La popolazione italiana diventa sempre più povera, mentre la ricchezza si concentra nelle mani di pochi. È il quadro emerso dall'analisi della Banca d'Italia sui bilanci delle famiglie nel 2010.
In particolare, il reddito familiare medio annuo, al netto delle imposte sul reddito e dei contributi sociali, è risultato pari a 32.714 euro, cioè circa 2.726 euro al mese, mentre la ricchezza familiare netta, data dalla somma delle attività reali (immobili, aziende e oggetti di valore) e delle attività finanziarie (depositi, titoli di Stato, azioni, ecc.) al netto delle passività finanziarie (mutui e altri debiti), presenta un valore mediano di 163.875 euro. Ma si tratta appunto di un dati medi, che nascondono importanti differenze al loro interno. Secondo i dati di Via Nazionale infatti, il 10% delle famiglie più ricche possiede il 45,9% della ricchezza netta familiare totale, (44,3% nel 2008), e la quota di individui poveri, convenzionalmente identificati da un reddito equivalente inferiore alla metà della mediana, è salita al 14,4%, un punto percentuale in più rispetto al 2008 (tra i cittadini stranieri si sale oltre il 40%).
La percentuale di famiglie indebitate è risultata pari invece al 27,7%, per un ammontare medio dell'indebitamento di 43.792 euro. In particolare, il 24,3% delle famiglie ha debiti nei confronti di intermediari finanziari per ragioni non legate all'attività professionale, mentre l'11,4% dei nuclei deve rimborsare prestiti per l'acquisto o la ristrutturazione di immobili. Il 12,4% delle famiglie ricorre a finanziamenti tramite carta di credito, mentre il 5,6% ricorre allo scoperto di conto corrente e il 4,5% fa uso di due o più di queste tipologie di debito.
Quanto alla percezione dei cittadini circa la propria situazione finanziaria, 2010 il 29,8% delle famiglie reputava le proprie entrate insufficienti a coprire le spese, il 10,5% le reputava più che sufficienti, mentre il restante 59,7% segnalava una situazione intermedia. Un altro dato rilevante emerso dalle rilevazioni di Bankitalia è la disomogeneità riscontrata nell'andamento dei redditi da lavoro dipendente e autonomo: se il reddito "equivalente" dei lavoratori dipendenti italiani è cresciuto in termini reali dal 1991 al 2010 di appena il 3,3% quello dei lavoratori autonomi è salito infatti del 15,7%.
In particolare, il reddito familiare medio annuo, al netto delle imposte sul reddito e dei contributi sociali, è risultato pari a 32.714 euro, cioè circa 2.726 euro al mese, mentre la ricchezza familiare netta, data dalla somma delle attività reali (immobili, aziende e oggetti di valore) e delle attività finanziarie (depositi, titoli di Stato, azioni, ecc.) al netto delle passività finanziarie (mutui e altri debiti), presenta un valore mediano di 163.875 euro. Ma si tratta appunto di un dati medi, che nascondono importanti differenze al loro interno. Secondo i dati di Via Nazionale infatti, il 10% delle famiglie più ricche possiede il 45,9% della ricchezza netta familiare totale, (44,3% nel 2008), e la quota di individui poveri, convenzionalmente identificati da un reddito equivalente inferiore alla metà della mediana, è salita al 14,4%, un punto percentuale in più rispetto al 2008 (tra i cittadini stranieri si sale oltre il 40%).
La percentuale di famiglie indebitate è risultata pari invece al 27,7%, per un ammontare medio dell'indebitamento di 43.792 euro. In particolare, il 24,3% delle famiglie ha debiti nei confronti di intermediari finanziari per ragioni non legate all'attività professionale, mentre l'11,4% dei nuclei deve rimborsare prestiti per l'acquisto o la ristrutturazione di immobili. Il 12,4% delle famiglie ricorre a finanziamenti tramite carta di credito, mentre il 5,6% ricorre allo scoperto di conto corrente e il 4,5% fa uso di due o più di queste tipologie di debito.
Quanto alla percezione dei cittadini circa la propria situazione finanziaria, 2010 il 29,8% delle famiglie reputava le proprie entrate insufficienti a coprire le spese, il 10,5% le reputava più che sufficienti, mentre il restante 59,7% segnalava una situazione intermedia. Un altro dato rilevante emerso dalle rilevazioni di Bankitalia è la disomogeneità riscontrata nell'andamento dei redditi da lavoro dipendente e autonomo: se il reddito "equivalente" dei lavoratori dipendenti italiani è cresciuto in termini reali dal 1991 al 2010 di appena il 3,3% quello dei lavoratori autonomi è salito infatti del 15,7%.
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