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giovedì 1 settembre 2011

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L'INCHIESTA DI SESTO

Penati, De Magistris: «Bersani sapeva»

Voci non confermate di indagini sul direttore generale del Comune.
«Bersani non poteva non sapere». Così Luigi De Magistris, sindaco di Napoli ed ex magistrato, ha parlato a La repubblica della vicenda che riguarda Filippo Penati.
«Mi irrita la sorpresa mostrata dai leader di partito di fronte ai casi Bisignani, Penati e quant'altro», ha spiegato De Magistris, sottolineando che «Penati era il capo della segreteria di Bersani e Bisignani l'uomo di fiducia di Gianni Letta a Palazzo Chigi. I leader sanno sempre benissimo quel che accade nel loro cerchio stretto».
«CORRUZIONE, I PARTITI SEMPRE GLI ULTIMI A SAPERE». De Magistris ha osservato che «sui casi di corruzione e concussione i partiti non sono mai arrivati per primi. Sono stati magistrati e cittadini a sollevare le questioni», ma quanto alla proposta dei «due mandati» per gli incarichi pubblici espressa dal sindaco di Milano Giuliano Pisapia, De Magistris ha affermato di ritenerlo un limite «troppo rigido» che non risolve «la questione morale» ricordando che non avrebbe avuto senso stabilire tale limite a un Enrico Berlinguer, dal momento che «dopo di lui il Partito democratico (che però ai tempi di Berlinguer era il Partito comunista italiano, ndr) non ha più avuto leader di quel calibro».
«UNA NUOVA LEGGE ELETTORALE PER RIDARE ENERGIA AL PAESE». Il clima di fermento del Paese è stato invece così descritto da De Magistris: «Le battaglie della Fiom, quelle delle donne e degli studenti sono politica. Non a caso i partiti ne sono rimasti fuori».
E quel che serve secondo il sindaco partenopeo per raccogliere questa «energia» è una «nuova legge elettorale», e siccome il Parlamento «non intende farla dico che si deve firmare per il referendum».
Infine il sindaco di Napoli ha sostenuto che il governo, pur «in grande difficoltà», può tenere sino a fine legislatura, anche perché «ha paura di perdere le elezioni» e il Centrosinistra «non è ancora pronto ad avanzare un'alternativa credibile a Berlusconi: né come modello, né come leadership».

Voci di indagini su Marco Bertoli, direttore generale comunale

Il primo settembre la lista degli indagati coinvolti nel Penati-gate sarebbe giunta secondo alcuni organi di stampa a includere il direttore generale del Comune di Sesto San Giovanni, Marco Bertoli, accusato di finanziamento illecito al Partito democratico. Una circostanza, tuttavia, che non ha sin qui trovato conferme presso fonti istituzionali della città, dove tuttavia la consegna a più esponenti amministrativi di avvisi di garanzia come «misura tecnica» tipica di questo genere di indagini non è considerata remota.
SPUNTA GROSSI, GIÀ AI DOMICILIARI PER SANTA GIULIA. Di Bertoli come dell'attuale primo cittadino sestese Giorgio Oldrini ha parlato l'imprenditore dei trasporti e dell'edilizia Piero Di Caterina, titolare dell'azienda di mobilità Caronte in un interrogatorio sulle aree Falck datato al giugno del 2011 nel corso del quale ha chiamato in causa anche l'imprenditore milanese Giuseppe Grossi, già ai domiciliari nel 2010 per l'affaire Montecity-Santa Giulia, quartiere residenziale al Sud Ovest di Milano realizzato però su aree ex industriali di fatto non bonificate.
DI CATERINA: «COLLABORAI A CONVINCERE DI LEVA». Secondo Di Caterina, questi avrebbe sostenuto che il raddoppio delle superfici lorde edificabili delle zone Falck funzionale ai progetti del gruppo Zunino aveva trovati d'accordo Oldrini e Bertoli, con l'opposizione però dell'assessore all'Edilizia Pasqualino Di Leva, finito in carcere nel corso dell'inchiesta insieme all'architetto Marco Magni, sempre di Sesto.
«Mi chiesero una collaborazione per convincere Di Leva», sono state le dichiarazioni di Di Caterina secondo quanto riportato da alcuni organi di informazione. 
«ALL'ASSESSORE VERSAI 1,5 MILIONI». E ancora: «Di Leva mi disse che aveva necessità di 1,5 milioni di euro per fare fronte alle difficoltà finanziarie della Pro Sesto (la compagine calcistica cittadina, ndr) e di due giornali locali» (probabile che uno di essi facesse capo allo stesso Di Leva, da sempre fissato con l'editoria, ndr).
BERTOLI, TRAMITE CON LE COOPERATIVE. Stando a Di Caterina e a quanto illustrato da La stampa di Torino, Bertoli avrebbe informato Oldrini «delle diplomazie segrete» sulle ex aree Falck, laddove secondo Il giornale, protagonista il primo settembre di una ardita ricostruzione presa da Panorama, Bertoli avrebbe anche fatto da tramite col mondo delle cooperative, naturalmente rosse: «Se hanno bisogno del Comune, il Comune è qui, per andare avanti nell'istruttoria tecnica siamo sempre qui», avrebbe affermato il dirigente alludendo alle Coop in un'intercettazione.

Gasparri: «Il Pd come Alice nel paese delle meravigliose»

Inzuppa il pane nella ridda di voci, intercettazioni e sospetti il capogruppo del Popolo della libertà, Maurizio Gasparri: «Sul caso Penati i capi del Partito democratico sembrano Alice nel paese delle meraviglie. Nessuno sapeva», ha detto.
«Tutti sono sbalorditi. Un atteggiamento ipocrita», ha proseguito, «di chi non solo conosce il modello Sesto, di cui Penati era il perno ma non il protagonista esclusivo, ma sa bene come i fondi di Mosca, gli affari con le Coop e le tangenti di ogni tipo abbiano alimentato la sinistra italiana».
«Intendiamo chiederne conto a tutti i capi e capetti della lunga storia Pci-Pds-Ds-Pd», ha aggiunto Gasparri, che sfida i vertici democratici: «Querelino pure. Mi danno l'occasione di trasformare in un caso parlamentare la loro storia. E Penati alla fine potrebbe risultare un interprete secondario della vicenda».
Giovedì, 01 Settembre 2011

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