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L'intervento di apertura del Forum delle associazioni cattoliche
Cattolici riuniti per tornare protagonisti della politica: "Serve un nuovo governo"
Bagnasco (Adnkronos)
ultimo aggiornamento: 17 ottobre, ore 19:02
Todi (Perugia) - (Adnkronos/Ign) - In Umbria il forum delle associazioni cattoliche chiede un nuovo esecutivo ma dice no a elezioni anticipate. Nuova legge elettorale, proporzionale con le preferenze. Bagnasco: ''L'assenteismo sociale è un peccato di omissione per i cristiani''
Todi (Perugia), 17 ott. (Adnkronos/Ign) - "Ci vuole un governo nuovo e piu' forte, questo non va bene, non e' adeguato; questa maggioranza non ce la fa e per il bene del Paese vanno trovate soluzioni diverse". A illustrare il senso di una giornata di lavori condotta rigorosamente a porte chiuse e' il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni, affiancato dagli altri presidenti del Forum delle associazioni cattoliche riunitesi a Todi e dal loro portavoce Natale Forlani Dal Forum arriva anche un altola' a elezioni politiche anticipate: "meglio andare alla scadenza naturale, con un altro governo" sulla cui definizione non ci si sbilancia piu' di tanto: "lo si puo' chiamare come si vuole". Altre esigenze richiamate dai cattolici riuniti nel convento francescano di Montesanto, alle porte di Todi, riguardano una nuova legge elettorale che sia proporzionale corretta e che reintroduca le preferenze, "per restituire ai cittadini elettori il diritto di scegliersi i propri rappresentanti; nonche' una riforma del fisco che introduca il quoziente famigliare per i ceti bassi e medi". Piu' in generale, si sottolinea l'esigenza di "rilanciare la fiducia nella politica" e si assicura: "mai come adesso siamo uniti". Ma l'obiettivo proclamato non e' quello di creare un partito dei cattolici che sono invece chiamati "in questa difficile fase politica all'interno di una crisi economica, sociale e morale" a "scendere in campo, uscire dalla porta e andare in mare aperto contro i guasti che sono sotto gli occhi di tutti". Nel sintetizzare i lavori del Forum delle associazioni cattoliche, Bonanni ribadisce che "tutti siamo chiamati all'impegno, che e' esclusivamente pre-politico. Il rapporto fra i cittadini e la politica e' molto precario e la nostra mira e' aprire una discussione forte nella societa' italiana: con oggi, finisce un lungo periodo di silenzio dei cattolici. Puntiamo a iniziative forti nei territori, a iniziative nazionali e anche a dar vita a iniziative di respiro europeo, per rilanciare la fiducia nella politica, con nuove strutture capaci di far fronte a tutte le difficolta' intervenute". Auspicate una nuova legge elettorale "per recuperare in pieno il rapporto fra elettori ed eletti" e una riforma fiscale "per mettere al centro la famiglia", Bonanni sottolinea che proprio quest'ultima e' stata "il centro motore che ha affrontato la crisi che tuttora imperversa, utilizzando tutte le risorse a disposizione che hanno funzionato da ammortizzatore sociale". Quanto all'attuale sistema politico, Bonanni stigmatizzza "i morsi sui cittadini prodotti dal bipolarismo, trasformatosi in un litigio continuo senza esclusione di colpi". Quello che il Forum dei cattolici vuole costruire, ribadisce, "non e' un soggetto politico ma un movimento d'opinione che costruisca con convinzione una nuova realta' per uscire dal pantano e rilanciare la speranza. Non dobbiamo fare nessun partito, e chi si aspetta questo restera' deluso; ma stimolare le persone a riprendersi in mano il loro destino: e' molto elementare". In mattinata, ad aprire il Forum dei cattolici, era intervenuto il cardinale Angelo Bagnasco, il quale ha subito messo in chiaro che "se per nessuno è possibile l'assenteismo sociale, per i cristiani è un peccato di omissione''. ''La Chiesa non cerca privilegi - ha detto Bagnasco -, né vuole intervenire in ambiti estranei alla sua missione, ma deve poter esercitare liberamente questa sua missione''. I cristiani, infatti, ''sono diventati nella società civile massa critica, capace di visione e di reti virtuose, per contribuire al bene comune''. "Negare o non riconoscere la dimensione pubblica della religione significa creare una società violenta chiusa o squilibrata a tutti i livelli: personale, interpersonale, civile", ha detto ancora il presidente della Cei nel suo intervento. Per il presidente della Cei, "non riconoscere la dimensione pubblica della religione significa anche creare una società incapace di pensare e tanto più di attuare il bene comune, scopo della società giusta. Il bene comune - ha detto infatti il cardinale Bagnasco - comporta tutte le dimensioni costitutive dell'uomo e quindi deve riconoscere anche la sua apertura a Dio, la sua dimensione religiosa. Dato che la persona è un essere in relazione, ciò che universalmente lo riguarda ha sempre una valenza anche sociale". Per tutta questa serie di motivi, il presidente dei vescovi italiani osserva che "la religione non è un problema per la società moderna ma, al contrario, una risorsa e una garanzia". Il presidente della Cei sottolinea poi: ''Sono in gioco le sorgenti stesse dell'uomo: l'inizio e la fine della vita umana, il suo grembo naturale che è l'uomo e la donna nel matrimonio, la libertà religiosa ed educativa che è condizione indispensabile per porsi davanti al tempo e al destino". E spiega che "proprio perché sono sorgenti dell'uomo, questi principi sono non negoziabili". "Non c'è motivo di temere per la laicità dello Stato", continua assicurando che essa non è messa in discussione dal "riconoscimento della rilevanza pubblica della fede religiosa". Spiega il cardinale: "Il principio di laicità, inteso come autonomia della sfera civile e politica da quella religiosa ed ecclesiastica ma non da quella morale, è un valore acquisito e riconosciuto dalla Chiesa e appartiene al patrimonio di civiltà che è stato raggiunto". Proprio nel momento in cui la situazione si fa più difficile, per il presidente dei vescovi italiani, "i cristiani si sentono chiamati in causa per portare il loro contributo specifico, chiaro e deciso, senza complessi di sorta e senza diluizioni ingiustificabili: l'uomo - ha concluso Bagnasco - non è un prodotto della cultura, come si vuole accreditare; e la società non è il demiurgo che si compiace di elargirgli questo o quel riconoscimento, secondo convenienze economiche, schemi ideologici o dinamiche maggioritarie".
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