che ci sarà sempre chi combatte. Questo è il principio importante, non è vincere ma che ci sia sempre il principio di libertà e giustizia. Sono realista, perché questa è la realtà che incontro tutti i giorni per la strada.
Il suo ex comandante, il generale Mario Mori, ora è imputato per concorso esterno in associazione mafiosa. Vuole commentare?
La mafia fa le sue battaglie e perciò continua a tentare di uccidere chi l'ha combattuta e quindi dal loro punto di vista attaccano il generale Mori che è un loro nemico.
Il problema non è quello che fa la mafia, il problema è che ci sono delle persone squallide che legittimano la mafia e delegittimano le istituzioni e sono più schifosi dei mafiosi. Quindi bisogna dire ai giovani di stare in guardia. Queste persone sono ciò che rende marcia la società civile. Questi sono vigliacchi che per la carriera o perché collegati con la mafia portano avanti i progetti dei mafiosi e dei parenti dei mafiosi.
Quindi non c'è secondo lei una dose di buona fede o pentimento?
Buona fede? Non sanno nemmeno cosa sia… La buona fede non la vedo in giro, vedo tanti viscidi e vigliacchi.
Come si fa a spiegare ai giovani la differenza?
Io credo che la gente capisca. Capisce che non sono quelli che parlano dai salotti che devono spiegarci ciò che e giusto e ciò che è sbagliato. Si è capito chi sono i pagliacci. Sta anche ai giornalisti farlo capire. Non è compito mio, io devo solo eseguire e rimanere umile e servire il popolo con amore e devozione.
Massimo Martini
Sostenitori delle Forze dell'Ordine
su Freedom24 il 15 Gennaio 20
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