BALLE A 5 STELLE
Tutti sapevano e avevano avallato la candidatura di Fabrizio Biolè. Altro che "le regole vanno rispettate". Le teste nel Movimento 5 Stelle hanno iniziato a rotolare e, come faceva notare un attivista qualche giorno fa su Facebook, tutto questo accade ancora prima che si sia iniziata la Rivoluzione. Beppe Grillo in versione Robespierre ha epurato il suo consigliere regionale perché in contrasto con i dettami da lui stesso emanati, senza far riferimento al fatto che lui stesso era al corrente del passato politico di Biolè. Spunta una mail nella quale è lo stesso Biolè a rivolgersi a Vittorio Bertola. La data riportata è quella del 27 novembre 2009: «Qui a Cuneo ci stavamo nuovamente interrogando sui requisiti dei candidati» riferendosi all'ultimo editto emanato dallo "staff", termine che compare in più occasioni quasi si trattasse di un organo riconosciuto e 'istituzionalizzato'. «In effetti il problema si pone solo oggi - ammette Bertola nella replica - visto che solo oggi lo staff ci ha segnalato che dovevamo firmare questo modulo e ce lo ha mandato… dunque finora non avevamo idea dei requisiti loro». Loro chi? Chi decide? Da chi è formato lo staff? E poi ancora: «Secondo me possiamo benissimo scrivere a Casaleggio per dire: ci sembra opportuno fare una eccezione per questa persona per questo e questo motivo». E poi chiude: «Tuttavia è bene parlarne un attimo domenica e che tutto il gruppo sia allineato sulla cosa». La mediazione "passa" tanto che nel modulo di richiesta di certificazione, inviato da Biolè, compare in calce un asterisco con l'ammissione: «Ha ricoperto la carica di consigliere comunale per la lista civica "Rinascita della montagna" presso il comune di Gaiola (Cn) nelle legislature 1999-2004 e 2004-2009». Evidentemente allora tanto bastò. Liquida come "dietrologie" le interpretazioni che legano la decisione alle posizioni di dissenso assunte da Biolè, il capogruppo a Palazzo Lascaris Davide Bono. Nella sua ricostruzione la vicenda ha origine a fine agosto 2012, quando Biolè «venne contattato da Beppe Grillo, che gli chiese un passo indietro per permettere di rispettare a livello italiano tutte le regole del MoVimento, in vista della candidatura alle nazionali». Analogamente a quanto è capitato a un consigliere circoscrizionale di Bologna. Ma il precdente amministrativo era ben noto a tutti, ammette Bono: «Certamente lo si sapeva sin dalla candidatura nel 2010, epoca in cui si chiuse un occhio a livello di MoVimento Piemonte per impossibilità a reperire altri candidati nella provincia di Cuneo. Nessuno si immaginava che sarebbero stati eletti due consiglieri: con il senno di poi, sicuramente avremmo fatto diversamente. Ma chi non fa, non sbaglia». Poi sull'onda delle proteste della rete, si è proceduto. «Da fine agosto, sono passati oltre due mesi, in cui Fabrizio ed il gruppo di Cuneo città non sono riusciti a maturare una risposta definitiva, tant'è che si era convenuti su un ultimo tentativo di riscontro per "dopo le elezioni siciliane". Cosa evidentemente non avvenuta, per cui Grillo si è avvalso della diffida a mezzo legale». Bono riconosce che si tratta di una questione spinosa: «Ovviamente ritengo che non sia una scelta semplice, soprattutto per persone appassionate alla politica, com'è il collega Biolè, ma, essendo sicuro che sia inutile recriminare sugli errori fatti nel passato, sono convinto che Fabrizio sappia in cuor suo quale sia la scelta giusta da compiere. Per sé e per il MoVimento. Cioè dare adito ad una catartica turnazione di metà mandato, facendo subentrare il primo dei non eletti (Fabrizio Ghirardi di Alba), continuando ad essere una risorsa preziosa per il Movimento Cinque Stelle qual è stata sin adesso, piuttosto che impuntarsi su formalismi che rischiano di mandare a rotoli il lavoro di tre anni». Intanto a Biolè arriva la solidarietà della politica piemontese.«Al di là dell'utilizzo di parole come democrazia partecipata, potere ai cittadini, politica al servizio della gente, Grillo si comporta nei confronti dei militanti del suo movimento come un padre-padrone detentore del verbo, l'unico a decidere chi è dentro e chi è fuori. Di strumenti democratici interni al movimento, neanche a parlarne» affermano il segretario Gianfranco Morgando e il numero uno in Consiglio Regionale Aldo Reschigna. Mentre l'ex presidente del Consiglio Davide Gariglio si chiede cosa ne pensi «l'anti-berlusconiano per antonomasia Marco Travaglio su logiche che fanno impallidire i comportamenti padronali del precedente presidente del Consiglio». «Da cittadino piemontese invito il consigliere Biolè a resistere al capo-padrone del Movimento 5 Stelle e a rimanere al suo posto innanzi tutto per rispetto delle istituzioni e della carica elettiva che ricopre»afferma il radicale Salvatore Grizzanti che parla di «metodi stalinisti»e propone al consigliere l'iscrizione all'associazione Aglietta: «da lì nessuno potrà espellerlo, la tessera ha un costo, 25 euro, è il costo di una tessera di libertà non di obbedienza, è il costo di chi, veramente, si autofinanzia, non avendo padroni milionari».
12 Novembre 2012, ore 17,49
CONFRONTI DEMOCRATICI
All'ordine del giorno della riunione del gruppo consiliare del Pd era iscritta la discussione sulle designazioni alle cariche istituzioni di Palazzo Lascaris, ma la presenza del segretario regionale Gianfranco Morgando era troppo ghiotta per rinunciare a togliersi qualche sassolino dalle scarpe. E così con la consueta verve oratoria Wilmer Ronzani ha mandato un preciso segnale al vertice del partito: "Sia chiaro – ha detto, grosso modo, al termine della consueta dotta dissertazione su mezzo scibile umano il consigliere biellese – se il conte Mascetti pensa di candidarsi alla presidenza della Regione io mi proporrò per la ...
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