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martedì 5 aprile 2011

alla procura di Milano non interessa conoscere tutta la verita' sul fondo della "Quercia."....

Nella sua intervista a Giuseppe D'Avanzo di Repubblica, Tavaroli aveva riassunto così i risultati del

dossieraggio: «I soldi hanno viaggiato in giro per l'Europa, per poi approdare a Londra nel conto dell'Oak Fund

cui erano interessati i fratelli Magnoni e dove aveva la firma Nicola Rossi e Piero Fassino. Queste cose le ho

dette anche ai pm ma loro mi dicevano: non scriviamo i nomi sul verbale, diciamo esponenti politici». Tutte

queste persone citate dall'ex capo della security hanno smentito e annunciato querele. Ma restava da capire il

comportamento della procura di Milano: questi benedetti nomi associati a queste benedette società finanziarie, ci

sono o non ci sono nel dossier sequestrato durante l'inchiesta? E se ci sono, come in alcuni casi ci sono, perché

non si è indagato al riguardo?

Ecco arriva la risposta: alcuni nomi, nel dossier, ci sono. C'è, ripetutamente, quello di Massimo D'Alema. C'è una

sigla che appare due volte, P.F. C'è un non meglio identificato «signor Rossi».

C'è persino una telefonata che uno degli emissari di Cipriani fa alla Citco di Nassau, spiegando di voler

inviare un bonifico ai proprietari del fondo Oak, e si sente rispondere di contattare la sede dei Ds a Roma, con

tanto di numero telefonico, e di contattare il «tesoriere del partito o il noto personaggio "Baffino"». C'è un'altra

telefonata, sempre alla Citco, in cui l'emissario di Cipriani chiede come dovrebbe rispondere se qualcuno gli

facesse domande sul fondo Oak, e gli dicono di fare riferimento genericamente a qualche banca, «è anche

possibile accennare alla compagnia assicuratrice Unipol ma non deve essere assolutamente menzionato M.D'A.

o gli esponenti del partito italiano». E poi c'è il foglio macchiato citato all'inizio di questo articolo: macchie fatte a

bella posta, per nascondere autore e data. È intestato alla Citco Netherlands, indirizzato a tale «mr.Rolle».

Cita il nome del fiduciario italiano fino a quel momento indicato come gestore del conto. E lancia

l'ammonimento: non citare mai Massimo D'Alema, «as this could cause all sort of complications».

Sul conto della Oak, in una data che il dosser non indica, approdano 10 milioni e 775 mila dollari. Perché? Il

dossier non lo cita, perché l'indagine si ferma lì: a Cipriani arriva l'ordine di sospendere l'indagine. Ai vertici di

Telecom conoscere tutta la verità sul fondo della Quercia non interessa. Alla Procura di Milano, evidentemente,

neanche.

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