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giovedì 14 aprile 2011

La denuncia del Cav:

patto tra Fini e giudici ho in mano le prove

Roma - «Allora... Siamo in 170... Direi decisamente troppi per il bunga bunga. Anche se... posso sempre dividervi per gruppi...». Silvio Berlusconi li accoglie così i tanti ospiti che lunedì sera partecipano alla cena del Pdl lombardo organizzata a Villa Gernetto, ormai da qualche anno nuova location degli appuntamentimondani del premier.  Un Cavaliere decisamente di buon umore, che va avanti fino a tarda notte tra battute, canzoni in francese e uova di Pasqua con «sorpresa». Un Berlusconi che nel suo discorso davanti allo stato maggiore del partito  ministri, sottosegretari, parlamentari, eurodeputati e consiglieri lombardi - non perde però occasione per rievocare quella che fino a quel momento era rimasta «solo» una riflessione onirica di Giuliano Ferrara che -proprio dalla prima pagina del Giornale - aveva raccontato di aver sognato il premier che, stufo delle tante  beghe interne al Pdl, si diceva pronto a mollare baracca e burattini e ritirarsi dalla politica.  Così, quando davanti ai 170 ospiti il Cavaliere arriva in qualche modo ad «accarezzare» quel fatidico giorno, molti dei presenti vanno con la mente proprio all'editoriale domenicale di Ferrara. «A tutti i grandi politici che  ho avuto occasione d'incontrare - racconta infatti Berlusconi - chiedo quale sia stato il giorno più bello della loro vita. E tutti, da Bush a Blair passando per Aznar, mi rispondono che è quello in cui hanno deciso  lasciare la politica». Insomma, chiosa il premier, «non vedo cosa ho da preoccuparmi» visto che, dirà più  avanti, «il mio giorno più bello deve ancora venire».  Una battuta, certo. L'evocazione, forse, di un qualche spettro che Berlusconi non attende con particolare  ansia. Oppure un modo per iniziare a mettere le mani avanti se mai, come favoleggia qualcuno, nel 2013  decidesse di lasciare la premiership a un successore designato. Chissà. Di certo c'è che - a pochi giorni dal  «sogno» di Ferrara - il Cavaliere ci tiene a far sapere che, se mai dovesse lasciare, sarebbe per lui il giorno  più bello. Per poi comunque rassicurare tutti sul partito. Perché, dice, «è unito» come «sono unite tutte le  diverse anime del Pdl». Sarà.

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