“I sassi dal cavalcavia? Un gioco contro la noia”
13/07/2014
giampiero maggio
Il viadotto di via Del Boschetto è lì, a due passi dalle case in cui vivono i quattro adolescenti. Da lassù deve essere divertente osservare le auto sfrecciare nel cuore della notte. Soltanto che una sera uno di loro afferra un sasso grande quanto una pallina da tennis e lancia la sfida agli altri. «Vediamo chi è più bravo a colpirne di più, forza». Poi si sentono i tonfi sordi delle lamiere che si sformano, le auto che sbandano, gli pneumatici che stridono sull’asfalto e i fanali degli stop che si illuminano. Allora li coglie la paura, corrono fino alla fontana del paese e quando si sentono al sicuro non hanno quasi più fiato: «Ci hanno visto? Ci hanno visto? Via, via, andiamo via». Questo accade l’11 giugno, il fuoristrada di un quarantenne di Lessolo è appena stato centrato da una sassaiola. «Li hanno tirati da quel ponte – giura, lui, davanti agli agenti della polizia stradale -, potevano ammazzarmi». Il testimone Ma non basta a farli desistere. La sera dopo quei ragazzini tornano sul viadotto. E ripetono il gioco. Altre auto vengono colpite. Ancora quei rumori di ruote che inchiodano, macchine che accostano a bordo strada. «L’ho presa io, quella l’ho presa io». Dal ponte qualcuno sente schiamazzi e urla e decide di chiamare il 112. Una pattuglia dei carabinieri, pochi istanti dopo, ferma un gruppo di ragazzini a poche centinaia di metri da lì. Li identifica e li lascia andare. I carabinieri non sanno dei sassi lanciati dal viadotto. Lo scoprono il giorno dopo, dai giornali e dalle segnalazioni della polizia stradale. Il resto diventa un semplice lavoro di indagine. Lungo via Del Boschetto ci sono le telecamere che riprendono quei ragazzini mentre abbandonano, di corsa, la stradina che porta al viadotto dell’autostrada. Ci sono alcuni testimoni che riconoscono alcuni di loro e fanno ai carabinieri nomi e cognomi. Due quattordicenni hanno piccoli precedenti per danneggiamenti. «Sono ragazzini terribili, ma di buona famiglia» dicono in paese. «Forse – cerca una giustificazione Anna Parisch, esponente della Lega Nord in Consiglio comunale – bisognerebbe pensare a creare luoghi di aggregazione per i nostri figli. Perché poi capitano queste robe qui. E per fortuna che non è morto nessuno».
1 commento:
vogliamo i nomi e cognomi
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