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venerdì 6 aprile 2012

Lega, Cota fuori dai Maroni

La scossa partita da via Bellerio rischia di ridimensionare anche il governatore. Attivisti in subbuglio e stato maggiore del partito ancora disorientato. Cresce il fronte critico

Nulla sarà più come prima. La scossa tellurica, con epicentro in via Bellerio a Milano, è pronta a investire anche il vicino Piemonte. E più precisamente il palazzo della Regione in piazza Castello. Che ne sarà del governatore Roberto Cota, dopo le dimissioni del gran capo leghista Umberto Bossi? Per ora, bocche cucite più del solito nello stato maggiore del partito, dove, più che il rancore serpeggia scoramento e tristezza per un movimento politico che rischia di essere spazzato via con l'infamante sospetto di "essere diventati come gli altri". Sin dai primi commenti, a essere sotto processo risultano gli uomini del cosiddetto Cerchio Magico. E Cota, pur non appartenendo al clan ristretto che badava al Senatur, dopo l'ictus del 2004, faceva di certo parte della famiglia allargata e sul rapporto con Bossi ha costruito gran parte della sua carriera politica. La sua debolezza è emersa con forza quando in piena emergenza, ieri, è stato designato un triunvirato a reggere il partito (Maroni-Calderoli-Dal Lago) dal quale è stato estromesso il Piemonte. I cellulari sono roventi: che succederà ora? Che fine faranno i protetti di Bossi nel momento in cui l'ex ministro dell'interno e i suoi prenderanno possesso delle leve di comando? Difficile poter dare una risposta oggi, a meno di ventiquattr'ore dalle dimissioni del leader, ma di certo Cota non se la passa troppo bene. L'ultimo passo falso, il governatore lo ha commesso al congresso "nazionale" del Piemonte, quando per essere rieletto ha stretto un patto d'acciaio con Roberto Calderoli, il quale, secondo quanto trapela dalle indagini, non sarebbe estraneo almeno a una parte degli addebiti contestati all'ex tesoriere Francesco Belsito e ai membri del clan. Oggi l'ex ministro della Semplificazione fa parte del triunvirato che dovrà reggere il partito fino al congresso federale, ma se la sua posizione dovesse aggravarsi? Lui che già era stato pizzicato a volare da Roma a Cuneo con aereo di stato, per andare a trovare la fidanzata Gianna Gancia, presidente della provincia Granda. Non è tutto. Cota fa anche parte del Consiglio federale ed è rimasto acquattato quando dopo lo scandalo Tanzania, Maroni chiese le dimissioni di Belsito. E questo è un momento in cui rischiano di pagare non solo i colpevoli, ma anche coloro che hanno chiuso entrambi gli occhi, i "pusillanimi" come li bolla un alto esponente del Carroccio. Tempo fa, inoltre, aveva liquidato come una "stupidaggine" il progetto dei "Barbari Sognanti", la nascente corrente maroniana interna alla Lega Nord. Infine, ed è storia recente, molti sottolineano la freddezza con la quale i due si sono salutati nella recente capatina di "Bobo" a Torino, quando si è esibito con la sua band, al Basic Village. A lungo relegati in un angolo, i maroniani stanno rinserrando le fila e potrebbero presto uscire allo scoperto. In questa compagine vengono accreditati l'europarlamentare Oreste Rossi, i deputati Stefano Allasia e Gianluca Buonanno, il capo di gabinetto di Cota, Beppe Cortese, da qualche mese declassato a un ruolo marginale nella vita amministrativa di piazza Castello, e l'assessore all'Innovazione della Regione Massimo Giordano, ex sindaco di Novara, che ieri sera si trovava nella sua città, proprio assieme a Cota, per cercare di dare la "linea" a una sessantina di attivisti locali. In questo quadro, resta ancora da capire quale posizione occuperà un altro pezzo da novanta ed esponente storico della Lega Nord come Mario Borghezio, che aldilà del suo atteggiamento politically incorrect, gode di grande seguito, e non solo in Piemonte. E intanto c'è già chi parla di un'occasione d'oro per l'astro nascente (e finora dormiente) di Giordano per strappare un ruolo di primo piano all'interno del partito, uscendo dal cono d'ombra proiettato finora dal suo antico sodale.
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