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martedì 12 aprile 2011

Roma - Mercoledì ore 18: appuntamento a Montecitorio. C'è anche la diretta televisiva. Si vota sul processo

breve. Un provvedimento fortemente voluto dal Cavaliere ma sul cui iter continua a temere che il capo dello

Stato Giorgio Napolitano si rifiuti di firmare il provvedimento. Da qui la necessità di consolidare ulteriormente

la maggioranza andando a pescare proprio tra i futuristi scontenti della dittatura ideologica di Italo Bocchino.

Ma il presidente della Camera, Gianfranco Fini, si arrabbia e cerca di serrare i ranghi: "La legge deve essere

ugnale per tutti per davvero". E lancia l'avvertimento: "Ricordatevi che sono anche il rappresentante di una

idea politica...".

Perché Napolitano non dovrebbe firmarlo?, si sarebbe chiesto il premier parlando con i cofondatori del Pdl

Carlo Giovanardi e Gianfranco Rotondi. D'altra parte la prescrizione breve è un'iniziativa parlamentare che

non presenta criteri di incostituzionalità, ma che vuole dare agli italiani una giustizia certa, equa e rapida. Su

questo la maggioranza ed il governo stanno lavorando da mesi. Ma sarà - naturalmente - la presidenza della

Repubblica a valutare il da farsi, quando il provvedimento verrà inviato al Quirinale. Il Cavaliere innanzitutto

vuole assicurarsi che la maggioranza sia compatta in Aula. Per questo motivo ha invitato i vertici del partito a

chiedere ai parlamentari una maggiore coesione, all'insegna di meno cene e più lavoro. Si capirà nei prossimi

giorni il destino del provvedimento (la contromisura è il "processo lungo" presentato dal senatore Mugnai).

E' una partita che si gioca soprattutto sulla tempistica dal momento che Napolitano ha trenta giorni per firmare

o rinviare alle Camere il provvedimento. I tempi così potrebbero allungarsi: per le elezioni amministrative le

Camere resteranno chiuse e poi ci sarà da confrontarsi sul referendum. Con l'Idv che promette un "vietnam

parlamentaere" e il Pd che continua a fare ostruzionismo invitando il ministro della Giustizia Angelino Alfano a

sospendere i lavori per non "far passare sotto silenzio l'allarme amnistia denunciato dal Csm". E fuori da

Montecitorio? Il solito Popolo viola che protesta.

La maggioranza in ogni caso tira dritto e in settimana cercherà addirittura di aumentare i propri numeri. "Non

temiamo imboscate ma nella vita non si può mai dire però secondo me ci stanno tutti i termini per un voto

positivo da parte della maggioranza - ha spiegato Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera - parlare

di 25 luglio è una bella battuta ma non mi sembra ci sia un Consiglio nazionale alle porte".

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