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lunedì 5 settembre 2011

LIBERA: per gli amministratori di S.G....LEGGERE e RIFLETTERE...chissa', cosi' evitiamo certi "stupori e certe dichiarazioni sui giornali?"..........

Il finto perbenismo di certa 'ndrangheta

13 lug 2011 | Categoria: archivio articoli, opinioni
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di Angela Napoli

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Nei miei interventi, fatti ad Aosta durante gli incontri promossi dall'associazione "Libera", ho puntualizzato che non esistono ormai regioni italiane immuni dalla presenza di organizzazioni mafiose e che il Nord aveva sottovalutato negli anni la capacità pervasiva delle stesse e, pertanto, non era riuscito a predisporre le adeguate immunità.
In tal senso anche la Valle d'Aosta, vuoi per la sua posizione confinante con altri paesi, vuoi per la presenza di un alto numero di calabresi, non può ritenersi esente da infiltrazioni mafiose, in particolare da quella della 'ndrangheta, divenuta la più potente e la più pervasiva tra le organizzazioni criminali italiane.
Alcune inchieste giudiziarie già da tempo hanno evidenziato che le regioni del Nord non rappresentano più "isole felici" grazie proprio agli interessi che, in particolare, la 'ndrangheta, ha sugli appalti, sul potere in genere e nel mondo della politica.
Nuove e recenti indagini giudiziarie hanno confermato come in Lombardia, Liguria e Piemonte vivano e operino elementi della 'ndrangheta, i quali mantenendo i contatti con la Calabria, "casa madre", e, pertanto, con le stesse regole da rispettare ma anche con tecniche di modernizzazione, sono riusciti a inserirsi in queste regioni più ricche.
Il "perbenismo" con il quale questi criminali hanno saputo "vestirsi" ha loro consentito la liceità di movimenti negli affari illeciti. Tra l'altro se si pensa alla crisi in atto, è diventata, e continua a esserlo facilmente, possibile l'attività di riciclaggio del denaro sporco, attraverso la quale i criminali trovano accesso nell'economia legale  dei vari territori.
Quindi che la 'ndrangheta abbia messo radici al Nord non è una novità, così come non deve essere considerato "allarmista" chi evidenzia tale fenomeno.
Penso che occorra acquisire la consapevolezza di questa presenza criminale e della sua capacità pervasiva, senza per questo voler infangare i vari territori, ma per creare gli adeguati strumenti utili a impedire che il fenomeno aumenti.
Purtroppo non si possono nascondere le responsabilità di quelle aree, costituite da pezzi delle istituzioni, della politica, dell'imprenditoria e della massoneria deviata, che costituiscono la linfa vitale per la crescita delle organizzazioni mafiose. Anche le ultime inchieste svolte in Piemonte, Liguria e Lombardia rimarcano l'intreccio sistematico tra criminalità organizzata e politica. Nel merito trovo assordante la mancanza di inchieste in Valle d'Aosta.
Infatti, anche in queste regioni non si sfugge a una delle regole primarie che riguardano le cosche: la gestione delle attività imprenditoriali nel campo dell'edilizia privata, sia con l'imposizione delle proprie ditte per l'esecuzione di lavori, sia attraverso l'assunzione obbligata di soggetti impiegati per i servizi di "guardiania" in numerosi cantieri edili. Ma uno degli aspetti più inquietanti è che l'infiltrazione della 'ndrangheta in queste regioni è tale che gli stessi appartenenti ai sodalizi riescono a esprimere a più riprese la volontà di influenzare alcune competizioni elettorali attraverso il voto di scambio.
E purtroppo riescono a indossare "sembianze pulite" tali da permettersi persino il "lusso" di partecipare o organizzare convegni sulla mafia.
A questo punto occorrono leggi di contrasto severe e la loro tempestiva applicazione. Occorre, altresì, proseguire sull'importante attività di prevenzione attraverso l'aggressione ai patrimoni illeciti dei mafiosi e la loro destinazione per scopi sociali.
Occorre punire il voto di scambio, individuando e controllando le collusioni che avvengono, per lo più, durante le campagne elettorali. Occorre fare acquisire al mondo politico la necessità di formare liste elettorali "pulite" e che puntino sulla qualità etica del singolo candidato. Occorrono comportamenti etici messi in atto e non solo vergati sui fogli.
Occorre soprattutto la consapevolezza della necessità di sradicare quella sub-cultura che spesso va proprio a intrecciarsi con quella mafiosa, consentendo quindi l'impenetrabilità per l'individuazione di questo cancro, dalla cui presenza, purtroppo, non si può più tirar fuori alcuna regione italiana.

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