6 settembre 2011
Default dell'Italia, conto alla rovescia
Si stringono i tempi al senato sul decretone: una fretta dettata dagli ammonimenti della Bce, che non esclude di non acquistare più i titoli italianiImmaginate l'orchestra del Titanic che continua a suonare ben dopo la collisione con l'iceberg. La musica che si confonde con le grida degli uomini e donne che cercano disperatamente di portarsi in salvo. Avrete l'idea dello stato in cui versa l'Italia.
In una giornata drammatica per le piazze europee (in particolare per l'Italia che ha bruciato 16 miliardi di capitalizzazione finendo a -4,73%), mentre lo spread tra i titoli di stato italiani e tedeschi sfiorava quota 370 punti base, la Bce ha minacciato di staccare la spina.
Prima il presidente della Bce Trichet ha auspicato una governance economica europea più stringente contro la crisi del debito tale da imporre misure di bilancio in quei paesi (leggasi Italia, ndr) che non riescano a prendere decisioni adeguate in termini di risanamento di bilancio.
Poi il governatore della Banca d'Italia e futuro presidente della Bce Draghi ha avvertito che «i paesi membri dell'eurozona non devono dare per scontato» il programma di acquisto dei titoli di stato (compresi quelli italiani) deciso dalla Bce. Draghi ha invitato i governi ad assumersi «le loro responsabilità» e ad agire «rapidamente per risolvere la crisi del debito sovrano». Un conto alla rovescia verso il default dell'Italia che il governo italiano non sembra in nessun modo capace di fermare.
Mentre oggi la manovra di Ferragosto con i suoi saldi "ballerini" approda nell'aula del senato, Trichet e Draghi hanno lanciato l'ultimo avvertimento. Nell'ultimo mese la Bce ha acquistato sul mercato secondario l'intero ammontare (oltre 30 mld) dei titoli che il Tesoro italiano ha venduto sul mercato primario. Un ritmo insostenibile che ha provocato più di un mal di pancia dentro all'istituto di Francoforte e che rischierebbe ora di intensificarsi.
A settembre il tesoro si appresta a collocare titoli pubblici per oltre 61 miliardi di euro. È evidente che la Bce non può continuare ad acquistare titoli italiani in una quantità che supera il volume del collocamento lordo del tesoro. Tanto più che il ministro Frattini si è reso protagonista di una gaffe diplomatica a Cernobbio («insisteremo con la Bce perché continui la sua politica per sostenere gli sforzi di stati come Italia e Spagna») che è stata letta a Francoforte come un attacco alla propria indipendenza.
Se a questo si aggiunge che il differenziale tra Bund e Btp non si può stabilizzare al 3%, si capisce l'allarme.
Allarme, peraltro, ben compreso dalle banche che si finanziano a tassi più alti rispetto agli istituti europei. Ne consegue che i tassi praticati alle imprese sono di 3 punti più alti di quelli che spuntano le aziende tedesche con inevitabili effetti sulla competitività, così come quelli sui mutui delle famiglie che rischiano di far crollare il mercato immobiliare.
«È necessaria una veloce correzione dei conti visto che le misure fin qui adottate per il raggiungimento del pareggio del bilancio – spiega Natale D'Amico, consigliere della Corte dei conti – scontano un'incertezza delle entrate, un aumento dei tassi di interesse e stime di crescita del Pil che risalgono alla primavera e non tengono conto del rallentamento della crescita mondiale e soprattutto italiana».
La risposta del governo, tardiva e parziale, è stata un serrate le riga: il presidente del senato Schifani ha anticipato che la manovra sarà approvata dall'aula domani mentre la capogruppo del Pd Finocchiaro ha dato disponibilità a votare la manovra anche in seduta notturna. È stata accolta la proposta del vicepresidente della commissione bilancio Luigi Lusi di rinunciare in aula alla discussione generale: «È evidente la debolezza della maggioranza e lo stato di agonia del governo incapace di tranquillizzare non solo gli investitori ma anche i cittadini».
In una giornata drammatica per le piazze europee (in particolare per l'Italia che ha bruciato 16 miliardi di capitalizzazione finendo a -4,73%), mentre lo spread tra i titoli di stato italiani e tedeschi sfiorava quota 370 punti base, la Bce ha minacciato di staccare la spina.
Prima il presidente della Bce Trichet ha auspicato una governance economica europea più stringente contro la crisi del debito tale da imporre misure di bilancio in quei paesi (leggasi Italia, ndr) che non riescano a prendere decisioni adeguate in termini di risanamento di bilancio.
Poi il governatore della Banca d'Italia e futuro presidente della Bce Draghi ha avvertito che «i paesi membri dell'eurozona non devono dare per scontato» il programma di acquisto dei titoli di stato (compresi quelli italiani) deciso dalla Bce. Draghi ha invitato i governi ad assumersi «le loro responsabilità» e ad agire «rapidamente per risolvere la crisi del debito sovrano». Un conto alla rovescia verso il default dell'Italia che il governo italiano non sembra in nessun modo capace di fermare.
Mentre oggi la manovra di Ferragosto con i suoi saldi "ballerini" approda nell'aula del senato, Trichet e Draghi hanno lanciato l'ultimo avvertimento. Nell'ultimo mese la Bce ha acquistato sul mercato secondario l'intero ammontare (oltre 30 mld) dei titoli che il Tesoro italiano ha venduto sul mercato primario. Un ritmo insostenibile che ha provocato più di un mal di pancia dentro all'istituto di Francoforte e che rischierebbe ora di intensificarsi.
A settembre il tesoro si appresta a collocare titoli pubblici per oltre 61 miliardi di euro. È evidente che la Bce non può continuare ad acquistare titoli italiani in una quantità che supera il volume del collocamento lordo del tesoro. Tanto più che il ministro Frattini si è reso protagonista di una gaffe diplomatica a Cernobbio («insisteremo con la Bce perché continui la sua politica per sostenere gli sforzi di stati come Italia e Spagna») che è stata letta a Francoforte come un attacco alla propria indipendenza.
Se a questo si aggiunge che il differenziale tra Bund e Btp non si può stabilizzare al 3%, si capisce l'allarme.
Allarme, peraltro, ben compreso dalle banche che si finanziano a tassi più alti rispetto agli istituti europei. Ne consegue che i tassi praticati alle imprese sono di 3 punti più alti di quelli che spuntano le aziende tedesche con inevitabili effetti sulla competitività, così come quelli sui mutui delle famiglie che rischiano di far crollare il mercato immobiliare.
«È necessaria una veloce correzione dei conti visto che le misure fin qui adottate per il raggiungimento del pareggio del bilancio – spiega Natale D'Amico, consigliere della Corte dei conti – scontano un'incertezza delle entrate, un aumento dei tassi di interesse e stime di crescita del Pil che risalgono alla primavera e non tengono conto del rallentamento della crescita mondiale e soprattutto italiana».
La risposta del governo, tardiva e parziale, è stata un serrate le riga: il presidente del senato Schifani ha anticipato che la manovra sarà approvata dall'aula domani mentre la capogruppo del Pd Finocchiaro ha dato disponibilità a votare la manovra anche in seduta notturna. È stata accolta la proposta del vicepresidente della commissione bilancio Luigi Lusi di rinunciare in aula alla discussione generale: «È evidente la debolezza della maggioranza e lo stato di agonia del governo incapace di tranquillizzare non solo gli investitori ma anche i cittadini».
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