Nella sua intervista a Giuseppe D'Avanzo di Repubblica
, Tavaroli aveva riassunto così i risultati deldossieraggio: «I soldi hanno viaggiato in giro per l'Europa, per poi approdare a Londra nel conto dell'Oak Fund
cui erano interessati i fratelli Magnoni e dove aveva la firma Nicola Rossi e Piero Fassino. Queste cose le ho
dette anche ai pm ma loro mi dicevano: non scriviamo i nomi sul verbale, diciamo esponenti politici». Tutte
queste persone citate dall'ex capo della security hanno smentito e annunciato querele. Ma restava da capire il
comportamento della procura di Milano: questi benedetti nomi associati a queste benedette società finanziarie, ci
sono o non ci sono nel dossier sequestrato durante l'inchiesta? E se ci sono, come in alcuni casi ci sono, perché
non si è indagato al riguardo?
Ecco arriva la risposta: alcuni nomi, nel dossier, ci sono. C'è, ripetutamente, quello di Massimo D'Alema. C'è una
sigla che appare due volte, P.F. C'è un non meglio identificato «signor Rossi».
C'è persino una telefonata che uno degli emissari di Cipriani
fa alla Citco di Nassau, spiegando di volerinviare un bonifico ai proprietari del fondo Oak, e si sente rispondere di contattare la sede dei Ds a Roma, con
tanto di numero telefonico, e di contattare il «tesoriere del partito o il noto personaggio "Baffino"». C'è un'altra
telefonata, sempre alla Citco, in cui l'emissario di Cipriani chiede come dovrebbe rispondere se qualcuno gli
facesse domande sul fondo Oak, e gli dicono di fare riferimento genericamente a qualche banca, «è anche
possibile accennare alla compagnia assicuratrice Unipol ma non deve essere assolutamente menzionato M.D'A.
o gli esponenti del partito italiano». E poi c'è il foglio macchiato citato all'inizio di questo articolo: macchie fatte a
bella posta, per nascondere autore e data. È intestato alla Citco Netherlands, indirizzato a tale «mr.Rolle».
Cita il nome del fiduciario italiano
fino a quel momento indicato come gestore del conto. E lancial'ammonimento: non citare mai Massimo D'Alema, «as this could cause all sort of complications».
Sul conto della Oak, in una data che il dosser non indica, approdano 10 milioni e 775 mila dollari. Perché? Il
dossier non lo cita, perché l'indagine si ferma lì: a Cipriani arriva l'ordine di sospendere l'indagine. Ai vertici di
Telecom conoscere tutta la verità sul fondo della Quercia non interessa. Alla Procura di Milano, evidentemente,
neanche.
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