Una vigna contro le mafie La Sicilia è anche questo | |
La farà nascere la cooperativa Centopassi nel comune dove ci fui la strafe di Portella delle Ginestre. Gli incontri di Assosicilia | |
SERGIO MIRAVALLE | |
La Sicilia quest'anno si presenta al Vinitaly con l'ansia di ciò che accadendo nel suo territorio: i volti dei migranti che sbarcano e il rombo dei bombardieri che solcano il cielo verso la Libia sono immagini e suoni di un film-verità che non piace a nessuno. La Sicilia si presenta anche con un neo ministro dell'Agricoltura, il palermitano Saverio Romano, che inaugurerà domani il salone veronese accanto all'ex collega di dicastero Zaia, e dovrà farsi accettare dall'enomondo nazionale, poco incline a lasciarsi considerato merce di scambio favori e carriere politiche. E' la stessa Sicilia che piange anche un doloroso vuoto: non ci sarà più Marco De Bartoli, il vignaiolo che ha dato nuova dignità al Marsala. Se ne è andato troppo presto a coltivare il suo meraviglioso "grillo" in cielo. Resta il mito del suo "Vecchio Samperi" che in 30 anni ha saputo raccontare anima e profumi della Sicilia, partendo proprio dal Marsala e dalla città che vide lo sbarco dei Mille. Il Risorgimento enologico siciliano continua anche grazie a pionieri coraggiosi come De Bartoli. Da parte delle aziende più vive e responsabili si è abbandonata la logica dei grandi numeri che fece dell'isola la patria delle produzioni di massa destinate alle distillazioni. La Sicilia è passata nell'ultimo decennio da 7 a 4 milioni di ettolitri con una superficie vitata di 115 mila ettari (per il 63% di uve bianche). La zona più vitata resta il Trapanese con il 57% delle vigne ma sta crescendo la zona di Agrigento, il Palermitano e l'Etna che si conferma tra i territori dove la vigna è tornata a creare reddito e a regalare emozioni forti. E' una Sicilia che si ritrova anche in un nuovo straordinario e non banale gioco di squadra tra le principali aziende, di varia origine e tradizione. Ma è proprio da questa diversità a dare nuovi stimoli. Lo dimostra il convincente successo di manifestazioni come "Sicilia en primeur" che ogni anno, poche settimane prima dell'appuntamento veronese, schiera una quarantina di aziende raggruppate in Assovini Sicilia. Quest'anno l'appuntamento che ha attirato una ottantina di giornalisti italiani e stranieri si è dipanato tra i territori del vino dell'isola concludendosi in un intrigante faccia a faccia tra produttori e mondo dell'informazione tra bi velluti del teatrino di Ragusa Ibla, la città barocca che fa da sfondo alle imprese del commissario Montalbano. Diego Planeta il presidente uscente di Assosicilia ha schierato in prima fila sul palco le produttrici a testimonianza del nuovo ruolo che stanno assumendo le donne nell'enologia dell'isola. Sono loro a condurre con fantasia la Sicilia verso produzioni nuove che, alla tradizione di vitigni come il Catarratto, il Nero d'Avola, l'Inzolia affiancano convincenti prove sullo Syrah, lo Chardonnay, il Cabernet, il Petit Verdot ma anche la riscoperta di varietà destinate all'estinzione come il Frappato, il Carricante o il Ciliegiolo. E' una Sicilia tutta da scoprire anche dal punto di vista dell'ospitalità enoturistica. Il fascino di uno storico baglio trasformato in hotel di charme che è entrato nelle catena dei Relais du silence è raccontato dall'impresa che l'industriale vicentino Paolo Marzotto (delle celebre famiglia di imprenditori del tessile). In una conca a Santa Cristina di Gela a 650 metri d'altezza dove la neve non è poi così rara sono stati messi a dimora 160 ettari di vitigni internazionali e autoctoni. Nella nuova cantina scavata nella roccia di ficiligno, barrique e grandi botti affinano