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venerdì 29 novembre 2013

“Siamo pronti a qualsiasi atto”. “L’unica soluzione è lo scioglimento del Consiglio regionale e il ritorno al voto”. E ancora: “C’è la piena disponibilità dei consiglieri regionali del Pd a rassegnare le dimissioni per raggiungere lo scopo della fine anticipata della legislatura”. Ancora una volta i toni sono ultimativi, le risoluzioni finali, meno. A parole il Pd, che oggi ha riunito la segreteria regionale in seduta congiunta con i consiglieri di Palazzo Lascaris, è pronto alla spallata, ovvero alle dimissioni. Ma prima… Innanzitutto è necessario che si raggiungano le 31 firme necessarie per far cadere la giunta, dunque ancora una volta l’appello al suicidio è rivolto al centrodestra; poi un altro appello alla maggioranza a una comune assunzione di responsabilità per “concordare insieme le modalità per approvare il bilancio, modificare la legge elettorale e risolvere la questione dei fondi strutturali europei”. Insomma, Roberto Cota può dormire sonni tranquilli: sulla legge elettorale non c’è ancora neanche un accordo di massima all’interno di Palazzo Lascaris. Nel Pd ancora una volta prevalgono i "poltronisti", o meglio i "tronisti". Al di là del clima conciliante e determinato che emerge dalla nota congiunta inviata dal segretario Gianfranco Morgando, assieme al presidente Andrea Giorgis e al capogruppo in via Alfieri Aldo Reschigna, la riunione è stata decisamente tesa. Su tutti valgano le parole del consigliere Nino Boeti, secondo il quale “non basta che un sindaco autorevole e due parlamentari ci dicano di andare a casa per farci dimettere”, riferendosi all’appello del primo cittadino di Nichelino Pino Catizone, del senatore Stefano Esposito e dell’ex parlamentare Giorgio Merlo alle dimissioni di massa. Una riunione dai toni accesi, come la definiscono molti dei presenti, con i consiglieri tra i più accalorati a difendere le proprie prerogative. Alla fine le distanze restano, al punto che c’è chi sbotta: “Se questo è l’atteggiamento non sorprendiamoci quando ci dicono che siamo tutti uguali”. L’unico tra i consiglieri pronto alle dimissioni era Mauro Laus, che nei giorni scorsi ha fatto girare una mozione sul tema, attirandosi gli strali dei colleghi e che al termine della riunione attacca: «Non mi riconosco in queste posizioni, se davvero ci si vuole dimettere si indichi almeno una data entro la quale andremo tutti a casa«. Poco più che possibilista Roberto Placido. «Continua a prevalere la linea dell’attendismo – attacca Esposito . Se vogliono andare a fine legislatura lo dicano». Intanto è stata convocata una direzione del partito per il prossimo 2 dicembre in cui lo stesso Esposito e Laus annunciano un documento sul tema. Di seguito il comunicato in versione integrale Il Presidente Cota e la sua maggioranza devono prendere atto che un ciclo è finito e non vi sono possibilità di aggiustamenti di sorta alla loro manifesta incapacità di governo. L’unica soluzione è lo scioglimento del Consiglio regionale e il ritorno al voto. Lo stiamo dicendo non da oggi. Dopo la condanna definitiva di Giovine da parte della Corte di Cassazione e la chiusura delle indagini sui rimborsi dei gruppi, con un largo e pesante coinvolgimento dei consiglieri della maggioranza, la mancata assunzione di responsabilità di Cota a fronte della crisi morale e politica fa sì che ci sia un dovere del PD di fare tutto quanto è necessario e possibile per mettere la parola fine. La Segreteria regionale e il Gruppo consiliare regionale si sono riuniti quest’oggi per discutere sugli strumenti più efficaci per raggiungere questo obiettivo. Siamo pronti a qualsiasi atto. C’è la piena disponibilità dei consiglieri regionali del PD a rassegnare le dimissioni per raggiungere lo scopo della fine anticipata della legislatura. Su questo siamo tutti d’accordo. E non è una novità, visto che c’è già da tempo una lettera di impegno alle dimissioni al raggiungimernto della trentunesima firma utile a provocare lo scioglimento dell’assemblea, e non vi è alcuna intenzione di temporeggiare per mantenere posizioni di potere. Così riteniamo scontate le dimissioni dei subentranti nelle liste del PD nelle varie circoscrizioni elettorali provinciali. Prima di chiudere la legislatura invitiamo i consiglieri di maggioranza come di minoranza ad una comune assunzione di responsabilità e a concordare insieme le modalità per approvare il bilancio, modificare la legge elettorale e risolvere la questione dei fondi strutturali europei. Affinché tutto ciò risulti decisivo al fine di determinare la chiusura anticipata della legislatura, occorre una più forte ed ampia iniziativa politica. Non vogliamo fare da soli. Nei prossimi giorni verificheremo se si possa creare una posizione comune tra i vari partiti della coalizione di centrosinistra che hanno sostenuto la candidatura di Mercedes Bresso. Inoltre, dobbiamo lavorare per favorire una reazione nella società piemontese. Le nostre dimissioni devono essere utili a risolvere i problemi del Piemonte e, quindi, l’esito di un’ampia mobilitazione dei mondi economici e sociali. In altre Regioni, autorevoli voci dell’economia, della società e della cultura si sono mobilitate per dire basta e chiedere di voltare pagina. Le dimissioni, quindi, devono essere l’atto finale di un processo che preveda questi due passaggi, affinché siano realmente determinanti al raggiungimento del nostro scopo: mandare a casa Cota.
Articolo completo 25 Novembre 2013, ore 18,01
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