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sabato 30 giugno 2012

Sabato 30 Giugno 2012, ore 8,47

Non c'è crisi per i mandarini del Palazzo

Si allarga sempre più la forbice tra gli alti dirigenti del Comune di Torino e i livelli inferiori. Il city manager torinese guadagna il 20% in più di quello milanese. E su di loro non si taglia?

Chiamateli come preferite, boiardi, mandarini, superdirigenti:sono i burocrati reclutati per gestire la macchina amministrativa degli enti ai quali offrono i propri servigi. Su di loro la crisi non può nulla, li sfiora senza investirli, almeno per quanto riguarda quelli di Palazzo Civico. L'assessore al Bilancio del Comune di Torino Gianguido Passoni che pure è stato costretto a tagliare su tutto per approvare la manovra 2012, poco ha potuto sugli stipendi dei megadirigenti della struttura. Certo, fatto mai accaduto, da due anni viene decurtato in modo sostanzioso il loro premio di produzione, ma il trend dei loro emolumenti resta in costante aumento e ciò che più sorprende è come in un Comune amministrato dal centrosinistra, la forbice tra i livelli più bassi e quelli più alti sia progressivamente aumentata negli anni, anziché ridursi. Insomma i più "ricchi" guadagnano sempre di più, i più "poveri" sempre meno in proporzione. I dati in possesso dello Spiffero fanno riferimento alla documentazione fornita dagli uffici in risposta all'accesso agli atti effettuato due anni fa dai consiglieri democratici Luca Cassiani e Giulio Cesare Rattazzi, quest'ultimo recentemente scomparso. Da allora, il trend non solo non si è arrestato, ma ha subito un ulteriore incremento. Facciamo qualche esempio. Un lavoratore di livello A1, il più basso, è passato da 1.200 euro lordi mensili nel 2001 ai 1.400 del 2010, con un aumento del 17%. Il city manager Cesare Vaciago (nella foto) che nel 2001 percepiva 18.600 euro, nel 2010 era passato a 22.700, con un delta del 19% e oggi è arrivato a guadagnarne 23.805, nonostante un abbattimento medio di circa il 40% del premio di produzione su tutti i dirigenti e direttori e che per il 2011 non è ancora stato erogato. A questo proposito è bene fare notare come il direttore generale del Comune di Milano guadagni al mese "solo" 17.500 euro, oltre il 20% in meno del suo omologo torinese, che negli anni ha aggiunto ai propri lauti stipendi quelli ottenuti attraverso altri incarichi come la direttore del Toroc, durante le Olimpiadi del 2006, in attesa di sapere quanto guadagnerà a capo della macchina organizzativa dei World Master Games, ultimo grande evento chiamato a dirigere (si dice sia a costo zero). Proporzionalmente lo stesso discorso vale anche per i vice direttori generali i cui stipendi sono aumentati rispettivamente del 34 e del 40% dal 2001 al 2010, i direttori del Codir, la cabina di regia tecnica di Palazzo Civico (+43% raggiungendo gli 11mila euro al mese nel 2010 fino a superare oggi gli 11.500) e i dirigenti (+35%). Nell'ultimo bilancio di previsione, Passoni (foto accanto) ha approvato una maxi manovra da 21 milioni sul personale, il cui costo per le casse comunali si è ridotto da 432 a 405 milioni. Di questi, però, solo 2 milioni riguardano nello specifico i dirigenti con 100 mila euro derivanti da un taglio sulle posizioni organizzative (livelli D), e circa 1,9 milioni provenienti dalla decurtazione del 30% del premio produttività (l'anno scorso fu del 40%) e dal taglio sulle propine per i dipendenti dell'avvocatura. Gli altri provvedimenti prevedono una sforbiciata del 50% a tutti gli straordinari, del 30% ai costi della politica in seguito all'uscita dal patto di stabilità e interventi sul salario accessorio dei dipendenti. Di qui la domanda: in tempi di crisi in cui tutti tirano la cinghia, non potrebbero sacrificarsi un pochino anche i grand commis?
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