Zaia con il sushi tra i cinesi
e i ristoratori s'infuriano
Il difensore dei prodotti tipici accusato dai «suoi» esercenti. L'accusa: si contraddice. La difesa: un'eccezione
Hu «Marco» Lishiang tra il governatore del Veneto e la moglie (foto il Mattino di Padova)
PADOVA—Vedere Luca Zaia, paladino del prosecco docg e del radicchio trevigiano, dentro un ristorante cinese con in mano un vassoio di sushi onestamente fa un certo effetto. E non solo per il fatto che fino all'altro giorno il governatore dichiarava di «non essere un frequentatore di ristoranti etnici e di non amare la cucina cinese». Si capisce, dunque, perché un gruppo di ristoratori padovani - otto, capeggiati dai titolari della trattoria «Al cancelletto » di Camin, Angela Venturini e Davide Coccato -, dopo aver visto la foto di Zaia banchettare a capodanno al «Wok Sushi » di Preganziol (Treviso), abbiano deciso di prendere carta e penna di scrivere una lettera. «Con perplessità e discutibilità - affermano - abbiamo mal digerito la foto che ritrae il governatore Zaia con l'amico Marco Hu Lishuang nella serata di Capodanno al ristorante Wok-sushi. Con quale soddisfazione il governatore si batte in difesa dei saporiti prodotti veneti?».
I ristoratori spiegano. «Le nostre trattorie non sono mai state oggetto di provvedimenti restrittivi, i giornali non hanno mai citato casi di intossicazione registrati per i nostri menù avariati e i prezzi che pratichiamo sono lo specchio dell'onestà e dell'equità. Il nostro lavoro inizia di buon'ora e finisce a notte fonda e il nostro abbigliamento è perfettamente in regola con le disposizione igienico sanitarie. I colleghi ristoratori che propongono invece menù a prezzi concorrenziali, cioè al ribasso, si orientano su alimenti diversi dai nostri che, certamente, il mercato propone». Con gli otto si è schierata subito anche l'Appe, l'Associazione provinciale dei pubblici esercizi di Padova. «Il messaggio al pubblico che il governatore lancia - recita una nota dell'associazione - è fin troppo chiaro: preferisce i ristoranti orientali, mentre quelli veneti o padovani, che cercano di proporre la cucina tradizionale veneta, sia nelle ricette che negli ingredienti, seguendo un continuo richiamo proveniente in tal senso dalla Regione, vengono snobbati. A tal proposito, non possiamo che dare ragione agli esercenti della ristorazione padovana, che si lamentano della incoerenza regionale verso i propri valori e suggerimenti commerciali di cui si fa bandiera. Pur non volendo insegnare a nessuno riteniamo che il signor Zaia dottor Luca sia libero di andare e comportarsi come crede; mentre, il Governatore del Veneto, crediamo abbia delle responsabilità e delle rappresentatività ben precise alle quale rivolgere, con coerenza, le più accurate attenzioni».
La prima reazione di Zaia alla presa di posizione dei ristoratori è di sorpresa. «E' vero sono andato a mangiare là, spendendo 19 euro e 50 centesimi, ma non mi sento parte in causa in questa vicenda - dice - non sono un frequentatore dei ristoranti cinesi e resto il governatore della tolleranza zero. Predico bene e razzolo altrettanto bene. E l'ultima volta sono andato al Wok è stata 5 anni fa». Dopo, tuttavia, il presidente tenta una riflessione più articolata. «Marco (questo il nome con cui Zaia chiama l'amico Hu) è un imprenditore serio, che vive in Italia da 24 anni - afferma -. Con i suoi ristoranti dà lavoro a 60 persone e per i piatti utilizza cibo veneto. Il gelato, giusto per fare un esempio, glielo fa un artigiano di Villorba». Zaia quindi si rivolge ai ristoratori. «Sono con loro e ho già deciso che ci troveremo insieme a mangiare, sarà il "patto del musetto" - annuncia -. Però si a chiara una cosa: io non posso diventare il capro espiatorio di nessuno. Insomma, so come vanno le cose: ci sono ristoranti pieni e ristoranti vuoti, ma non può essere sempre colpa del "governo ladro"». Pieno di sicuro era il 1 gennaio il Wok del cinese Hu Lishuang, lo stesso che in campagna elettorale aveva appoggiato Zaia con l'acquisto di alcune pagine pubblicitarie sui quotidiani. Forse, non è che alla fine la visita del governatore sia stata solo una questione di riconoscenza? «No - chiude il presidente -. Cinque anni fa andai a inaugurare il Wok e da allora ho la stima di Marco: è una questione di cultura». Cinese, ovviamente.
Giovanni Viafora
06 gennaio 2011© RIPRODUZIONE RISERVATA
sushi
Vorrei soltanto dire che il sushi non è cinese ma giapponese.La cucina giapponese è totalmente differente di quella cinese ,molto più pesante.Invece il sushi e i sashimi sono semplici ma molto gustosi.Mia nuora è giapponese e andiamo spesso in giappone.Percio posso dire che la loro gastronomia è favolosa e nella guida Michelin , Tokyo supera Parigi per il numero di ristoranti prestigiosi.Anzi,si puo notare che la cucina giapponese,specie i sushi,è più cara e più fine di ogni altra.Veramente confondere Cinesi e Giapponesi è uno sbaglio assai grave.
La Cina non è il Giappone
I Cinesi che fanno il sushi( piatto tipico giapponese) è come il marocchino che fa la pizza napoletana.
Libero cibo in libero stato
Siamo veneti e venetisti, ma ci piacciono il shushi, il kebab, la cucina indiana e quella brasiliana. Uno deve essere libero di mangiare quello che gli pare, anche se il bollito è insuperabile e il baccalà unico non vediamo nulla di male nel variare. In realtà crediamo che questa polemica sia mossa solo dal fatto che i prezzi dei ristoratori veneti sono quasi il doppio di quelli foresti e questo tiene alla larga moltissima gente, forse, cari osti, era il caso di pensarci quando con l'arrivo dell'euro avete raddoppiato il listino. Dopotutto questo è il libero mercato che tutti hanno voluto, o sbaglio? P.s. Io e i miei soci stiamo giusto andando a farci una scorpacciata di involtini primavera e riso alla cantonese...
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