Bersani trascinato in tribunale a Napoli
Ormai è un fatto acclarato: Pierluigi Bersani a domanda non risponde. E' inutile che Libero continui a fargli le ormai famose dieci su Serravalle, Penati e Binasco.
Il Pd nazionale, per un difetto formale, non s'è neppure costituito in giudizio contro l'accesso "santoriano" del suo dirigente, e la sentenza ora è attesa per settembre: anche se da Roma fanno sapere di «essere tranquilli e certi di prevalere nella querelle giudiziaria intentata dal compagno Tremante». Ma cosa lamenta l'ex segretario provinciale, uomo vicino al cosiddetto riformista Umberto Ranieri sdraiatosi ai piedi di De Magistris un minuto dopo i risultati del primo turno? Il suo avvocato, Francesco Barra Caracciolo, parla di due fatti sostanziali alla base del ricorso presentato ai giudici di Napoli: il commissariamento non poteva essere deciso dal livello nazionale perché, a norma di statuto, il soggetto legittimato a promuovere questa azione è unicamente la direzione regionale; e, poi, la carenza di motivazione dal momento che, sempre secondo il regolamento del Pd, il commissariamento è previsto quando siano stati commessi atti lesivi dell'immagine o della linea indicata dal partito stesso. Ne consegue che Tremante, a seguito di quella famosa decisione di Bersani, abbia subito danni alla sua immagine di politico e anche di uomo. Nientedimeno. E' evidente che si tratta di un pasticcio, uno di quelli che non si sa se e quando finirà. Avevano, da Roma, pure provato a far desistere Tremante promettendogli (questo lo scrive "Il Mattino") un incarico di prestigio nel partito. Cioè? Vice-responsabile per i problemi del Mezzogiorno, in pratica il numero 2 dello stesso Ranieri, che era pure il candidato alle primarie su cui il ricorrente puntava contro Andrea Cozzolino. Quel Ranieri che, tra l'altro, si era fatto promotore delle denunce dei brogli. Sai che soddisfazione. Tant'è che Nicola Tremante avrebbe subito rifiutato l'offerta riparatrice: l'incarico non sarebbe all'altezza della sua storia politica e personale. Per ora sembra di capire sia da escludere qualsiasi ricomposizione tra l'ex dirigente del Pd e il partito nazionale.
Insomma, sembra di capire che siamo dinanzi alla totale "giudiziarizzazione" della politica, dove perfino i dirigenti di partito vengono selezionati dalla magistratura. Strano paese, l'Italia.
Peppe Rinaldi (dal quotidiano "Libero" del 12 agosto 2011)
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