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martedì 28 gennaio 2014

POLITICA & GIUSTIZIARimborsopoli, scavate nel centrosinistra Un esposto di tre cittadini (pare su suggerimento del centrodestra) si oppone alla richiesta di archiviazione degli esponenti di Pd e alleati. L'avvocato Vecchio: "L'elettore può agire sostituendosi agli enti pubblici". Contestato il principio del favor rei - LEGGI L'ATTO
Su Rimborsopoli ci sono stati due pesi e due misure. Il teorema più volte enunciato dal governatore Roberto Cota, tra gli indagati dell’inchiesta sull’utilizzo dei fondi dei gruppi regionali – è alla base di un esposto promosso da tre privati, assistititi dall’avvocato Maurizio Vecchio, in cui si chiede di riaprire le indagini sui consiglieri di centrosinistra, tutti avviati verso l’archiviazione, con la sola eccezione di Andrea Stara, eletto nella lista di Insieme per Bresso e oggi iscritto al Pd, sul quale gli inquirenti hanno chiesto un supplemento di indagine, dell’esponente dei Moderati Michele Dell’Utri e dei tre eletti nell’Idv Andrea Buquicchio, Luigi Cursio e Tullio Ponso. L'iniziativa prende spunto da un decreto legislativo del 2000 che «consente al cittadino elettore - spiega l’avvocato Vecchio - di agire in sostituzione del Comune e della Provincia per tutte quelle azioni che questi Enti, per loro inattività, non propongono». Inoltre, secondo l’atto di opposizione depositato oggi «le premesse alla richiesta di archiviazione, prima ancora che gli elementi di indagine riferibili a ciascuno degli indagati, muovono da una considerazione, in tema di dolo, non condivisibile ma soprattutto “insufficiente”». Si contesta il “metro” di valutazione - precisa il legale - adottato dalla Procura per valutare la responsabilità dei singoli Consiglieri» perché «introdurre il principio di “buona fede” in una tale vicenda - conclude - è quanto meno non condivisibile da un punto di vista giuridico». I ricorrenti sono Filippo Ferraro, Pietro Ricca e Giorgio Rizzato, quest'ultimo dirigente sindacale dell'Ugl, e c’è chi sarebbe pronto a giurare che l’imbeccata sarebbe giunta loro proprio da qualcuno dei malcapitati consiglieri di centrodestra rinviati a giudizio. Si legge nell’esposto formulato dall’avvocato Vecchio (foto): “Essi hanno piena legittimazione a proporre opposizione alla richiesta di archiviazione. L’assunto trova fondamento nella obiettiva situazione venutasi a creare nel procedimento de quo in alcuni precisi riferimenti normativi che disciplinano la c.d. “azione popolare” del cittadino che ha facoltà di surrogarsi all’inerzia della Pubblica amministrazione. Vi è innanzitutto una obiettiva situazione di inerzia della Regione Piemonte determinata dall’evidente posizione conflittuale dei consiglieri (sia di maggioranza che di minoranza) che impedisce al soggetto legittimato di esprimere le corrette valutazioni in ordine alle azioni che direttamente spetterebbero a tale Ente: l’eventuale opposizione alla richiesta di archiviazione e l’eventuale costituzione di parte civile nei confronti degli imputati”. Nell’atto il legale contesta il principio del favor rei, adottato dai giudici inquirenti. “Il mancato rispetto della norma e la sua palese violazione – si legge – avrebbero dovuto, sul versante dell’emento soggettivo, richiedere una specifica valutazione di stretta inerenza all’attività politica del Gruppo Consiliare e nemmeno del singolo consigliere. Sono infatti i singoli consiglieri – quali membri del Gruppo Consiliare - ad aver disatteso, violandola, la norma dell’art. 4 (quella in cui si stabiliscono le modalità di utilizzo di tali fondi ndr)”. Insomma, indipendentemente dal beneficio che ne abbiano tratto, che si parli di un euro o di molto di più, i consiglieri sono tenuti a conoscere le leggi che loro stessi (o chi li ha preceduti) hanno votato. Di conseguenza “le premesse alla richiesta di archiviazione […] muovono da una considerazione, in tema di dolo, non condivisibile ma soprattutto “insufficiente”. LEGGI L'ATTO
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