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sabato 21 gennaio 2012

re giorgio prenier ombra--------

20 gen 2012     Massimiliano Scafi Roma

Re Giorgio premier ombra con la tentazione del bis

Napolitano si prepara il terreno per il secondo mandato al Colle nel 2013 Iperattivo, occupa il vuoto della politica e dialoga con i leader stranieri
Puntate su Giorgio. Se avete un euro da buttare, giocatelo su un Napolitano-bis. Se vi piace rischiare, scommettete sulla sua riconferma. Certo, parlarne oggi è un po' un azzardo, un doppio salto senza rete, una previsione senza possibilità di conferme: all'elezione del prossimo presidente della Repubblica mancano infatti sedici mesi, che in politica equivalgono a un'era geologica, e in un anno e mezzo, per di più in un Paese che sta ballando sull'orlo della crisi, può succedere di tutto.
E parlarne con il Quirinale, poi, significa imbattersi in una secca smentita: «Il capo dello Stato è impegnato nello svolgimento del suo mandato nel migliore dei modi possibili». Altri discorsi sono improponibili e comunque «è presto» per farli. Ma insomma, qualcuno ci crede. Il sito Affaritaliani.it ha già messo in rete un sondaggio: «Vorresti un secondo mandato di Napolitano?». E qualche mese fa Gianfranco Rotondi, l'ex ministro per i rapporti con il Parlamento del governo Berlusconi, aveva lanciato l'idea dei tempi supplementari. «Dovremmo considerare l'ipotesi di un accordo per una rielezione a tempo di Giorgio Napolitano. Solo lui è in grado di gestire la transizione tra gli attuali assetti e quelli che usciranno dopo le riforme istituzionali».
I soliti giochini? No, a veder bene c'è anche qualche segnale più concreto. Il primo è l'azzoppamento progressivo dei vari cavalli di razza in corsa per il Palio del Colle. Silvio Berlusconi, Pier Ferdinando Casini, Romano Prodi, Mario Monti forse avranno un'altra occasione, però adesso sono tornati al palo. Il secondo è l'arretramento pare inarrestabile della politica, la netta perdita di potere dei partiti nella gestione della cosa pubblica, almeno in questa fase di emergenza economica.
Il terzo segnale è il superattivismo del capo dello Stato, che ha appunto coperto tutti gli spazi vuoti lasciati dalla politica. Dall'appoggio al Cav alla sua sostituzione con Monti, dal supporto al Prof alla fitta rete di relazioni internazionali. Ormai pure all'estero si sono convinti che sia Napolitano il vero uomo forte dello Stivale, il punto di riferimento. «Ho fiducia in lui», sostiene Obama e la Merkel a quanto abbiamo visto gli telefona molto spesso.
Il presidente della Repubblica, conscio del suo ruolo di stabilizzatore, si sta in effetti dando molto da fare per appiattire l'acqua davanti alla barca del «suo» governo. Smussa, media, convince, ammortizza. Si identifica nel Cavour dell'unità d'italia, che «con realismo e moderazione seppe governare quella dialettica di posizioni e di spinte conducendo il processo allo sbocco più avanzato». Si espone anche con i sindacati, invocando maturità e moderazione. Quanto ai partiti, si occupino delle riforme e dalla legge elettorale: li ha convocati nel suo ufficio, ha cercato di avvicinarli, di convincerli a un'intesa. Tutto ciò, si dice, per coprire Monti e l'italia.
Ma dopo il no della Camera all'arresto di Cosentino e la bocciatura del referendum elettorali da parte della Consulta, è toccato a Antonio Di Pietro dare voce ai primi sospetti: «La Corte Costituzionale ha fatto una scelta politica per fare un piacere al capo dello Stato». E quale sarebbe questo piacere? Aver rasserenato in un colpo solo Pd e Pdl: rafforzare il premier significa rafforzare le possibilità di un secondo mandato. In Transatlantico molti moderati dei tre poli, convinti che l'emergenza e la crisi della politica saranno ancora lunghe, lavorano a un Monti-bis dopo il 2013. E a un Giorgio-bis.

Uomo dell'anno secondo Wired. King George, come lo ha battezzato il New York Times. Della sua straordinaria somiglianza con Umberto II, il re di maggio, si è scritto e favoleggiato parecchio. Ma Napolitano può diventare davvero una specie di sovrano, coronando il sogno di tutti i suoi predecessori. E si chiamerà Giorgio II.

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