LETTERA AL PRESIDENTE ECCO LA VERITA ` SU FINI
Caro presidente Fini, questa lettera non ha scopi polemici. È un chiarimento. Come ricorderà, fummo noi del Giornale - allora diretto da me - a creare lo scandaletto dell'appartamento di Montecarlo, avuto in eredità da An grazie a una nobildonna orobica, poi venduto dal partito e, non si sa bene come, finito in uso a suo cognato. Mi rendo conto: al confronto delle schifezze che si vanno scoprendo quotidianamente nel mondo politico, questa è una sciocchezza. Ma la notizia c'era, e noi la pubblicammo. Fummo travolti dal fuoco amico suo, presidente; la stampa di sinistra o, meglio, antiberlusconiana ci coprì di improperi. Ci appiccicò un'etichetta poco simpatica: «macchina del fango».
D'altronde, pochi mesi prima noi eravamo stati protagonisti del cosiddetto «caso Boffo», dal nome del direttore di Avvenire condannato per molestie. La notizia era fondata, uno dei documenti che la corredavano si rivelò invece tarocco, e ciò fu colto a pretesto per impallinare me. Mi difesi invano. Il clima mi era ostile e fui sospeso per tre mesi dall'Ordine dei giornalisti. Sempre meglio della galera.
Questo per dire che a quei tempi (due anni fa, non due secoli) faceva comodo far passare l'idea che Il Giornale fosse davvero la «macchina del fango». Feltri fu fatto fuori con irrisoria facilità. Aveva contro tutti: la Chiesa, la sacrestia, i progressisti, i colleghi, i finiani, i boy scout, anche la mia portinaia. Pazienza, il vittimismo comunque non è il mio forte. Cito questo episodio minore per segnalare che il vento è cambiato. Infatti L'Espresso, settimanale al di sopra di ogni sospetto di berlusconismo, nel numero in edicola ha praticamente confermato che la vicenda (...)
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