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domenica 3 giugno 2012

  • 2 giu 2012
  • Il Giornale
  • Paolo Berlusconi

E adesso ditemi in che Paese stiamo vivendo

(...) alla corruzione per aver promesso o dato denaro o altre utilità a tre consiglieri del Comune di Monza per convincerli ad approvare un Pgt che tra l'altro non è stato approvato, con lo strano passaggio di ben 8 consiglieri su 28 dalla maggioranza all'opposizione (e questo fatto meriterebbe probabilmente una maggiore attenzione da parte della Magistratura) riducendo un'area acquistata negli anni '70 come edificabile per oltre 1.500.000 mc ad area agricola! Tre consiglieri con cui tra l'altro non ho mai avuto nessun rapporto, né diretto né per interposta persona, e che non ricordo neppure di aver mai conosciuto o soltanto incontrato negli ultimi 5 anni. Ma in che Paese viviamo? Sono processato perché il mio Giornale ha pubblicato una notizia «vera» («abbiamo una banca!»), che svelava i rapporti per lo meno curiosi tra un leader politico e il presidente di un gruppo assicurativo per l'acquisizione di un importante gruppo bancario: unico editore nella storia d'Italia ad essere processato per diffusione di notizie (vere) in un Paese dove è ormai norma pubblicare anche illecitamente e impunemente le notizie che più attengono la sfera personale, purché di persone il cui cognome inizi per Berlu... e finisca per ...sconi.
E nel medesimo processo sono accusato di millantato credito e ricettazione, perché avrei preteso e ricevuto da un imprenditore oltre 500.000 euro per aiutarlo ad acquisire un appalto in Romania, mentre la realtà è che sono vittima di un faccendiere senza scrupoli che a mia assoluta insaputa e usando il mio nome ha architettato tale truffa intascando i soldi di un ingenuo imprenditore, cosa di cui io vengo a conoscenza solamente cinque anni dopo, al momento della mia incriminazione! Ma in che Paese viviamo? Questo mio sfogo nasce dall' impossibilità di tacere ulteriormente e vedere che si accumulano sul mio conto una serie di calunnie senza reagire, consentendo una continua e sistematica demolizione della mia immagine e di quella del mio Gruppo, in cui lavorano da più di 40 anni oltre 250 persone che ho l'onore di guidare e rappresentare.
Ma quanti imprenditori italiani vivono il mio stesso stato d'animo e che, anziché lavorare e combattere per creare posti di lavoro e realizzare progetti, in un momento di grande crisi economica come quella che stiamo vivendo, passano il loro tempo a difendersi da illazioni, calunnie, strumentalizzazioni e spesso interventi infondati della Magistratura che poi si risolvono in nulla, mentre l'immagine delle loro aziende viene demolita quotidianamente, spesso ad esclusivo vantaggio di aziende concorrenti e straniere?

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