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mercoledì 3 ottobre 2012

Banchette - 29/09/2012
Profughi del Ritz: un fallimento dell'integrazione
di Marco Campagnolo
L'accoglienza dei profughi all'hotel Ritz di Banchette è stato, in pratica, un fallimento dell'integrazione. E' questo il succo della conferenza stampa che i volontari che lavorano con l'ottantina di persone ospitate nell'ex albergo banchettese (il gruppo informale di Quellidelritz) hanno tenuto ieri in Comune a Banchette, presenti il Sindaco Maaurizio Cieol e l'assessore eporediese alla solidarietà Paolo Dallan.
Per Giorgio Berutti, che ha assunto il ruolo di portavoce del gruppo, pur con tutti gli sforzi fatti dai volontari, non si hanno reali segni di integrazione di queste persone con le comunità locali. Pochissimi parlano italiano, nonostante i corsi di lingua, pochi partecipano alle iniziativa messe in campo dai volontari, molti rimangono quasi esclusivamente all'interno dell'hotel e alcuni hanno anche iniziato ad "arrangiarsi".
Una situazione che rischia di arrivare a un punto di "esplosione", visto che questi "profughi" difficilmente otterranno lo status di rifugiati, perchè non ve ne sono le condizioni secondo la legislazione attuale, e il forte rischio e che vadano a ingrossare le fila dei clandestini.
«E' gente scappata dalla guerra in Libia – ha ricordato Berutti – e da quindici mesi sono in una situazione di attesa. Tutti hanno presentato domanda di rifugio, al momento solo una decina l'ha ottenuta. Altri hanno avuto un diniego e hanno presentato ricorso. Alla fine di dicembre, ricorsi a parte, dovrebbero tutti avere le risposte e al massimo un venti per cento sarà positiva. Gli altri avranno il foglio di via. Ma, anche volendo, come torneranno nei loro paesi d'origine, a nuoto?».
Sia secondo i volontari che per Cieol e Dallan il problema nasce dalla gestione sbagliata che è stata fatta fin dall'inizio. «Il modello portato avanti è stato quello di raggruppare queste persone, assisterle, ma non fare realmente nulla per integrarle – è l'accusa di Armando Michelizza, un volontario -. Sarebbe stato meglio accoglierli in appartamenti a piccoli gruppi, in modo da costringerli a doversi gestire, andare a fare la spesa, incontrare italiani, interagire con loro e imparare così la lingua».
La gestione di queste persone è stata affidata a Connecting People, un consorzio a livello nazionale. «Ma questi si sono limitati all'assistenza – ha sostenuto Dallan. Nulla hanno fatto per accompagnare questa gente in un percorso di inserimento e noi dobbiamo invece rifiutare un modello basato solo sull'assistenza, anche pensando a possibili future emergenze analoghe».
Una ricostruzione che contrasta con quella di Connecting People che in un comunicato stampa di qualche giorno fa si sostiene come «Quella del Ritz è un'esperienza di cui far tesoro, rappresenta un patrimonio, per i grandi risultati che ha conseguito, sia dal punto di vista dell'accoglienza e dell'integrazione che dal punto di vista delle ricadute positive sul territorio».
E a questa posizione si riferisce Berutti quando accusa: «Qui nei fatti c'è un fallimento, ma la nostra impressione è che Connecting People voglia replicare proprio questa esperienza».
Adesso Quellidelritz, con i tempi ormai stretti, chiedono che venga cambiata la rotta: « A chi gestisce l'iniziativa (Connecting People) chiediamo di trasferire subito i profughi in microgruppi esterni sul territorio, a partire da coloro che hanno ottenuto, e via via otterranno, il permesso di soggiorno». Similmente chiedono di indirizzare tutte le attività di Connecting People sul decentramento all'esterno dell'albergo degli attuali profughi e sulla loro integrazione con le comunità locali, chiudendo di conseguenza in tempi brevi tutte le attività di ospitalità al Ritz.

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