vini come il sorprendente Ramione, figlio del Nero d'Avola e del Merlot. L'Unità d'Italia il conte Paolo Marzotto, che a 80 anni ha la verve e la grinta di un ragazzo, ha voluto celebrarla in azienda con Ramotorto, una riserva 2001 che aggiunge al Nero d'Avola e al Merlot un tocco di Petit Verdot. Poco distante, superata Piana degli Albanesi e scesi verso Camporeale ecco la grande macchia verde dei vigneti della Tenuta Rapitalà: il giovane enologo Silvio Centonze racconta la storia d'amore tra il nobile francese Hugues Bernard de la Gatinais e una nobildonna siciliana che vide nascere vigne e cantine. Dal 1999 la Tenuta è entrata nell'orbita del Gruppo Italiano Vini divenendone uno dei marchi di punta. Superate le ferite del terremoto della valle del Belice la cantina oggi produce 3 milioni di bottiglie l'anno per il 35% esportate. Le vigne coltivate con grande attenzione all'ambiente (tra i filari si coltiva il favino e poi si pratica il sovescio per evitare i diserbanti) hanno dovuto "sopportare" l'invadenza estetica di una grande parco eolico che ora le sovrasta, ma non per questo hanno perso la capacitò di produrre vini con un ottimo rapporto qualità prezzo come il Casalj (da uve cataratto e chardonnay che non supera sul mercato i dieci euro). La Sicilia offre conferme qualitative consolidate in più territori. Ne un esempio Tasca d'Almerita che alla celebre Tenuta Regaleali affianca le mitiche vigne sul mare di Mozia, quelle di Capofaro con resort a Salina nelle Eolie, la tenuta sull'Etna e la suggestione dei vigneti di syrah che "parlano" con gli ulivi e disegnano il paesaggio dei tenimenti Sallier de La Tour, principi di Camporeale. E non c'è solo la Sicilia nobile dal sangue blu a scrivere la nuova storia enologica dell'isola. Nella stessa zona crescono realtà contadine come quella dei fratelli Alessandro di Camporeale. Una famiglia patriarcale: il padre Benedetto ha visto crescere i figli Rosolino, Natale e Antonino e ora i nipoti attorno ad un progetto di casa cantina che in 35 ettari vede nascere il Kaid (nome di origine araba) uno syrah di straordinaria ricchezza in bocca e al naso. Altre strade, altre montagne di roccia grigia e altra speranza che è già diventata certezza. La Centopassi non è un nome a caso in quest'angolo di Sicilia che lotta contro le mafie. Due cooperative lavorano le terre confiscate ai boss. Una sfida che si sta vincendo grazie alla tenacia di una quarantina di ragazzi e all'aiuto dell'intero movimento di Libera terra ispirato da don Luigi Ciotti. Questi vini che saranno in degustazione anche al Vinitaly hanno uno straordinario valore aggiunto nella voglia di legalità (e dunque di normalità) che spinge gente come Angelo Sciortino a coltivare i filari di grillo in vista di Corleone all'ombra della grande "pietra lunga" uno moloch che si staglia nelle campagna. Nella nuova cantina l'enologo Aldo Viola, con il cantiniere Stefano Palmeri e la consulenza dell'agronomo piemontese Federico Curtaz, nascono vini che hanno saputo conquistare palati anche all'insaputa della eccezionale storia che li vede nascere. Nei giorni immediatamente prima del Vinitaly i ragazzi della coopertativa "Palcido Rizzotto" hanno messo a doimora una nuova vigna, strappata alla mafia a Portella della Ginestra dove un memorial semi abbandonato dovrebbe ricordare la strage dei braccianti nel Dopoguerra. Un ettaro strappato alla roccia del monte kumeta, con i pali di castagno a sostenere le barbatelle di nerello mascalese, nerello cappuccio e nocera. Germogli e speranza. La Sicilia del vino è anche questo. |
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mercoledì 6 aprile 2011
MAFIA.....
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