www1.inea.it/arssa/papparel.html
Ai fini della trasmissibilità all'uomo, il bovino è l'ospite più pericoloso. ... Casi di turbecolosi umana causati dal M. Bovis (da Romboli e coll, 1985) Stima dei casi di malattia e morte nell'uomo che possono verificarsi in associazione alla .... in seguito a contagio, trasmessa dall'eiaculato di tori infetti oppure conseguentemente ...Problemi di sanità pubblica in bovini ed ovi-caprini in presenza di malattie infettive e diffusive trasmissibili all'uomo
di Vincenzo Papparella
Prof. ordinario nell'Università di Napoli "Federico II" Dipartimento di patologia, profilassi ed ispezione degli alimenti Facoltà di Medicina Veterinaria
Parlare di difesa sanitaria e del ruolo che il veterinario svolge a difesa della salute pubblica diviene sempre più complesso, poiché le variabili internazionali divengono sempre più rilevanti sia nel delineare le politiche più complesse di ogni singolo Paese, che per le influenze dirette sui sistemi di difesa e dei mercati.I moderni metodi di allevamento, così come la frequente importazione di animali dall'estero, la rapidità di traffico, hanno facilitato ulteriormente la presenza delle malattie infettive e infestive, moltiplicandosi le possibilità di contatto.
Il termine tubercolosi bovina è utilizzato prevalentemente per indicare la tubercolosi causata da ceppi bovini, indipendentemente dall'ospite. Infatti sono recettivi oltre al bovino, bisonte, bufalo, equini, suini, ovini e caprini, cervo, antilope, elefante, gatto, cane, uomo incluso. Ai fini della trasmissibilità all'uomo, il bovino è l'ospite più pericoloso. Già all'epoca della scoperta del bacillo ad opera di Robert Koch (1882) in Europa si stimavano affetti da tubercolosi il 20-40% dei bovini. Già a quell'epoca era stato osservato un rapporto di causa-effetto tra il consumo di latte di bovini ammalati e la comparsa nell'uomo di adenite cervicale tubercolare.
L'obbligo d'informazione interdisciplinare
Lo scambio d'informazione tra servizi medici e veterinari riguardo ai casi di tubercolosi è espressamente prevista dall'art. 5 del regolamento di polizia veterinaria; il responsabile del servizio di igiene pubblica della U.S.L. deve infatti dare immediata notizia di zoonosi al responsabile del servizio veterinario e viceversa. Inoltre l'art. 650 del codice penale rafforza le prescrizioni rivolte agli operatori sanitari circa la necessità di una costante vigilanza e della denuncia delle malattie infettive degli animali, azioni che costituiscono un momento essenziale di quell'opera di prevenzione il cui mancato esercizio deve essere punito in sede penale. Nuovi casi di tubercolosi in Europa per 100.000 abitanti
L'Italia rappresenta in Europa l'unica nazione in cui dal 1973 ad oggi è stato registrato un incremento dell'incidenza di casi di tubercolosi polmonare ed extrapolmonare. In Italia nel 1978 la morbosità prevalente era di 45,6 casi ogni 100.000 abitanti e nel 1979 di 1.512 casi.
Casi di turbecolosi umana causati dal M. Bovis (da Romboli e coll, 1985)
Stima dei casi di malattia e morte nell'uomo che possono verificarsi in associazione alla turbercolosi nel bovino (modificata da T. Roberts, 1986)
Da 4 a 10 infezioni umane ogni 10 bovini infetti Principali fonti di rischio
POTENZIALI VIE DI INGRESSO DEL MICROBATTERIO BOVINO NELLORGANISMO UMANO (Roberts, 1985)
1) CONTATTO DIRETTO CON ANIMALI VIVI
- morso di animali;
- contatto con microrganismi che si trovano sulla superficie corporea degli animali
infetti (cute, pelo, coda).
2) CONTATTO INDIRETTO CON ANIMALI VIVI
- contaminazione per aerosol del ricovero (in rapporto anche al sistema di ventilazione);
- contaminazione delle superfici esposte (pareti, pavimento, porte, attrezzi, etc);
- deiezioni animali;
- insetti ematofagi (mosche o pulci) che pungono prima animali infetti e poi uomini.
Il termine tubercolosi bovina è utilizzato prevalentemente per indicare la tubercolosi causata da ceppi bovini, indipendentemente dall'ospite. Infatti sono recettivi oltre al bovino, bisonte, bufalo, equini, suini, ovini e caprini, cervo, antilope, elefante, gatto, cane, uomo incluso. Ai fini della trasmissibilità all'uomo, il bovino è l'ospite più pericoloso. Già all'epoca della scoperta del bacillo ad opera di Robert Koch (1882) in Europa si stimavano affetti da tubercolosi il 20-40% dei bovini. Già a quell'epoca era stato osservato un rapporto di causa-effetto tra il consumo di latte di bovini ammalati e la comparsa nell'uomo di adenite cervicale tubercolare.
L'obbligo d'informazione interdisciplinare
Lo scambio d'informazione tra servizi medici e veterinari riguardo ai casi di tubercolosi è espressamente prevista dall'art. 5 del regolamento di polizia veterinaria; il responsabile del servizio di igiene pubblica della U.S.L. deve infatti dare immediata notizia di zoonosi al responsabile del servizio veterinario e viceversa. Inoltre l'art. 650 del codice penale rafforza le prescrizioni rivolte agli operatori sanitari circa la necessità di una costante vigilanza e della denuncia delle malattie infettive degli animali, azioni che costituiscono un momento essenziale di quell'opera di prevenzione il cui mancato esercizio deve essere punito in sede penale. Nuovi casi di tubercolosi in Europa per 100.000 abitanti
L'Italia rappresenta in Europa l'unica nazione in cui dal 1973 ad oggi è stato registrato un incremento dell'incidenza di casi di tubercolosi polmonare ed extrapolmonare. In Italia nel 1978 la morbosità prevalente era di 45,6 casi ogni 100.000 abitanti e nel 1979 di 1.512 casi.
Casi di turbecolosi umana causati dal M. Bovis (da Romboli e coll, 1985)
Stima dei casi di malattia e morte nell'uomo che possono verificarsi in associazione alla turbercolosi nel bovino (modificata da T. Roberts, 1986)
Da 4 a 10 infezioni umane ogni 10 bovini infetti Principali fonti di rischio
POTENZIALI VIE DI INGRESSO DEL MICROBATTERIO BOVINO NELLORGANISMO UMANO (Roberts, 1985)
1) CONTATTO DIRETTO CON ANIMALI VIVI
- morso di animali;
- contatto con microrganismi che si trovano sulla superficie corporea degli animali
infetti (cute, pelo, coda).
2) CONTATTO INDIRETTO CON ANIMALI VIVI
- contaminazione per aerosol del ricovero (in rapporto anche al sistema di ventilazione);
- contaminazione delle superfici esposte (pareti, pavimento, porte, attrezzi, etc);
- deiezioni animali;
- insetti ematofagi (mosche o pulci) che pungono prima animali infetti e poi uomini.
- contatto con coltelli, strofinacci, lavandini, scarichi, dove i patogeni si sono depositati
Negli ovini si distinguono due forme di malattia: la brucellosi classica e l'epididimite dell'ariete ECC..ECC..ECC..
Negli ovini si distinguono due forme di malattia: la brucellosi classica e l'epididimite dell'ariete ECC..ECC..ECC..
Nessun commento:
Posta un commento