POLITICA & GIUSTIZIARimborsopoli, scavate nel centrosinistra Un
esposto di tre cittadini (pare su suggerimento del centrodestra) si
oppone alla richiesta di archiviazione degli esponenti di Pd e alleati.
L'avvocato Vecchio: "L'elettore può agire sostituendosi agli enti
pubblici". Contestato il principio del favor rei - LEGGI L'ATTO
Su Rimborsopoli ci sono stati due pesi e due misure. Il teorema più volte enunciato dal governatore Roberto Cota,
tra gli indagati dell’inchiesta sull’utilizzo dei fondi dei gruppi
regionali – è alla base di un esposto promosso da tre privati,
assistititi dall’avvocato Maurizio Vecchio, in cui si
chiede di riaprire le indagini sui consiglieri di centrosinistra, tutti
avviati verso l’archiviazione, con la sola eccezione di Andrea Stara, eletto nella lista di Insieme per Bresso e oggi iscritto al Pd, sul quale gli inquirenti hanno chiesto un supplemento di indagine, dell’esponente dei Moderati Michele Dell’Utri e dei tre eletti nell’Idv Andrea Buquicchio, Luigi Cursio e Tullio Ponso.
L'iniziativa prende spunto da un decreto legislativo del 2000 che
«consente al cittadino elettore - spiega l’avvocato Vecchio - di agire
in sostituzione del Comune e della Provincia per tutte quelle azioni che
questi Enti, per loro inattività, non propongono». Inoltre, secondo
l’atto di opposizione depositato oggi «le premesse alla richiesta di
archiviazione, prima ancora che gli elementi di indagine riferibili a
ciascuno degli indagati, muovono da una considerazione, in tema di dolo,
non condivisibile ma soprattutto “insufficiente”». Si contesta il
“metro” di valutazione - precisa il legale - adottato dalla Procura per
valutare la responsabilità dei singoli Consiglieri» perché «introdurre
il principio di “buona fede” in una tale vicenda - conclude - è quanto
meno non condivisibile da un punto di vista giuridico».
I ricorrenti sono Filippo Ferraro, Pietro Ricca e Giorgio Rizzato,
quest'ultimo dirigente sindacale dell'Ugl, e c’è chi sarebbe pronto a
giurare che l’imbeccata sarebbe giunta loro proprio da qualcuno dei
malcapitati consiglieri di centrodestra rinviati a giudizio. Si legge
nell’esposto formulato dall’avvocato Vecchio (foto): “Essi hanno piena
legittimazione a proporre opposizione alla richiesta di archiviazione.
L’assunto trova fondamento nella obiettiva situazione venutasi a creare
nel procedimento de quo in alcuni precisi riferimenti normativi che
disciplinano la c.d. “azione popolare” del cittadino che ha facoltà di
surrogarsi all’inerzia della Pubblica amministrazione. Vi è innanzitutto
una obiettiva situazione di inerzia della Regione Piemonte determinata
dall’evidente posizione conflittuale dei consiglieri (sia di maggioranza
che di minoranza) che impedisce al soggetto legittimato di esprimere le
corrette valutazioni in ordine alle azioni che direttamente
spetterebbero a tale Ente: l’eventuale opposizione alla richiesta di
archiviazione e l’eventuale costituzione di parte civile nei confronti
degli imputati”.
Nell’atto il legale contesta il principio del favor rei, adottato dai
giudici inquirenti. “Il mancato rispetto della norma e la sua palese
violazione – si legge – avrebbero dovuto, sul versante dell’emento
soggettivo, richiedere una specifica valutazione di stretta inerenza
all’attività politica del Gruppo Consiliare e nemmeno del singolo
consigliere. Sono infatti i singoli consiglieri – quali membri del
Gruppo Consiliare - ad aver disatteso, violandola, la norma dell’art. 4
(quella in cui si stabiliscono le modalità di utilizzo di tali fondi
ndr)”. Insomma, indipendentemente dal beneficio che ne abbiano tratto,
che si parli di un euro o di molto di più, i consiglieri sono tenuti a
conoscere le leggi che loro stessi (o chi li ha preceduti) hanno votato.
Di conseguenza “le premesse alla richiesta di archiviazione […] muovono
da una considerazione, in tema di dolo, non condivisibile ma
soprattutto “insufficiente”.
LEGGI L'ATTO
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