Si chiama Bond, "Peveraro Bond" Ed è l'incubo di Cota |
Lunedì 03 Gennaio 2011 09:01 |
Il governatore incarica un legale per costringere le banche a rivedere termini e condizioni del maxi prestito stipulato dalla precedente giunta. Un fardello da 77 milioni di interessi ogni semestre, per trent'anni Portati a casa legge finanziaria e bilancio di previsione, per Roberto Cota è arrivato il momento di prendere di petto il pesante indebitamento che grava come un macigno sui conti della Regione. 7,3 miliardi: una cifra da far tremare i polsi e che rischia di pregiudicare gran parte di quegli investimenti promessi e di cui il Piemonte ha bisogno come il pane per tentare di uscire dal tunnel della crisi. È urgente quella che i tecnici chiamano "ristrutturazione del debito", partendo dalla rinegoziazione di tutti i contratti in essere per cercare di spuntare condizioni meno penalizzanti. Nel mirino del governatore c'è anzitutto l'emissione obbligazionaria di 1 miliardo e 800 milioni di euro in bond attuata dalla giunta Bresso.
Sebbene l'operazione studiata dal vicepresidente dell'epoca Gianluca Susta e perfezionata dal suo successore Paolo Peveraro non contenga – a quanto è dato sapere – titoli tossici e l'unico derivato presente rappresenta una semplice copertura dalle oscillazioni dei tassi d'interesse e non come strumento speculativo, il prestito si è fatto particolarmente oneroso, al limite dell'insostenibilità. Con un indice Euribor attualmente attorno all'1%, la Regione, proprio in virtù degli impegni sottoscritti quattro anni fa, è costretta a pagare interessi da capogiro che ammontano (tra swap, Cds e quota capitale) a 77 milioni ogni semestre. Un salasso su cui ora il nuovo governo di Piazza Castello vuole fare chiarezza. Sono stati compiute irregolarità che potrebbero configurare costi illegittimi ai danni della pubblica amministrazione? Vi sono oneri "nascosti" nelle pieghe contrattuali tali da configurare una violazione «degli obblighi di comportarsi con diligenza, correttezza e professionalità nonché‚ di informare compiutamente il cliente sulle operazioni finanziarie proposte»? Le banche - Merril Lynch, Dexia Crediop e Imi-Sanpaolo – a cui è stato affidato a suo tempo l'incarico di "arranger" per la l'organizzazione e il collocamento dei titoli, scelte tra gli 11 istituti di credito che parteciparono al bando, si sono comportante correttamente, in modo trasparente, oppure hanno attestato «una falsa convenienza economica dell'operazione finanziaria»?
Per sgombrare il campo da ogni sospetto e tentare di strappare condizioni migliori, Cota assegnerà nei prossimi giorni all'avvocato milanese Tommaso Iaquinta l'incarico di assistere la Regione non solo nell'analisi tecnico giuridica dei contratti ma anche nell'eventuale rinegoziazione dei costi con le banche, nonché della battaglia legale che dovesse sorgere. Iaquinta si è costruito la fama di super esperto di finanza creativa, abile a stanare gli inghippi occultati dalle più sofisticate formule, un osso duro per banchieri e speculatori. È consulente di decine di enti locali, da Milano a Firenze, passando per Acqui, per il Comune di Novara, sindaco Massimo Giordano, ha rinegoziato con BNP Paribas. Ed è stato proprio l'attuale assessore allo Sviluppo economico a suggerire il presidente di avvalersi della sua collaborazione. Novarese di origine, il padre Francesco è il boss delle cooperative rosse della città, Iaquinta dopo aver svolto un mandato esplorativo – «a titolo del tutto gratuito», precisano dall'entourage del governatore – ha sciolto positivamente le riserve: ci sarebbero, a suo giudizio, elementi sufficienti per intraprendere un'azione legale. A partire dalla constatazione che alcuni advisor, autori del collocamento, sono finiti sotto giudizio della magistratura per analoghe operazioni con la regione Puglia. Si tratta di Daniele Borrega, rappresentante di Merrill Lynch e del funzionario di Dexia-Crediop, Claudio Zecchi, il quale però non avrebbe fatto parte del team cui venne affidato il dossier piemontese. Elementi che evidentemente non erano a conoscenza dei giudici torinesi, coordinati dal sostituto procuratore Cesare Parodi, che, dopo aver aperto un fascicolo "modello 45" a seguito delle inchieste di Report, non ravvisando alcuna ipotesi di reato hanno archiviato la pratica. |
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